Caravaggio |
Abbiamo visto qualche giorno fa che la difesa è legittima
se si svolge entro determinate condizioni. Questo non significa che sia sempre facile
definire queste condizioni nel concreto. Ma comunque il difendersi, per chi vuole
seguire la propria coscienza non è affidato solo alla posizione soggettiva di
chi si sente attaccato, ai suoi istinti né a qualsiasi visione morale o ideologica
del mondo.
L’argomento trattato ha suscitato interesse e varie reazioni.
Qualcuno opportunamente mi ha ricordato l’Enciclica di Giovanni Paolo II “Evangelium
Vitae” del 25 MARZO 1995 sul valore e l’inviolabilità della vita umana. Mentre condanna
senza mezzi termini l’aborto come un crimine, d’altra parte Giovanni Paolo II riprende
la dottrina della legittima difesa di fronte all’ingiusto aggressore. E precisa
che essere ingiusto aggressore è una condizione oggettiva. Per esempio se un malato
mentale minaccia la vita di bambini innocenti, anche se incapace di volere e
intendere e quindi non colpevole moralmente, diventa oggettivamente un
aggressore ingiusto.
Partiamo da questo esempio per spingere oltre la nostra
riflessione. Nel caso di un malato mentale rabbrividiamo solo all’idea che qualcuno
gli spari addosso. Anche se la Chiesa nella sua riflessione mantiene la distinzione
oggettiva tra aggressione ingiusta e giusta, sentiamo che un malato mentale è anche
lui una vittima. Nasce il desiderio di spingersi oltre ogni limite e salvare tutti
fin dove è possibile. C'è un altro punto di partenza: la sacralità di ogni vita
umana. Quando gli ebrei celebrano la Pasqua parlano di Hitler, peggio di dieci
faraoni. E concludono con questa frase straordinaria: dovremmo parlare all’infinito
per rendere conto di quanto male ha fatto ma ci fermiamo per non offendere la
scintilla di bene che rimane sempre in ogni uomo creato a immagine di Dio.
Gesù, sulla base di questi due principi: “Dio ama ogni
sua creatura incondizionatamente e ha impresso un carattere sacro alla sua vita,
rimane sempre immagine di Dio” e “ogni uomo è peccatore”, ci propone di porgere
l’altra guancia come lui che “avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò
sino alla fine”. Tutto in Gesù esprime la sua misericordia e il suo amore che superano
all’infinito “l’occhio per occhio, dente per dente”. Nulla può essere più chiaro
di così. Il problema è quando io, suo discepolo, cerco di seguirlo su questa via.
Come fare? Fino a quale punto? È sempre giusto porgere l’altra guancia? Se non ci
riesco sono in peccato?
PORGERE L'ALTRA GUANCIA NON E' UNA LEGGE ANCHE SE E' LA LEGGE DI CRISTO.
Ma è la Legge di Cristo nel senso che se riconosco Cristo
come mio Salvatore e voglio seguirlo il mio punto di riferimento è Lui, con il
suo insegnamento e comportamento. E Gesù mi ha detto: porgi l’altra guancia e lasciati
togliere il mantello, a chi ti chiede un prestito non rifiutarlo, ecc. Non posso
non tenerne conto o interpretarlo in un modo da annullarne la forza profetica. È
uno spirito che mi
spinge sempre oltre nell’audacia dell’amore e nella fiducia nella
sua potenza. Se fosse una legge nel senso stretto nessun cristiano dovrebbe chiudere a chiave la porta di casa sua. E comprendiamo che questo sarebbe
assurdo. Nessuno lascia la propria casa o la macchina o la cassaforte aperta e tutti
lo trovano giusto e normale. Ma quando si tratta di relazioni uomo donna si
scatenano passioni oscure … Chi vorrebbe imporre alla moglie, in forza del
matrimonio, di lasciarsi solo maltrattare, sarebbe disumano e non certamente cristiano.
D’altra parte vediamo che l’atteggiamento mite e amorevole proposto
da Gesù è efficace. Come diceva il vescovo di Orano, Pierre Claverie, durante la
guerra civile in Algeria: “una cosa ho costatato, sono gli umili a tenere comunque
la società unita, a impedire che vada alla deriva”. Egli stesso era molto prudente
ma anche coraggioso e, rimanendo in questa situazione di pericolo è stato ucciso in un attentato il 1° agosto 1996.
Sarà necessario approfondire ancora questo argomento che può portare a interpretazioni ambigue ma diciamo l’essenziale. Lo spirito che Gesù ci propone nel dire “porgi l’altra
guancia” e che significa amare fino alla fine in modo attivo, è un CAMMINO DI CRESCITA SPIRITUALE. Non si arriva subito. SI possono fare grandi scoperte in questo cammino. Esso presuppone due condizioni:
-
che chi vuole vivere il Vangelo tenda ad
avere una personalità matura e libera e non scambi per amore la dipendenza
psicologica e affettiva o le manipolazioni.
-
che si cerchi quello che serve veramente
alla persona che si ha davanti, che si ami con tutto il cuore ma anche con la
mente. Non si tratta di passività.
L’esempio migliore ce lo da Gesù stesso. Durante la
notte prima della crocifissione Gesù ha ricevuto molti schiaffi e non ci è
detto come ha reagito. Ma durante il processo, ad un certo momento il servo del
sommo sacerdote perde le staffe di fronte alla libertà con la quale Gesù parla
con il suo padrone e lo schiaffeggia. Gesù non inveisce, non minaccia, non si
offende ma serve ancora quell’uomo che manifestamente è succube, ma con grande libertà
e immensa carità lo ama e cerca di aiutarlo, di toccare la sua coscienza, di
ridestare in lui il proprio senso di dignità dicendogli: «Se ho parlato male,
dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Gv 18:23
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