Visualizzazioni totali

mercoledì 20 dicembre 2017

BIOTESTAMENTO, QUALCHE PUNTO FERMO

Il 14 dicembre scorso è stato approvato la legge sul “Fine vita”, riempiendo così un vuoto legislativo che anche i cattolici denunciavano. Cerco di scrivere qualcosa di utile pur sapendo che il tema è delicato e non sono un esperto abbastanza qualificato per entrare in tutti i particolari. Cerco di dare qualche punto fermo.
È necessario legiferare.
Qualcuno, di fronte alla delicatezza dell’argomento, dice che non si dovrebbe legiferare in una tale materia “perché riguarda esseri in carne e ossa, tutto lo spessore della vita e della storia di persone concrete”. Siamo più che d’accordo sulla delicatezza dell’argomento, ma ogni legge riguarda persone concrete e lo spessore della loro vita. Era necessario riempire questo vuoto legislativo.
Quale mentalità sta dietro questa legge?
La domanda però è: questa legge ha riempito bene questo vuoto ? Lì sorgono dubbi. Sopratutto
quando, conseguentemente, il giorno stesso dell’approvazione, i Radicali e altre forze politiche favorevoli non solo fanno festa, ma già invocano il passo successivo, cioè la legalizzazione dell’Eutanasia, manifestando che seguono una cultura di morte.
Seguendo l’infausto relativismo moderno la legge rimanda fondamentalmente al paziente cosciente, di definire in modo sovrano cosa è per lui una “vita degna di essere vissuta”. Anche se lo fa senza una seria riflessione previa che cerchi di considerare tutti gli elementi in gioco. Infatti se la vita non è più dono – ma uno si chiede da dove viene allora – non ha valore prescindere, e diventa mia proprietà di cui poter fare quello che voglio. Anche suicidarmi, piuttosto che scoprire il valore di questo dono, le dimensioni del Mistero.
Come cristiani come ci possiamo porre in una società plurale?
Nessuno potrà mai né dovrà tentare di imporre intimamente i propri valori ad un altro. Ma lo Stato vieta l’omicidio per esempio e altri disvalori sociali. Quando si fa una legge si ha il dovere di considerare i valori portanti della società senza i quali questa società si disgrega. L’individualismo esasperato è un disvalore.
Il dramma è che la malattia prolungata altera spesso la visione della vita delle persone, le rendono dipendenti da pressioni anche solo implicite e neppure volute e cadono nel pensiero che sono di troppo, che sono un peso, che è meglio non disturbare. Lo vediamo nella richiesta di cremazione che parte oggi da molti nostri anziani.
Si sa che molto raramente una persona circondata di amore e sostenuta nella sua lotta per la salute e la vita, trova la sua vita “indegna di essere vissuta” e rifiuta le cure. È l’angoscia esistenziale che porta le persone a chiedere il suicidio assistito. Il Forum delle associazioni familiari commenta così l’approvazione della legge sul biotestamento: Si è fatta la scelta più semplice, confondendo cura del malato con accanimento terapeutico e introducendo di fatto l’eutanasia omissiva.Ben più utile ed efficace sarebbe stato offrire alle famiglie un aiuto nell’assistenza ai malati terminali. Ma come sempre le famiglie vengono abbandonate a se stesse nel gestire situazioni di dolore e di sofferenza con l’aggravante che l’impossibilità di obiezione di coscienza da parte dei medici mina, invece di favorire, il rapporto con il malato e con i familiari.
Le istituzioni cattoliche notano che quando si tratta di togliere loro finanziamenti, per lo Stato sono strutture private, quando si tratta di imporre procedure contrarie al loro credo etico sono strutture pubbliche. Amaro umorismo ma realtà. È fondamentale sostenere il diritto all’obiezione di coscienza del personale medico e delle istituzioni che seguono una fede riconosciuta dallo Stato.
Accanimento terapeutico. Per molti il testo approvato dal Parlamento è ambiguo su vari punti.
La Chiesa da molto tempo ha definito la nozione di “accanimento terapeutico”, quando le cure diventano sproporzionate al beneficio che si può sperarne. La Chiesa è contraria all’accanimento terapeutico. Né accanimento terapeutico né eutanasia o suicidio assistito. Ora il testo della legge ingloba semplici cure palliative per lenire il dolore e il nutrimento artificiale nel concetto di accanimento terapeutico.


Nessun commento:

Posta un commento