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venerdì 29 dicembre 2017

PADRE BORRMANS, PROFESSORE ESIGENTE E UOMO DI PREGHIERA

P. Maurice Borrmans.
 Giorni fa è morto a 92 anni padre Borrmans, mio professore al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica (PISAI) a Roma, guidato dai Padri Bianchi. La Conferenza episcopale francese lo ricorda così: «Ricercatore infaticabile, lavoratore accanito, professore esigente, uomo di preghiera». Concordo in pieno con questa descrizione! E mi sento particolarmente toccato insieme dal “professore esigente” e dall’ “uomo di preghiera”. L’ “uomo di preghiera” ci faceva perdonare il – a volte troppo – “professore  esigente” e brusco. In questo senso ricorderò per sempre l’eucaristia settimanale alla quale egli ci invitava nello spirito della “badaliya” di Louis Massignon. Al momento della consacrazione egli si inginocchiava con le due ginocchia in terra in un atteggiamento di vera adorazione e di umiliazione. 



Un'antica foto di Padri Bianchi.
P. Borrmans celebra l'Eucaristia.
Studioso di fama mondiale non dimenticava mai di essere un missionario.  Infatti Padre Borrmans apparteneva alla Congregazione dei Missionari d’Africa, più conosciuta come i “Padri Bianchi”[1] fondati nel 1872 dall’allora Vescovo di Algeri, il Cardinale Lavigerie. Un aspetto rivoluzionario per il tempo che Lavigerie impresse ai Padri Bianchi fu l’obbligo dell’inculturazione, anche nel vestito e sopratutto nella lingua. Era il momento della colonizzazione francese in cui si era persuasi di portare la civilizzazione superiore. Probabilmente il Cardinal Lavigerie ne era persuaso anche lui come lo era Charles de Foucauld, eremita a Tamanrasset nello stesso periodo, ma per amore delle persone e una comprensione profonda dell’Incarnazione, nessuno dei due voleva “venire sul carro del
il Cardinale Lavigerie.
colonizzatore”. Tra i Padri Bianchi chi era sorpreso a parlare a tavola in francese e non in arabo, veniva sospeso dalla Messa per una settimana! E l’apprendimento dell’arabo serviva di penitenza in noviziato. Qualche professore del PISAI che era stato alunno di Padre Borrmans si ricordava molto bene di questo aspetto del suo noviziato, in particolare con le forme verbali arabe, e invitava anche noi a fare qualche “penitenza”.
Un altro aspetto profondamente evangelico dei Padri Bianchi fu la lotta contro la Schiavitù fin dall'inizio. Nei suoi ultimi anni, il Cardinale Lavigerie, gravemente acciaccato, fece un tour delle Capitali Europee su richiesta del papa Leone XIII, per convincere i governi e i ceti influenti a lottare anche loro contro la vergogna della schiavitù e a bandirla.

P. Borrmans era uno studioso rigorosissimo e nella sua opera di dialogo era esigente anche con gli interlocutori musulmani che spesso ne sapevano meno di lui sulla propria religione e cultura. Una volta l’abbiamo invitato a Napoli per un incontro di dialogo, e questo suo aspetto sorprese un po’ le persone presenti. Ma la sua sincerità e la sua dedizione faceva che conservava lunghissime e calde amicizie. In particolare ebbe un nutrito scambio epistolare nel tempo con un suo ex alunno diventato una stella nel cielo della Chiesa: Christian de Chergé, il priore del monastero di Tibhirine, in Algeria, rapito e ucciso assieme ai suoi confratelli nel 1996, durante il decennio di sangue. Christian de Chergé privilegiava con i musulmani un approccio più attento al limite culturale dell’interlocutore e al suo cammino spirituale, fatto di condivisione della vita e di amicizia, più nello stile monastico, si può dire.

Christian Chessel, che ho conosciuto al PISAI, fu un altro martire tra gli alunni di Padre Borrmans. Anche lui Padre Bianco, Christian Chessel, appena terminato gli studi e ordinato sacerdote, venne destinato alla loro comunità di Tizi Ouzou, la capitale della Cabilia (Algeria), e fu ucciso assieme agli altri tre membri della comunità pochi mesi dopo.



[1] Tutti si ricordano che i Padri Bianchi erano presenti sulla parrocchia di san Castrese e che, quando sono andati via, la loro casa è diventata la nostra “Casa della Gioia” parrocchiale.

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