Sconsolato, qualcuno ha detto ieri sera di fronte alla lettura di Giobbe:
“io non so soffrire!” Neanche noi sappiamo soffrire. E neppure Giobbe. Egli
si ribella ed esprime tutto il suo sconforto. Ma non va oltre una linea rossa: non
maledice Dio. E Dio lavora in questa sua situazione. Lui che sembra tutto preso
dal suo dolore, diventa disponibile ad ascoltare Dio e finalmente lo “vede” come
mai prima.
Se la fede di Giobbe fosse stata sostenuta dalla speranza cristiana avrebbe sofferto di meno, anche se la sua fragilità personale non sarebbe
stata cambiata.
Ed è questa speranza che Paolo e Gesù sentono l’urgenza di annunciare
a tutti, affinché chi crede risorga, cioè si alzi in piedi dalle sue morti. Il pregare in piedi dei cristiani, perfino durante la consacrazione, non è mancare di
rispetto verso Dio ma coscienza di appartenere ad un popolo di risorti, anche
quando tutto, fuori e dentro di me, sembra dire il contrario.
Essere risorto in Cristo non significa non avere più la fragilità della carne, ma la coscienza che la mia vita di fede non è solo chiedere grazie a Dio lassù (o alla Madonna o al santo Patrono anch’essi lassù). Chiedere grazie lo faremo sempre, ma la vita cristiana è alzarsi in piedi disponibili affinché Cristo che si è unito a me in modo indissolubile agisca in questa generazione, usi di me come suo strumento secondo la sua volontà e non la mia.
“Guai a me se non evangelizzo”. Specialmente in questo periodo.
Prima
Lettura Gb 7, 1-4. 6-7
Notti di dolore mi sono
state assegnate.
Dal libro di Giobbe
Giobbe parlò e disse:
«L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d'illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
La notte si fa lunga
e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
I miei giorni scorrono più veloci d'una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 146
Risanaci, Signore, Dio della vita.
È bello cantare inni al
nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
Grande è il Signore
nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.
Seconda Lettura 1 Cor 9, 16-19.22-23
Guai a me se non annuncio
il Vangelo.
Dalla
prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, annunciare il
Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a
me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio
di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia
ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il
diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per
guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per
guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo
qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch'io.
Canto al Vangelo Mt
8,17
Alleluia,
alleluia.
Cristo ha preso le
nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.
Vangelo Mc 1, 29-39
Guarì molti che erano
affetti da varie malattie.
Dal
vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù,
uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia
di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito
gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano;
la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli
indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che
erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai
demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un
luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero
sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse
loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per
questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i
demòni.
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