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mercoledì 31 maggio 2017

INSEGNARE TUTTO CIO' CHE IL SIGNORE CI HA COMANDATO 2

Ossios Loukas - Grecia. Il Cristo porta il Libro del Vangelo dove è scritto:
 "Io sono la Luce del Mondo chi segue me non cammina nelle tenebre..."
 Dal Vangelo dell'Ascensione ho tratto l'altro giorno una riflessione sul rapporto di ognuno di noi con l'insegnamento oggettivo di Gesù proposto dalla Chiesa e le difficoltà che il prete può incontrare (o creare) quando non sa presentarlo con abbastanza chiarezza, unita a carità. Ma anche quando sa presentarlo con chiarezza e carità il prete può incontrare difficoltà.  
Se il prete deve essere compreso nei suoi limiti, a maggior ragione il prete deve capire i limiti dei fedeli che che si avvicinano a lui. Tante volte i fedeli non sono mai stati in contatto con la Parola di Dio e hanno attinto solo a fonti giornalistiche o a opinioni di amici e parenti senza alcun fondamento.

Spesso queste opinioni, nel passato, erano molto più rigorose della vera posizione della Chiesa. Quante volte ho sentito: "Padre, sono divorziata, mi hanno detto che non posso fare la comunione". - "Cosa è successo?" - "Il mio marito se n'è andato con un'altra donna" - "E tu?" - "Vivo da sola" - "Certo che puoi fare la comunione se segui il Signore Gesù!" 
Oggi ancora si trovano opinioni popolari rigorose, ma sono cresciute le opinioni che sono invece "lassiste". Né l'una né l'altra posizione sono buone.
Gesù, per non condannare l'adultera,
si mise a scrivere per terra (Giovanni 8)
Riporto qui tre paragrafi di "Amoris Laetitia" il documento del papa sull'amore nella famiglia che dice chiaramente che il matrimonio, creato da Dio e confermato da Gesù è un dono così grande che deve essere proposto e con coraggio per non privare il mondo dei valori della salvezza. Però, in questo testo, papa Francesco riconosce con molta concretezza anche i modi sbagliati che ci possono essere stati nel proporlo:
35. Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso
fermarsi a una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità. Ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro.
36. Al tempo stesso dobbiamo essere umili e realisti, per riconoscere che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo, per cui ci spetta una salutare reazione di autocritica. D altra parte, spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione. Né abbiamo fatto un buon accompagnamento dei nuovi sposi nei loro primi anni, con proposte adatte ai loro orari, ai loro linguaggi, alle loro preoccupazioni più concrete. Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario.

37. Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme. Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle.

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