Noto solo che ho dovuto aspettare fino a questa mattina per sentire
alla radio qualcuno ricordare che tanti altri bambini soffrono giorno dopo giorno
in guerre vere dove tutto viene devastato. Di loro si scrive a stento due righe per dovere
di cronaca quando succede qualche evento eclatante cioè purtroppo sanguinoso e mortale. Sono
guerre che vengono dalla follia omicida degli uomini ma che sono anche nutrite da
interessi economici enormi di cui bambini più “fortunati” beneficiano in qualche
modo, essendo stati finora dalla “parte buona del muro”, dalla “parte buona della
barriera”.
E mi sembra che, in modo generale, nel voler combattere
moralmente il terrorismo e la paura che genera, nel difendere i nostri “valori”
e le nostre “società aperte”, si cerchi in modo troppo semplicistico soltanto di
affermare che i nostri privilegi e la nostra superficialità gaudente devono
continuare. Questa è la seconda tristezza.
Non si tratta di cadere in sensi di colpa cupi e ingiusti. D’altra
parte la presa di coscienza della missione di ognuno nel mondo non è un
meccanismo automatico. Scaturisce da un incontro personale con Dio attraverso mille
possibilità e occasioni in cui Egli può parlare al cuore. Però è anche giusto ricordare
che gli estremismi e populismi più devastatori vengono dalla rabbia che cresce in
chi si sente messo da parte, trattato ingiustamente, tradito nei suoi diritti di
fondo.
Cosa si può fare? Fare dei passi nel senso della giustizia. Basterà?
Tutto sembra talmente grande e io stesso così piccolo e distante dalle
situazioni di più grande disagio, troppo pigro e anch’io complice per via dei
miei propri privilegi che ci rendiamo conto di essere quasi totalmente
impotenti.
Un modo è di cogliere le occasioni che si presentano a noi di costruire un po di pace, senza calcoli, senza frenarci con quell'interrogativo: "Ma, servirà? Ma, basterà?" che tante volte paralizza soltanto.
Un altro modo è di andare alla radice.
Sappiamo chi, in ultimo, è padre della rabbia e cerca di alimentarla nei cuori.
Allo stesso modo sappiamo chi è il Principe della Pace.
Proprio perché abbiamo coscienza
di essere così piccoli e deboli in questa lotta, ci viene forse più semplice affidarsi
come strumenti nelle mani giuste. Non lasciarci guidare dallo spirito che giustifica
e alimenta la rabbia, ma dallo Spirito del Signore che ci può dare la Pace e i suoi
frutti. Proprio perché siamo consapevoli della presenza di questi due spiriti e della loro attività, la preghiera e l'annuncio fanno parte in modo privilegiato della lotta contro il terrorismo
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