La sua memoria liturgica cade il 9 dicembre, data della prima apparizione. Le apparizioni furono tre soltanto, la prima il giorno dopo la festa della Immacolata, l'ultima il 12 dicembre, giorno in cui si celebra la memoria della Vergine di Guadalupe.
Vale la pena conoscere la sua storia che riprendo da Internet.
SANTA MARIA DI GUADALUPE
STAMPATASI SUL MANTELLO DI SAN JUAN DIEGO
Un giorno in cui contemplava una riproduzione dell'Immagine di Nostra
Signora di Guadalupe, Papa Giovanni Paolo II fece questa confidenza: «Mi
sento attirato da quest'Immagine, perché il viso è pieno di tenerezza e di
semplicità; mi chiama...». Più tardi, il 6 maggio 1990, in occasione di un
pellegrinaggio in Messico, il Santo Padre beatificava il messaggero di Nostra
Signora, Juan Diego, e diceva: «La Vergine ha scelto Juan Diego fra i più
umili, per ricevere quella manifestazione affabile e benigna che fu
l'apparizione di Nostra Signora di Guadalupe. Il suo viso materno sulla santa
Immagine che ci lasciò in dono ne è un ricordo imperituro». Nel secolo XVI, la
Santa Vergine, piena di pietà per il popolo azteco che, vivendo nelle tenebre
dell'idolatria, offriva agli idoli innumerevoli vittime umane, si è degnata di
prendere in mano essa medesima l'evangelizzazione degli Indiani dell'America
Centrale che erano anch'essi suoi figli. Un dio degli Aztechi, cui era
attribuita la fertilità, si era trasformato, con l'andar del tempo, in dio
feroce. Simbolo del sole, quel dio, in lotta permanente con la luna e le
stelle, aveva bisogno – così si credeva – di sangue umano per restaurare le
proprie forze, poiché, se fosse perito, la vita si sarebbe spenta. Sembrava
dunque indispensabile offrigli, in perpetuo sacrificio, sempre nuove vittime.
Un'aquila su un cactus
Nel 1474, nasce un bambino
cui vien dato il nome di Cuauhtlatoazin («aquila parlante»). Alla morte di
suo padre, è lo zio che si incarica del piccolo. Fin dall'età di tre anni, gli
si insegna, come a tutti i bambini aztechi, a partecipare ai lavori domestici
ed a comportarsi dignitosamente. A scuola, impara il canto, la danza e soprattutto
la religione con i suoi molteplici dèi. I sacerdoti hanno una grande influenza
sulla popolazione, che mantengono in una sottomissione che va fino al terrore.
Cuauhtlatoazin ha tredici anni, quando si procede alla consacrazione del gran
Tempio di Tenochtitlán. Nel corso di quattro giorni, i sacerdoti sacrificano al
loro dio 80.000 vittime umane. Dopo il servizio militare, Cuauhtlatoazin si
sposa con una ragazza della sua condizione. Insieme, conducono una modesta vita
di agricoltori.
Nel 1519, lo spagnolo Cortés
sbarca nel Messico, alla testa di più di 500 soldati. Conquista il paese per
conto della Spagna, ma non senza zelo per l'evangelizzazione degli Aztechi; nel
1524, ottiene la venuta a Città del Messico di dodici Francescani. I missionari
s'integrano facilmente nella popolazione; la loro bontà contrasta con la
durezza dei sacerdoti aztechi e con quella di certi conquistatori. Si
cominciano a costruire chiese. Tuttavia, gli Indiani si mostrano assai
refrattari al Battesimo, soprattutto a causa della poligamia che dovrebbero
abbandonare.
Cuauhtlatoazin e sua moglie
sono fra i primi a ricevere il Battesimo, ed assumono rispettivamente i nomi
di Juan Diego e Maria Lucia. Alla morte di quest'ultima, nel 1529, Juan
Diego si ritira a Tolpetlac, a 14 km da Città del Messico, presso lo zio Juan
Bernardino, diventato pure lui cristiano.
