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domenica 28 febbraio 2021

IL TUO UNIGENITO CHE AMI, OFFRILO IN OLOCAUSTO / II Domenica di Quaresima

 

Siete tutti fratelli - Antum Jami'an Ikhwat

Siete tutti fratelli - Antum jami'an Ikhwat (Matteo 23,8)

Questa domenica viene proclamato il sacrificio di Abramo. Un episodio che ci fa rabbrividire e ci sgomenta. Com'è possibile che Dio chieda a un padre di sgozzare il suo figlio? (Per indicare quanto è prezioso, Dio chiama Isacco: “tuo unigenito che ami” quando Abramo aveva già avuto Ismaele da Agar!). È vero, la Lettera agli Ebrei dice che Abramo credeva alla fedeltà di Dio i cui doni sono per sempre, e quindi Dio avrebbe fatto risorgere Isacco. Ma che strazio, che solitudine per questo uomo, che desolazione anche se percepiva in qualche modo nel suo cuore la forza della fede e della speranza che lo sosteneva! Anche la ricompensa che Dio gli promette perché “ha obbedito alla sua voce” gli viene annunciata solo dopo che si è consumato il dramma. La sua è stata obbedienza pura.

Pensiamo spesso che i santi sono persone diverse da noi e che, essendo privilegiati, hanno avuto tutto relativamente facile. Invece non c'è nessun Amico di Dio che non abbia passato prove come quella di Abramo. Tutti, per gradi, hanno consegnato a Dio la loro vita e ciò che aveva di più prezioso affinché la purifichi la “trasfiguri “e la faccia “risorgere”.

Sappiamo della scelta definitiva del seminarista Bergoglio quando vacillò nella vocazione, di quanto coraggio e fede ebbe padre Bergoglio per salvare persone perseguitate dalla dittatura argentina, della sua obbedienza quando fu scartato per dieci anni. C'è un fioretto molto umano che dobbiamo conoscere: papa Francesco era legato visceralmente a Buenos Aires. Stando in Germania per studi, non riusciva ad ambientarsi e gli è capitato di andare a vedere gli aerei che decollavano dall’aeroporto in direzione dell’Argentina. Una tale nostalgia e in questa forma può sorprendere per un uomo adulto, già prete, anzi, già ex Padre Provinciale dei Gesuiti e Rettore di Università! Fatto sta che divenuto vescovo ausiliare e Vicario generale di Buenos Aires, questo attaccamento alla sua città natale non era passato. Quando il cardinale Quarracino, per ragioni di salute, chiese a Roma un vescovo coadiutore, cioè un vescovo per succedergli, Bergoglio non pensò minimamente di essere il prescelto e temette di essere fatto vescovo di un’altra diocesi e allontanato da Buenos Aires. Andò dal Cardinale per dirgli: “ho saputo che hai chiesto un coadiutore, ti chiedo un piacere. A me non importa di scendere di grado, vorrei rimanere vescovo ausiliare qui e non dover lasciare la mia città!” Quando il cardinale Bergoglio aveva già superato l’età della pensione e preparato il luogo dove ritirarsi, viene eletto Papa! Da allora nessun ritorno in Argentina, malgrado molti viaggi internazionali, anche in Sud America. In un libro appena uscito “La salud de los Papas” (La salute dei Papi) c'è questo dialogo: Lei pensa alla morte? “Sì”, dice il Papa. Ha paura? “No. Per nulla”. Come immagina la sua morte? “Come Papa, in carica oppure emerito. E qui, in Roma. In Argentina non torno”. È ovvio che questa scelta definitiva lo libera da ogni eventuale condizionamento nel suo ministero e lo consacra ancora più pienamente al servizio di Dio per il nostro bene.

Preghiamo per il prossimo viaggio di papa Francesco in Iraq, nella terra di Abramo e chiediamo a Dio di conoscere il nostro Isacco per offrirglielo in olocausto.

 

Prima Lettura  Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18
Il sacrificio del nostro padre Abramo

Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
    

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 115
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
     

Seconda Lettura  
Rm 8,31b-34

Dio non ha risparmiato il proprio Figlio 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
  
Canto al Vangelo  
  Cf Mc 9,7
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».
Lode e onore a te, Signore Gesù.
   

Vangelo  Mc 9,2-10
Questi è il Figlio mio, l'amato

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 

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