“Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia
pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi. Per i miei fratelli e i miei
amici io dirò: «Su di te sia pace!». Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò
per te il bene.” (Salmo 122, 6-9)
All’inizio del mese il Presidente Trump ha deciso il
trasferimento dell’Ambasciata degli USA da Tel Aviv a Gerusalemme in quanto Capitale
di Israele, sollevando proteste in tutto il mondo e sopratutto, purtroppo, reazioni violente che hanno già fatto svariati morti e centinaia di feriti. Il papa
ha implorato le parti in causa di mantenere lo Status Quo. Molti, tra i quali anch’io,
pensano che quella di Trump sia stata una follia, non certo un gesto a favore
della pace.
Un mio amico Imam, palestinese, mi ha mandato qualche
manifesto che fa il pendant alla posizione israeliana e inneggia a Gerusalemme come
capitale eterna della Palestina, e l’intervista di un membro di minoranze
ebraiche che rifiutano l’idea di uno Stato ebraico e vogliono che tutta la
Palestina sia sotto dominio islamico come era un secolo fa con gli Ottomani.
Che pensare?
Io credo che i grandi e gli ideologizzati, con queste decisioni e posizioni, non pensano
mai ai piccoli. Sono sopratutto i piccoli che soffrono sulla loro pelle violenze
e disagi. Una pallottola non è un video gioco e neppure un’idea. La carne o la
vita di una persona non è un’idea. Eppure le famiglie di cittadini normali, i bambini
nati in una città, tanto più se queste famiglie sono presenti da più generazioni,
hanno i loro diritti, è la loro città, che siano Ebrei, Cristiani o Musulmani. Gli
Ebrei hanno senz’altro i loro diritti e diritto ad uno Stato che permetta loro sicurezza
e sviluppo. Quello che hanno saputo fare da un secolo per la terra che abitano non
è certo tutto perfetto ma è notevole. Così hanno diritti i Cristiani e i Musulmani
di antico o di più recente insediamento.
La protesta violenta è sempre segno di un fallimento
dell’uomo (Insan) nella sua evoluzione verso la Civiltà (Insaniyat). Se riesco a vincere, piegando
con la violenza il mio avversario, non lo convincerò mai e non arriverò mai
alla pace. Purtroppo alcuni settori dell’Ebraismo e dell’Islam sono
profondamente prigionieri dell’ideologia della violenza. Sembra che tocchi meno
i Cristiani, ma il discorso vale per tutti. Sono convinto che la protesta non violenta
alla fine ha una efficacia maggiore e più profonda.
Credo che l’appello del papa si ispira che queste convinzioni:
pensare la politica al livello dei piccoli, dei semplici, delle persone e non delle
ideologie. Essere uomini e donne di Pace, convinti della efficacia della non violenza
anche nella politica.
L’8 dicembre il Patriarcato latino ha diffuso una nota che, insieme alla
preoccupazione per questo momento, indica una posizione molto chiara. Ecco un estratto:
«Gerusalemme è un tesoro dell’intera umanità . Ogni
rivendicazione esclusiva, sia essa politica o religiosa, è contraria alla
logica propria della città. La discussione non può essere ridotta semplicemente
a una disputa territoriale o di sovranità politica, perché Gerusalemme è un unicum,
è patrimonio del mondo intero, ha una vocazione universale che parla a miliardi
di persone nel mondo, credenti e non».
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