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lunedì 29 maggio 2017

INNSEGNANDO LORO A OSSERVARE TUTTO CIO' CHE VI HO COMANDATO

Dal Vangelo di ieri vorrei trarre un'ulteriore riflessione anche perché in particolare in questi giorni mi sono trovato in situazioni simili.

Il compito del sacerdote è molto bello ma non sempre facilissimo. Il termine esatto che usa il Nuovo Testamento e che dovremmo anche noi usare a preferenza di sacerdote è “presbitero”. La forma abbreviata e più usata è “prete”. Presbitero significa “anziano”. Nella Chiesa significa chi ha lo spirito di anzianità ovvero di saggezza. Oltre che corrispondere ad una scelta di vocabolario precisa e motivata della Scrittura, io preferisco questo termine “presbitero” perché illustra meglio la nostra posizione: il presbitero non è separato dalla comunità, dagli altri fedeli, ma è innanzitutto un membro della comunità, un fratello in mezzo agli altri. È una persona però di fede provata, affidabile, anche se ancora peccatore e impegnato come gli altri nel cammino di conversione. Deve avere qualità sufficienti per poter esercitare la presidenza della comunità e l’ufficio di consiglio in modo dignitoso e competente.

Ora Gesù ha detto agli apostoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.”

Dobbiamo insegnare AD OSSERVARE TUTTO CIO’ che Gesù CI ha comandato. Ogni volta che insegno qualcosa mi chiedo per forza se io stesso lo osservo. Certamente non osservo nulla in modo perfetto. La consapevolezza delle mie mancanze e della misericordia con la quale il Signore mi ha sostenuto nella fatica troppo spesso inconcludente del mio cammino, non è una posizione sempre confortevole, ma mi aiuta a comprendere le difficoltà degli altri. Questo però non mi permette di non insegnare ad osservare tutto ciò che il Signore ci ha comandato.


Ci troviamo oggi in quei “critici e difficili tempi” di cui parlava Giovanni Paolo II. La gente viene spesso pretendendo di imporre la propria visone e le proprie giustificazioni, talvolta fuorviati da qualche altro prete. La cosa non è nuova. Il Curato d’Ars nel ‘800 incontrava la stessa difficoltà: “Ma, Padre, gli altri preti dicono …” “Loro possono dirlo, io no” rispondeva il santo sempre pronto a scusare i confratelli ma fermo nella sua fedeltà al mandato.  Però chi voleva trovare sinceramente Dio lo ascoltava e seguiva le sue indicazioni.

Oggi la situazione si è aggravata con la diffusione dei mezzi di comunicazione sociale e le loro “semplificazioni” talvolta in buona fede (altre volte sembra proprio che non siano in buona fede).

La frase straordinaria di papa Francesco che viene più spesso abusata è senz’altro: “se un omosessuale è sincero nel suo rapporto con Cristo, chi sono io per giudicarlo?”  Stranamente tutti dicono soltanto: “il papa ha detto chi sono io per giudicare?” Basta aggiungere “se una persona è sincera nel suo confronto con Cristo” perché la musica cambi e diventi molto più profonda e vera.

Il compito del presbitero è di spiegare a chi non sa, deve essere fedele nel suo insegnamento a tutto quello che ha detto Gesù, tutto quello che insegna in modo sicuro la Chiesa, tutto quello che insegna il papa. Pazienza se costerà fatica ma questo è il suo compito. Anzi, prima ancora, il compito del presbitero è di conoscere bene l’insegnamento della Chiesa, per applicarlo nello Spirito Santo.


Vangelo  Mt 28, 16-20
Mi è stato ogni potere in cielo e in terra.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

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