Visualizzazioni totali

sabato 6 maggio 2017

BUON PASTORE, AMICIZIA PERSONALE, DISCERNIMENTO E ZELO / IV Domenica di Pasqua

Don Bosco: fino allo sfinimento.
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto la comunità del Seminario Pontificio Campano di Posillipo, retto dai Gesuiti. In tre parole ha puntualizzato la formazione dei futuri preti: Amicizia personale con Gesù, Discernimento e Zelo per il Regno di Dio.

Questa sera nella celebrazione eucaristica ho usato senza vergogna quel discorso per presentare la figura del Buon Pastore. Amicizia personale. Un fratello uscendo mi ha detto: “me ne vado più sollevato. Avevo bisogno che mi si dica che Gesù vuole essere mio amico personale!”. Discernimento e Zelo. Si dice che il diavolo a chi ha discernimento fa di tutto per togliere lo zelo, a chi ha zelo fa di tutto per fargli credere che non c'è bisogno di discernimento.

Ecco ciò che il papa ha detto dello Zelo per il Regno.
Infine, formarsi al sacerdozio secondo uno stile ignaziano vuol dire aprirsi sempre alla dimensione del Regno di Dio, coltivando il desiderio del “magis”, di quel “di più” nella generosità del donarci al Signore e ai fratelli, che ci sta sempre dinanzi. Per questo vostro anno formativo avete scelto come tema «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,36): questo vi aiuterà ad allargare il respiro della vostra formazione e a non accontentarvi di raggiungere un ruolo, di indossare un vestito, vi aiuterà a non avere fretta di concludere il vostro percorso, ma a rendere sempre più solida la vostra struttura umana e spirituale. Cercare il Regno ci aiuta a non adagiarci su quello che abbiamo conquistato, a non sederci sui nostri successi, ma a coltivare quella santa inquietudine di chi desidera prima di tutto servire il Signore nei fratelli. L’inquietudine allarga l’anima e la rende più capace di ricevere l’amore di Dio. Cercare il Regno vuol dire rifuggire la logica della mediocrità e del “minimo indispensabile”, ma aprirsi a scoprire i grandi sogni di Dio per noi. Cercare il Regno vuol dire cercare la giustizia di Dio e adoperarsi perché le nostre relazioni, le comunità, le nostre città siano trasformate dall’amore misericordioso e giusto di Dio, che ascolta il grido dei poveri (cfr Sal 34,7). La ricerca della vera giustizia deve stimolare nel chiamato una crescente libertà interiore verso i beni, i riconoscimenti di questo mondo, verso gli affetti e verso la sua stessa vocazione. Libertà interiore verso i beni: voglio sottolineare questo. È il primo scalino brutto! Non dimenticatevi: il diavolo entra per le tasche, sempre; poi segue la vanità, e poi l’orgoglio, la superbia, e così finisce. I giovani che hanno scelto di seguire il Signore nella via del sacerdozio, infatti, sono chiamati a coltivare l’amicizia con Gesù, che si manifesta in modo privilegiato nell’amore per i poveri, così da essere «testimoni di povertà, attraverso la semplicità e austerità della vita, per divenire sinceri e credibili promotori di una vera giustizia sociale» (Ratio fundamentalis, 111).
(http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2017/5/6/seminariocampano-diposillipo.html)

Caravaggio - Gesù e i mercanti del Tempio
Queste parole vanno bene per tutti, sopratutto per chi vuol fare un cammino di fede serio. Infatti il papa spesso, ultimamente all’Azione Cattolica, mette in guardia contro la clericalizzazione dei laici, e la ricerca del ruolo. E, lo sappiamo, ogni cammino di fede implica una crescente libertà interiore verso i beni, i riconoscimenti, gli affetti. Ci si può legare a dei beni di scarso valore economico, con effetti disastrosi sulla libertà interiore e il progresso spirituale.

Coltiviamo l’amicizia con Gesù, che pur essendo uguale a Dio si spogliò, si svuotò. Apparve in forma di servo, obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Preghiamo con gratitudine ma anche con sana preoccupazione per le vocazioni che il Signore continua a dare alla Chiesa.

Prima Lettura  At 2, 14a.36-41
Dio lo ha costituito Signore e Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli
[ Nel giorno di Pentecoste, ] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone. 

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 22

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Oppure:  Alleluia, alleluia, alleluia.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

Seconda Lettura
  1 Pt 2, 20b-25
Siete tornati al pastore delle vostre anime. 
 

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché

anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.

Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.

Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.

Canto al Vangelo
  Gv 10,14
Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.



Vangelo  Gv 10, 1-10
Io sono la porta delle pecore.

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».


Nessun commento:

Posta un commento