Qualche giornale
stupido titola in questi giorni: “Papa Francesco cambia il Padre Nostro” e qualche
amico vuole avere precisazioni. Penso che sia utile ad altri.
(Veramente non
se ne può più di certi giornalisti! Pochi giorni fa, alcune testate proclamavano: “papa
Francesco apre al fine vita e mette al bando l’accanimento terapeutico!”, mentre
nel discorso che aveva fatto sull’argomento, papa Francesco, che non inventava
nulla, si rifaceva esplicitamente alla dottrina precedente, partendo da un
discorso di papa Pio XII di 60 anni fa! Bastava leggere due paginette di testo per
fare un buon articolo…).
Papa Francesco e don Marco Pozza a TV2000. |
In una serie
sul Padre Nostro di Tv 2000, a la domanda: “Ma Dio ci può indurre in tentazione?”,
papa Francesco risponde: “– Questa è una traduzione… non buona. I francesi
hanno cambiato adesso il testo con una traduzione [buona]: «Non lasciarmi
cadere in tentazione», perché sono io a cadere in tentazione, ma non è Lui che
mi butta in tentazione per poi vedere come sono caduto. No, un Padre non fa
questo, un padre ti aiuta a rialzarti subito. Quello che ti induce alla tentazione è Satana. Questo è l’ufficio
di Satana".
Papa
Francesco parla alla gente che prega, non agli studiosi. La questione della
traduzione di questo verso del Padre Nostro è molto vecchia.
La traduzione
letterale dal greco, parola per parola, di questo versetto “kai mê
eisenegkêis hêmas eis peirasmon” è: “E non fare entrare noi in tentazione”. Infatti
il verbo greco « eisphérô » significa
« portare
dentro », « far entrare ». San Girolamo traduceva in latino “et ne
nos inducas in tentationem” (inducere), da qui l’italiano nostro : “e non ci
indurre in tentazione”. Il problema è che posso comprendere in due modi questa frase.
Il primo è: io, fragile, supplico il Padre mio celeste di non permettere che io
entri, per il mio peccato,in tentazione, gli chiedo, adesso che sono lucido e
ben disposto, di limitare la mia libertà nel momento della prova. Il secondo modo
comprende che Dio decide lui di mettermi in pericolo di peccato, quasi fosse un
sadico. È questo modo di comprendere che fa problema. Come per esempio la
formula “perfidi giudei” in una preghiera di un tempo. Letteralmente “perfido” significa
“colui che non ha la fede (cristiana)”, ma il termine era diventato così peggiorativo
nell’uso comune che era più che necessario cambiarlo, come fece papa Giovanni
XXIII.
Quando
ero bambino ho imparato dalla Chiesa, che sempre parla ai suoi figli, a dire il "Padre Nostro" in
francese in questo modo: “Et ne nous laissez pas succomber à la tentation”, “e non lasciarci
soccombere alla tentazione”. Era perfetto, pastoralmente. Dopo il Concilio, nel
desiderio di avere una traduzione comune con i protestanti, e che sia il più fedele
possibile al testo originale, nel 1966, i vescovi francofoni hanno adottato una
traduzione nuova: “Et ne nous soumets pas à la tentation”, “e non sottometterci
alla tentazione”. Si ripropone la stessa difficoltà. Potrei comprenderlo come: Dio
mi sottomette, lui, cattivo, alla tentazione! Mi vuol far peccare! Mi
sottomette a tortura! Dal 3 dicembre 2017, secondo la traduzione approvata nel 2013, in tutte le chiese francofone si
dice: “ne nous laisse pas entrer en tentation”.
Anche
in Italia è pronta una nuova traduzione, addirittura dal 2008 che dice: “e non abbandonarci alla tentazione”. Per varie
ragioni non è ancora usata nella Liturgia. È probabile che questo intervento di papa Francesco accelererà
l’adozione della nuova traduzione anche in Italia.
L’importante,
però, è di comprendere il senso profondo del Padre Nostro e la bontà di Dio misericordioso.
Per chiarire
che questo problema di traduzione non è solo una svista cattolica ma è un problema
universale (molto antico) ecco la traduzione di quel versetto presso altri fratelli
cristiani. In alcuni casi, si vedrà che anche tra i protestanti si è riveduto
la traduzione in senso più conforme alla sensibilità di oggi, per fini
pastorali:
-Ortodossi in Francia: “Et ne nous soumets pas à l’épreuve », « e
non sottometterci alla prova ».
-Bibbia "Louis Segond", 1960 (protestante) : « ne nous induis pas en tentation », « non ci
indurre in tentazione ».
-Bibbia “Nuova
Riveduta” (protestante): “e non ci esporre alla tentazione”.
-Bibbia “Diodati”:
“E non indurci in tentazione”.
-Bibbia “Nuova Diodati”:
“E non esporci alla tentazione”.
-Bibbia “Reina
Valera”: “Y no nos metas en tentación”, “e non metterci in tentazione”.
-Mentre la
versione usata dai cattolici spagnoli oggi dice: “no nos dejes caer en la
tentación”, “non lasciarci cadere nella tentazione”.
-Bibbia King James Version: “And lead us not into
temptation”, “e non condurci in tentazione”
-Bibbia Ostervald 1966 : « Et ne nous induis point en tentation »,
“E non indurci in tentazione”.
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