81. L’inculturazione della spiritualità cristiana nelle culture dei popoli
originari trova nei Sacramenti una via di particolare valore, perché in essi si
incontrano il divino e il cosmico, la grazia e il creato. In Amazzonia essi non
dovrebbero essere intesi come una separazione rispetto al creato. Infatti,
«sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata
in mediazione della vita soprannaturale».[114] Sono
un compimento del creato, in cui la natura è elevata per essere luogo e
strumento della grazia, per «abbracciare il mondo su un piano diverso».[115]
82. Nell’Eucaristia, Dio «al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle
raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. […] [Essa]
unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato».[116] Per
questo motivo può essere «motivazione per le nostre preoccupazioni per
l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato».[117] Quindi
«non fuggiamo dal mondo né neghiamo la natura quando vogliamo incontrarci con
Dio».[118] Questo
ci consente di raccogliere nella liturgia molti elementi propri dell’esperienza
degli indigeni nel loro intimo contatto con la natura e stimolare espressioni
native in canti, danze, riti, gesti e simboli. Già il Concilio Vaticano II aveva richiesto
questo sforzo di inculturazione della liturgia nei popoli indigeni,[119] ma
sono trascorsi più di cinquant’anni e abbiamo fatto pochi progressi in questa
direzione.[120]
83. Nella domenica «la spiritualità cristiana integra il valore del riposo e
della festa. L’essere umano tende a ridurre il riposo contemplativo all’ambito
dello sterile e dell’inutile, dimenticando che così si toglie all’opera che si
compie la cosa più importante: il suo significato. Siamo chiamati a includere
nel nostro operare una dimensione ricettiva e gratuita».[121] I
popoli originari conoscono questa gratuità e questo sano ozio contemplativo. Le
nostre celebrazioni dovrebbero aiutarli a vivere questa esperienza nella
liturgia domenicale e incontrare la luce della Parola e dell’Eucaristia che
illumina le nostre vite concrete.
84. I Sacramenti mostrano e comunicano il Dio vicino che viene con
misericordia a guarire e fortificare i suoi figli. Pertanto devono essere
accessibili, soprattutto ai poveri, e non devono mai essere negati per motivi
di denaro. Neppure è ammissibile, di fronte ai poveri e ai dimenticati dell’Amazzonia,
una disciplina che escluda e allontani, perché in questo modo essi alla fine
vengono scartati da una Chiesa trasformata in dogana. Piuttosto, «nelle
difficili situazioni che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere
una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre
loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò
l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che
è chiamata a portare loro la misericordia di Dio».[122] Per
la Chiesa, la misericordia può diventare una mera espressione romantica se non
si manifesta concretamente nell’impegno pastorale.[123]
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