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giovedì 26 marzo 2020

LA CONDURRO' NEL DESERTO E PARLERO' AL SUO CUORE




In questo tempo di quaresima eccezionale stiamo riscoprendo tanti valori, anche attraverso la privazione. L’Eucaristia ha chiaramente in sé una struttura comunitaria. Non è fatta per essere celebrata dal prete da solo. C'è un fioretto simpatico di Charles de Foucauld, un santo francese (morto nel 196). Quando è sceso nel Sud algerino, non essendo un eremita e non avendo una dispensa speciale, non aveva il diritto di celebrare la messa senza popolo. Doveva essere presente almeno un altro battezzato. Disponibile a Tamanrasset in quel periodo c'era solo il medico militare che era protestante. Non era cattolico ma era un battezzato. Charles de Foucauld gli ha chiesto il piacere di partecipare alla sua messa. Così che il medico protestante partecipò tutti i giorni alla messa cattolica … in attesa che arrivasse da Roma la dispensa. Dopo il Concilio possiamo celebrare da soli, ma quando si deve fare, si rimane un po’ smarriti.

Ecco che voi siete privati della messa e noi preti privati della comunità.

Ma questo è un tempo benedetto anche se non l’avremmo scelto: credo che nelle nostre celebrazioni siamo troppo attenti agli altri, alle cose da fare, e anche a criticare e distrarci, e siamo poco attenti a Dio. Senza di Lui celebrare l’Eucaristia non ha senso. L'Eucaristia è innanzitutto un atto di adorazione, di benedizione a Dio per quello che opera nella comunità per il mondo. Questo periodo ci deve far meditare sul modo in cui abbiamo vissuto e celebrato finora. Curando troppo gli aspetti esteriori oppure vivendo con grande interiorità?

Il Capitolo 2 di Osea dal quale è tratto il titolo di questo post parla di purificazione (anche violenta!) il cui fine è l'amore:

“Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.” (Osea 21 s.)

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