«Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?». Senti e vivi il Signore vicino? È chiaro che solo in paradiso lo vedremo così come egli è. Ma se frequenti la Chiesa da anni dovresti sapere come si riconosce la presenza e la volontà del Signore. Per questo bisogna anche essere attenti e non assorbiti da altro.
San Giacomo ci sprona invece ad essere “poietài”, “facitori”, “esecutori della parola". San Francesco diceva: “ognuno sa quanto fa”. Infatti è nella fatica del mettere in pratica che si ottiene umiltà, ma non solo: si entra nello spessore della Parola, nella sua ricchezza e gioia, e chi fa questo “troverà la sua felicità nel praticarla" (Gc 1,25).
Entriamo nella gioia della Parola, nella comunione reale con Dio attraverso l’accoglienza della Parola "piantata" in noi perché può portarci alla salvezza. C'è un prezzo nel dire la verità, annunciare la Parola, c'è un prezzo nel metterla in pratica, ma il prezzo del tacere, del non metterla in pratica con tutta la buona volontà è molto più alto. Il peso peggiore per l’uomo è la cattiva coscienza, dice uno psichiatra francese. E aggiunge che la formula della felicità si riassume in poche parole: “grazie, ti perdono” (El psiquiatra Megglé tiene la fórmula de la felicidad: «Se resume en dos palabras: gracias y perdón» - ReL). Da cristiani rendiamo grazie innanzitutto a Dio e riceviamo il suo perdono.
Purtroppo molti si accontentano di pratiche esterne, di formule e tradizioni religiose, di chiedere le grazie e il cambiamento degli altri invece del proprio. È più facile fare molte cose anche complicate sulla spiaggia che semplicemente inoltrarsi nel mare. Viviamo sotto lo sguardo di Dio che ci ama e non ci condanna ma ci porta e riporta sulla via della vita. Padre Pio diceva che la sua devozione preferita era lo sguardo di Gesù! Papa Francesco invita spesso a fermarsi e lasciarsi guardare da Gesù. È lui che scioglie i nodi del nostro cuore: “impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”.
Dal libro del Deuteronòmio Dt 4,1-2.6-8
Mosè parlò al popolo dicendo: