258. È così che facilmente
si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparentemente umanitarie,
difensive o preventive, ricorrendo anche alla manipolazione dell’informazione.
Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una
“giustificazione”. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla della possibilità
di una legittima difesa mediante la forza militare, con il presupposto di
dimostrare che vi siano alcune «rigorose condizioni di legittimità
morale».[239]
Tuttavia si cade
facilmente in una interpretazione troppo larga di questo possibile diritto.
Così si vogliono giustificare indebitamente anche attacchi “preventivi” o
azioni belliche che difficilmente non trascinano «mali e disordini più gravi
del male da eliminare».[240] La questione è che, a partire dallo sviluppo delle
armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità
offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo
incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, «mai l’umanità
ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà
bene».[241] Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato
che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che
le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i
criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra
giusta”. Mai più la guerra![242]
259. È importante aggiungere che, con lo sviluppo della globalizzazione, ciò che può apparire come una soluzione immediata o pratica per una determinata regione, dà adito a una catena di fattori violenti molte volte sotterranei che finisce per colpire l’intero pianeta e aprire la strada a nuove e peggiori guerre future. Nel nostro mondo ormai non ci sono solo “pezzi” di guerra in un Paese o nell’altro, ma si vive una “guerra mondiale a pezzi”, perché le sorti dei Paesi sono tra loro fortemente connesse nello scenario mondiale.
260. Come diceva San
Giovanni XXIII, «riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra
possa essere utilizzata come strumento di giustizia».[243] Lo affermava in un
periodo di forte tensione internazionale, e così diede voce al grande anelito
alla pace che si diffondeva ai tempi della guerra fredda. Rafforzò la
convinzione che le ragioni della pace sono più forti di ogni calcolo di
interessi particolari e di ogni fiducia posta nell’uso delle armi. Però non si
colsero pienamente le occasioni offerte dalla fine della guerra fredda, per la
mancanza di una visione del futuro e di una consapevolezza condivisa circa il
nostro destino comune. Invece si cedette alla ricerca di interessi particolari
senza farsi carico del bene comune universale. Così si è fatto di nuovo strada
l’ingannevole fantasma della guerra.
[239] N. 2309.
[240] Ibid.
[241] Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio
2015), 104: AAS 107 (2015), 888.
[242] Anche Sant’Agostino, che elaborò
un’idea della “guerra giusta” che oggi ormai non sosteniamo, disse che «dare la
morte alla guerra con la parola, e raggiungere e ottenere la pace con la pace e
non con la guerra, è maggior gloria che darla agli uomini con la spada»
(Epistula 229, 2: PL 33, 1020).
[243] Lett. enc. Pacem in terris (11
aprile 1963), 67: AAS 55 (1963), 291.
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