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sabato 16 dicembre 2017

CHIEDETE PACE PER GERUSALEMME (SALMO 122,6)

La spianata del Tempio con, nel fondo il cimitero ebraico e il Monte degli Ulivi.
In primo piano le case degli uomini con le cisterne, le parabole e i panni che asciugano al sole.
La grande Storia e le ideologie, soprattutto violente, non devono schiacciare la vita dei piccoli. 
“Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.” (Salmo 122, 6-9)

All’inizio del mese il Presidente Trump ha deciso il trasferimento dell’Ambasciata degli USA da Tel Aviv a Gerusalemme in quanto Capitale di Israele, sollevando proteste in tutto il mondo e sopratutto, purtroppo, reazioni violente che hanno già fatto svariati morti e centinaia di feriti. Il papa ha implorato le parti in causa di mantenere lo Status Quo. Molti, tra i quali anch’io, pensano che quella di Trump sia stata una follia, non certo un gesto a favore della pace.

Un mio amico Imam, palestinese, mi ha mandato qualche manifesto che fa il pendant alla posizione israeliana e inneggia a Gerusalemme come capitale eterna della Palestina, e l’intervista di un membro di minoranze ebraiche che rifiutano l’idea di uno Stato ebraico e vogliono che tutta la Palestina sia sotto dominio islamico come era un secolo fa con gli Ottomani.


Che pensare?

Io credo che i grandi e gli ideologizzati, con queste decisioni e posizioni, non pensano mai ai piccoli. Sono sopratutto i piccoli che soffrono sulla loro pelle violenze e disagi. Una pallottola non è un video gioco e neppure un’idea. La carne o la vita di una persona non è un’idea. Eppure le famiglie di cittadini normali, i bambini nati in una città, tanto più se queste famiglie sono presenti da più generazioni, hanno i loro diritti, è la loro città, che siano Ebrei, Cristiani o Musulmani. Gli Ebrei hanno senz’altro i loro diritti e diritto ad uno Stato che permetta loro sicurezza e sviluppo. Quello che hanno saputo fare da un secolo per la terra che abitano non è certo tutto perfetto ma è notevole. Così hanno diritti i Cristiani e i Musulmani di antico o di più recente insediamento.

La protesta violenta è sempre segno di un fallimento dell’uomo (Insan) nella sua evoluzione verso la Civiltà (Insaniyat). Se riesco a vincere, piegando con la violenza il mio avversario, non lo convincerò mai e non arriverò mai alla pace. Purtroppo alcuni settori dell’Ebraismo e dell’Islam sono profondamente prigionieri dell’ideologia della violenza. Sembra che tocchi meno i Cristiani, ma il discorso vale per tutti. Sono convinto che la protesta non violenta alla fine ha una efficacia maggiore e più profonda.
Credo che l’appello del papa si ispira che queste convinzioni: pensare la politica al livello dei piccoli, dei semplici, delle persone e non delle ideologie. Essere uomini e donne di Pace, convinti della efficacia della non violenza anche nella politica.


L’8 dicembre il Patriarcato latino ha diffuso una nota che, insieme alla preoccupazione per questo momento, indica una posizione molto chiara. Ecco un estratto:

«Gerusalemme è un tesoro dell’intera umanità . Ogni rivendicazione esclusiva, sia essa politica o religiosa, è contraria alla logica propria della città. La discussione non può essere ridotta semplicemente a una disputa territoriale o di sovranità politica, perché Gerusalemme è un unicum, è patrimonio del mondo intero, ha una vocazione universale che parla a miliardi di persone nel mondo, credenti e non».

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