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mercoledì 24 maggio 2017

MANCHESTER - CON DOPPIA TRISTEZZA

Per l’attentato di Manchester orrendo e totalmente inaccettabile si sprecano le emozioni. Si può dire poco, mancano le parole. Una tristezza molto grande.

Noto solo che ho dovuto aspettare fino a questa mattina per sentire alla radio qualcuno ricordare che tanti altri bambini soffrono giorno dopo giorno in guerre vere dove tutto viene devastato. Di loro si scrive a stento due righe per dovere di cronaca quando succede qualche evento eclatante cioè purtroppo sanguinoso e mortale. Sono guerre che vengono dalla follia omicida degli uomini ma che sono anche nutrite da interessi economici enormi di cui bambini più “fortunati” beneficiano in qualche modo, essendo stati finora dalla “parte buona del muro”, dalla “parte buona della barriera”.

E mi sembra che, in modo generale, nel voler combattere moralmente il terrorismo e la paura che genera, nel difendere i nostri “valori” e le nostre “società aperte”, si cerchi in modo troppo semplicistico soltanto di affermare che i nostri privilegi e la nostra superficialità gaudente devono continuare. Questa è la seconda tristezza.


Non si tratta di cadere in sensi di colpa cupi e ingiusti. D’altra parte la presa di coscienza della missione di ognuno nel mondo non è un meccanismo automatico. Scaturisce da un incontro personale con Dio attraverso mille possibilità e occasioni in cui Egli può parlare al cuore. Però è anche giusto ricordare che gli estremismi e populismi più devastatori vengono dalla rabbia che cresce in chi si sente messo da parte, trattato ingiustamente, tradito nei suoi diritti di fondo.

Cosa si può fare? Fare dei passi nel senso della giustizia. Basterà? Tutto sembra talmente grande e io stesso così piccolo e distante dalle situazioni di più grande disagio, troppo pigro e anch’io complice per via dei miei propri privilegi che ci rendiamo conto di essere quasi totalmente impotenti.

Ma si può e si deve fare qualcosa. 
Un modo è di cogliere le occasioni che si presentano a noi di costruire un po di pace, senza calcoli, senza frenarci con quell'interrogativo: "Ma, servirà? Ma, basterà?" che tante volte paralizza soltanto. 
Un altro modo è di andare alla radice. Sappiamo chi, in ultimo, è padre della rabbia e cerca di alimentarla nei cuori. Allo stesso modo sappiamo chi è il Principe della Pace. 

Proprio perché abbiamo coscienza di essere così piccoli e deboli in questa lotta, ci viene forse più semplice affidarsi come strumenti nelle mani giuste. Non lasciarci guidare dallo spirito che giustifica e alimenta la rabbia, ma dallo Spirito del Signore che ci può dare la Pace e i suoi frutti. Proprio perché siamo consapevoli della presenza di questi due spiriti e della loro attività, la preghiera e l'annuncio fanno parte in modo privilegiato della lotta contro il terrorismo

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