Il 9 dicembre 1531, come
sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa
celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a
Città del Messico. Passa ai piedi della collina di Tepeyac. Improvvisamente,
sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine
di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola
bianca e sfavillante. Guarda intorno a sé e si chiede se non stia sognando.
Improvvisamente il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo
chiama: «Juanito! Juan Dieguito!» S'inerpica rapidamente sulla collina e si
trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.
«Un tempio in cui manifesterò il mio amore»
Rivolgendosi a lui in
nahuatl, la sua lingua materna, gli dice: «Figlio mio, Juanito, dove vai? –
Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le
cose divine che ci insegna il sacerdote. – Voglio che tu sappia con certezza,
caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del
vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del
cielo e della terra. Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio
onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia
protezione. Sono vostra madre, piena di pietà e d'amore per voi e per tutti
coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono. Ascolterò le loro
lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perché possa
manifestare tutto il mio amore, va’ ora dal vescovo, a Città del Messico, e
digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di
veder costruire, qui, un tempio a me consacrato».
Juan Diego si reca
immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo
vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo il cui cuore
trabocca di bontà per gli Indiani; ascolta attentamente il pover'uomo, ma,
temendo un'illusione, non gli dà credito. Verso sera, Juan Diego prende la via
del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di
ritrovare l'Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge: «Vi
supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno più noto e rispettato,
affinché possa essere creduto. Io sono solo un modesto Indiano che avete
mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò non sono
stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione. – Figlio
carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più
nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che
il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo... digli che sono io in
persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda».
La domenica mattina dopo la
Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi
chiede un segno tangibile della realtà dell'apparizione. Quando Juan Diego se
ne torna a casa, il vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici. Sul
ponte di Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le
ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più.
Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna
assolutamente credergli. Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla
bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il
vescovo: «Torna domattina a prendere il segno che reclama», risponde
l'Apparizione.
Rose, in pieno inverno!
Tornando a casa, l'Indiano
trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per
curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andare a
cercare un sacerdote. All'alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia
verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile
fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, la vede
venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare
non appena avrà trovato un sacerdote per dare l'olio santo allo zio. «Figliolo
caro, replica l'Apparizione, non affliggerti per la malattia di tuo zio, perché
egli non morirà. Ti assicuro che guarirà... Va’ fin in cima alla collina, cogli
i fiori che ci vedrai e portameli». Arrivato in cima, l'Indiano è
stupefatto di trovarvi un gran numero di fiori sbocciati, rose di Castiglia,
che spandono un profumo quanto mai soave. In questa stagione invernale,
infatti, il freddo non lascia sussistere nulla, ed il luogo è troppo arido per
permettere la coltura dei fiori. Juan Diego coglie le rose, le deposita nel
mantello, o tilma, poi ridiscende dalla collina. «Figlio caro, dice la Signora,
questi fiori sono il segno che darai al vescovo... Questo lo disporrà a
costruire il tempio che gli ho chiesto». Juan Diego corre al vescovado.
Quando arriva, i domestici
lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e
incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo,
il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare
immediatamente. L'Indiano racconta la sua avventura, apre la tilma e lascia
sparpagliarsi per terra i fiori ancora brillanti di rugiada. Con le lacrime
agli occhi, Monsignor Zumárraga cade in ginocchio, ammirando le rose del suo
paese. Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza. I
dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza
incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo
oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle
apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo
zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta
all'ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote. Racconta: «L'ho
vista anch'io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga
un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria
di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perché». Il nome di Guadalupe è ben noto
agli Spagnoli, poiché esiste nel loro paese un antichissimo santuario
consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.
La notizia del miracolo si
sparge rapidamente; in poco tempo, Juan Diego diventa popolare: «Accrescerò la
tua fama», gli aveva detto Maria; ma l'Indiano rimane sempre altrettanto umile.
