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venerdì 19 luglio 2024

CRISTO È RISORTO! COSA SIGNIFICA PROCLAMARE? (Post del 19-07-2024)

Cristo è risorto!



Proclamare. Che significa? Consultiamo la Treccani. Proclamare - Significato ed etimologia - Vocabolario - Treccani

Secondo la Treccani, proclamare significa nel linguaggio della Chiesa, leggere ad alta voce dall’ambone il Vangelo o passi delle Scritture durante una celebrazione liturgica.

Ma come si legge quando si proclama?

Il senso originario di questa parola viene dal latino “proclamare”, composto di pro- «davanti» e clamare «gridare». Quindi proclamare significa “gridare” un messaggio davanti a qualcuno, ad un’Assemblea di fedeli. Ossia, annunciare, dichiarare in forma ufficiale e solenne. Per esempio: proclamare un editto; proclamare la vittoria; proclamare la fine di un regime.

Non si proclama in forma confidenziale. Proclamare è sempre una dichiarazione pubblica e solenne! Chi si proclama innocente alzerà istintivamente la voce e articolerà le parole affinché tutti possano sentirlo distintamente!

Si può dare tutta l’attenzione alla correttezza della dizione, perché aiuta, ma se manca l’aspetto proprio della proclamazione non c'è più la proclamazione. Ora la Parola di Dio nell’Assemblea deve essere proclamata. È più importante proclamare che leggere con una dizione perfetta, anche se le due cose si completano. Questo per vari motivi. 

Come si fa a credere che Dio stesso mi manda a portare la sua Parola che vuole cambiare radicalmente la vita delle persone che ha convocato e non proclamare questo messaggio?

La solennità del messaggio e del momento nell’Assemblea sacra, farà sì che alzerò la voce, uscirò da me stesso per questo servizio, e rallenterò nel consegnare il messaggio, non avrò paura di fare qualche breve pausa nella lettura. Questi aspetti favoriranno automaticamente una dizione più chiara e una comprensione migliore per gli ascoltatori. Il lettore che sa che dovrà leggere deve preparare il testo prima. Ma il proclamare con la dovuta calma lo aiuterà durante la  proclamazione stessa a comprendere bene le parole più difficili, la punteggiatura e il senso delle frasi, a  poter alzare lo sguardo verso l’Assemblea: questo ultimo aspetto favorisce la comprensione per l’Assemblea e crea un legame con essa. Un trucco semplice che può aiutare a realizzare quanto abbiamo detto finora: leggo-proclamo con l’intenzione di mettere le mie parole nell’orecchio di colui che sta più lontano, proprio in fondo alla chiesa, alla sala. 

Ogni lettura della Parola di Dio nell’Assemblea è un kerigma. È un annuncio di salvezza. Non dici a qualcuno che sta morendo di una malattia incurabile: “c'è una nuova terapia che ti salverà la vita”, in modo biascicato, incomprensibile. E se inciampi dall'emozione, ricominci senza vergogna, perché è troppo importante che quello capisca bene il messaggio che gli può salvare la vita. Nell’Assemblea c'è sicuramente qualcuno che sta morendo, qualcuno che ha sete di una Parola per risorgere.

Cura anche l’atteggiamento del corpo. Sali sull’ambone, mettiti in posizione, eventualmente aggiusti il microfono, guarda l’Assemblea, magari con un sorriso… DOPO proclamerai.

Quando hai finito, una breve pausa, poi annuncia forte: Parola di Dio!, aspetta la risposta dell’ Assemblea e solo dopo che l’Assemblea avrà risposto al suo Signore, DOPO comincerai a girarti per lasciare l’ambone.

Abbi rispetto del Signore di cui proclami l’Annuncio di Salvezza, abbi rispetto di te stesso che sei il suo Ambasciatore, abbi rispetto dell’Assemblea dei Santificati dal Sangue di Cristo che sta davanti a te. 


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