Il
mese di ramadan sacro ai musulmani ha inizio questo anno al tramonto del 26
oppure del 27 maggio (a seconda che si “vede la luna nuova” oppure no. In pratica
oggi è una decisione presa a tavolino su tabelle astronomiche). E finirà con l’ ‘Aid
el Fitr –“la Festa della Rottura (del Digiuno)” il 24 o 25 giugno.
È un
mese molto importante in cui la presenza in moschea e la preghiera più intensa associata
al digiuno permettono alle famiglie e ai popoli musulmani di fare una specie di
“ritiro collettivo”.
Questo
comporta anche un’esposizione maggiore alla predicazione degli Imam. Se l’Imam
è una persona equilibrata, questo porta un beneficio perché la predicazione
richiama a tutti i fondamenti di Misericordia presenti nell’Islam, di
protezione dei deboli e di condivisione con i poveri, di perdono delle offese tra vicini, ecc... Se l’Imam è
un radicalizzato ricorderà invece le “aggressioni dei crociati”, il dovere
della Gihad, giustificherà gli atti terroristici, ecc…
È come da noi, dipende da quale spirito
ti fai guidare. Con una differenza: nelle scritture cristiane nulla giustifica
la violenza. Però ci rendiamo conto che in noi abita ancora l’aggressività e possiamo essere
molto violenti anche solo sul piano psicologico, pur non volendo, e spesso senza nemmeno accorgerci.
Di fatti, molto conta il cammino che uno fa e il conoscere ciò che si ha nel proprio cuore. Non si nasce cristiani, lo si diventa, o meglio si diventa solo grazie alla conversione personale ciò che si è per grazia nel battesimo. Mentre i musulmani dicono che si nasce musulmani, cancellando di fatto l'esistenza del peccato originale, come se fosse possibile. Chiunque ha esperienza della vita spirituale comprende quali possono essere le conseguenze di una tale veduta.
Di fatti, molto conta il cammino che uno fa e il conoscere ciò che si ha nel proprio cuore. Non si nasce cristiani, lo si diventa, o meglio si diventa solo grazie alla conversione personale ciò che si è per grazia nel battesimo. Mentre i musulmani dicono che si nasce musulmani, cancellando di fatto l'esistenza del peccato originale, come se fosse possibile. Chiunque ha esperienza della vita spirituale comprende quali possono essere le conseguenze di una tale veduta.
“Ricordati
di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi
quarant'anni nel deserto, per umiliarti
e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti
osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto
provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi
padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto
di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo
vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante
questi quarant'anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il
figlio, così il Signore tuo Dio corregge te.” (Deut 8,2-5)
Questo parallelo che troviamo nella Bibbia e l’orrenda attualità degli
attentati contro i cristiani, tra cui tanti bambini, ci invita ad avere un’attenzione
particolare per i nostri vicini musulmani, fare loro gli auguri per questo mese
che inizia e togliere da noi stessi tanti atteggiamenti che non sono propriamente cristiani,
confidando nel potere del Signore Risorto.
Per favore non seguiamo le persone che insistono nel parlare di guerre di
religione. È vero che il Corano non è il Vangelo. Se noi leggiamo il Vangelo però
non è merito nostro ma è una grazia enorme che abbiamo ricevuto e diventa una
responsabilità: farlo vedere incarnato nella nostra vita.
Facciamoci guidare invece da papa Francesco che ha un discernimento profondo e
comprende che proprio tra i musulmani c'è un dibattito lacerante: le persone che
credono all’Islam come religione di pace e cercano la pace sono vittime anche loro
di attacchi, talvolta sanguinosi, da parte delle frange estremiste. La penetrazione tra loro della mentalità occidentale di egoismo e individualismo esacerbato contribuisce
a rompere i legami e i valori comunitari e a giustificare la violenza da una parte e a
difendersene con tutti i mezzi dall’altra per preservare la propria
tranquillità.
Sappiamo quanto è difficile per noi fare il discorso della conversione nelle comunità
cristiane, nella propria famiglia. Se devo fare un’osservazione al mio parroco, al catechista, a un membro della mia comunità, al coniuge, ai figli, … ci penso
due volte perché suppongo che non sarò ricevuto col sorriso e con l’umiltà di
chi mi ringrazia perché lo aiuto con la correzione fraterna. Anzi! Eppure condivido con questa persona il
Vangelo di Gesù Cristo.
Figuriamoci la difficoltà che hanno queste persone che devono
affrontare persone e gruppi infinitamente più violenti che pur non osservando l’Islam
con la semplicità dei credenti, riescono a giustificare la loro condotta con alcuni
versetti del loro Libro Sacro.
Pensiamo al coraggio che è necessario all’Imam della Università El Azhar
del Cairo per invitare il papa e spingere la sua riflessione sul l’uguaglianza
di cittadinanza tra musulmani e cristiani in Egitto e ovunque. Incontra molte resistenze
e da alcuni è considerato un traditore dell’Islam.
Con la nostra conversione, con la nostra preghiera, con la nostra vicinanza rispettosa, sosteniamo il cammino in Dio dei musulmani. Il nome di Dio è Misericordia. Ar-Rahman in arabo.
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