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giovedì 18 luglio 2024

BASTA LA SENSIBILITÀ PER DISTINGUERE IL BENE DAL MALE? / Riflessioni sulle posizioni di M. Hack (post del 18-07-2024).

Margherita Hack, 1922 - 2013.

Ogni tanto qualcuno, anche chi si dichiara credente, condivide una frase di Margherita Hack che suona così: 

 "Non c'è bisogno di una religione che ti dica cosa sia giusto o sbagliato fare. Se non sai distinguere il bene dal male non è la religione che ti manca ma la sensibilità (oppure “la coscienza”, in altre versioni)".

Come non vedere che questa frase è illogica e inaccettabile per un credente? La sensibilità e la coscienza sono elementi centrali del cammino spirituale dell’uomo! Un credente senza sensibilità è una persona che non progredisce, "uccide" se stesso e probabilmente gli altri. Scrive san Paolo: "Dio ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita." (2 Corinzi 3,6) Ma da sole, sensibilità e coscienza non bastano. Soltanto appoggiandosi su valori oggettivi si può evitare di cadere nel soggettivismo, cioè fare di sé stessi e della propria esperienza il valore assoluto attraverso il quale giudicare tutto e tutti. E quando si assolutizza la propria sensibilità, si può benissimo anche regredire. Troppe persone hanno del cammino morale una concezione sentimentale che inizia con la visione ingenua di un mondo bello e senza peccato, che ricompensa sempre il bene col bene, poi scoprono la durezza della vita, l’egoismo degli altri e si chiudono, si ripiegano su sé stessi cercando di costruirsi un mondo di relazioni solo gratificanti. Diventano così sempre più egoisti e chiaramente in genere non riescono ad avere solo relazioni e situazioni gratificanti e diventano persone amare. Altre volte la sensibilità fa vedere la propria imperfezione e senza il valore della fede, della fiducia in Dio, si giunge alla disperazione talvolta devastante. Ma soprattutto la sola sensibilità porta a negare ogni valore oggettivo. Margherita Hack oltre a predicare l’ateismo ha sostenuto delle posizioni etiche contrarie alla verità umana come l'aborto e il gender e al Vangelo come l'eutanasia. Eppure lei era una donna generosa, calorosa, rispettosa delle persone che incontrava. Oggi vediamo invece che molti tentano di imporre a tutti le loro posizioni soggettive. Assistiamo a ciò che Papa Benedetto chiamava la "dittatura del relativismo". 

Ma la posizione della Hack è illogica anche per un non credente. Chiediamoci: si può essere uno scienziato solo con la sensibilità, senza una formazione al rigore, alla ricerca di misure oggettive, al confronto onesto con la realtà al di là della propria sensibilità? Uno riuscirà ad acquisire solo le basi della scienza, un altro farà progressi più grandi, ma tutti devono concordare sulla verità oggettiva delle loro scoperte. Si può dire lo stesso nel campo solo tecnico: andrebbe bene un medico o un meccanico, ecc... senza formazione oggettiva ma solo dotato di sensibilità? Immagino un meccanico empatico, sensibile, ma che non sa nulla di meccanica. Sarebbe un disastro. Allo stesso modo nel campo morale, la soggettività pura porta solo al rinchiudersi di ognuno sulle proprie posizioni che sono quasi sempre influenzate anche dal proprio interesse egoistico. Invece l’uomo è chiamato a scoprire i valori oggettivi del bene e del male, e a perfezionarsi in essi. In questo l'autorità della Rivelazione è un aiuto straordinario per conoscere in modo sicuro la verità e appoggiarsi su di essa per convertirsi. 

Anche su un piano soltanto umano (per chi crede che le religioni le hanno fatte gli uomini) è totalmente illogico pensare che io, singolo, possa avere la pienezza della conoscenza del bene e del male, più di una tradizione religiosa che mi propone il frutto, purificato, della riflessione e dell'esperienza di generazioni di sinceri ricercatori del vero, del bello, del giusto. Quindi anche solo a livello umano ho bisogno di confrontarmi con una tradizione religiosa. Certo, non tutte le religioni sono uguali, e dopo un cammino di ricerca sono arrivato all'incontro con Cristo, per cui sono cristiano e mi lascio guidare dal Vangelo.

Sembra, da quello che ho letto, che verso la fine della sua vita, la Hack abbia scoperto ciò che poteva già scoprire al liceo. Avrebbe detto: "La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c'è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c'è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse, tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati". Spero tantissimo per lei, come per me, che sia infinitamente felice oggi nell'abbraccio della misericordia di Dio.

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