Per facilitare la contemplazione dell'Immagine, Monsignor Zumárraga fa
trasportare la tilma nella cattedrale. Poi intraprende la costruzione di una
chiesetta e di un eremo, per Juan Diego, sulla collina delle apparizioni. Il 25
dicembre seguente, il vescovo consacra la cattedrale alla Santissima Vergine,
al fine di ringraziarla per i favori insigni di cui Ella ha ricolmato la
diocesi; poi, in una magnifica processione, l'Immagine miracolosa viene portata
verso il santuario di Tepeyac, che è appena stato ultimato. Per manifestare la
loro gioia, gli Indiani tirano frecce. Una di esse, lanciata senza precauzioni,
trafigge la gola di uno dei presenti che cade a terra, ferito mortalmente.
Subentra un silenzio impressionante ed una supplica intensa sale verso la Madre
di Dio. Improvvisamente, il ferito, che è stato depositato ai piedi
dell'Immagine miracolosa, riprende i sensi e si rialza, pieno di vigore.
L'entusiasmo della folla è al colmo.
Milioni d'Indiani diventati Cristiani
Juan Diego si sistema nel
piccolo eremo e veglia alla manutenzione ed alla pulizia del luogo. La sua vita
rimane molto modesta: coltiva con cura un campo messo a sua disposizione presso
il santuario. Riceve i pellegrini, sempre più numerosi, parlando loro con molto
piacere della Santa Vergine e raccontando senza stancarsi i particolari delle
apparizioni. Gli vengono affidate intenzioni di preghiere di ogni genere.
Ascolta, compatisce, conforta. Passa una gran parte del suo tempo libero in
contemplazione davanti all'immagine della sua Signora; i suoi progressi sulla
via della santità sono rapidi. Un giorno dopo l'altro, compie la sua missione
di testimone, fino alla morte che avverrà il 9 dicembre 1548, diciassette anni
dopo la prima apparizione.
Quando gli Indiani appresero
la notizia delle apparizioni di Nostra Signora, si sparsero fra loro un
entusiasmo ed una gioia indicibili. Rinunciando agli idoli, alle superstizioni,
ai sacrifici umani ed alla poligamia, molti chiesero il Battesimo. Nei nove
anni che seguirono le apparizioni, nove milioni di loro furono convertiti alla
fede cristiana, vale a dire 3000 al giorno!
I particolari dell'Immagine
di Maria colpiscono profondamente gli Indiani: quella donna è più grande del
“dio-sole”, poiché appare in piedi davanti al sole; supera il “dio-luna”,
poiché tiene la luna sotto ai suoi piedi; non è più di questo mondo, poiché è
circondata di nuvole ed è tenuta al di sopra del mondo da un angelo; le mani
giunte la mostrano in preghiera, il che significa che c'è qualcuno di più
grande di lei...
Ma, ancora oggi, il mistero
dell'Immagine miracolosa è grande. La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con
fibre di cactus, porta l'Immagine sacra di un'altezza di 1,43 m. Il viso della
Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi
hanno un'intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra
sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un'Indiana meticcia, è
incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta.
Un'ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la
copre fino ai piedi. Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d'oro
e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui
brillano raggi d'oro.
La conservazione della
tilma, dal 1531 ad oggi, rimane inspiegabile. In capo a più di quattro secoli,
la stoffa, di qualità mediocre, conserva la stessa freschezza, la stessa
vivacità di toni che aveva in origine. In confronto, una copia dell'Immagine di
Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e
conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è
completamente degradata in pochi anni. All'inizio del secolo XX, periodo
doloroso di rivoluzioni per il Messico, una carica di dinamite fu depositata da
miscredenti sotto l'Immagine, in un vaso pieno di fiori. L'esplosione ha
distrutto i gradini di marmo dell'altare maggiore, i candelabri, tutti i
portafiori; il marmo dell'altare fu fatto a pezzi, il Cristo di ottone del
tabernacolo si piegò in due. I vetri della maggior parte delle case circostanti
la basilica si ruppero, ma quello che proteggeva l'Immagine non fu nemmeno
incrinato; l'Immagine rimase intatta.
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