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domenica 14 luglio 2024

COSA DICEVA GIÀ IL PROF. RATZINGER SUL FUTURO DELLA CHIESA NEL 1959!


Qualcuno cita l’allora prof. Ratzinger quando parlava del futuro della Chiesa nel periodo appena precedente e successivo al Concilio Vaticano II. Ma frasi estrapolate possono fargli dire il contrario di quanto voleva dire. Infatti la riduzione di numero dei membri nella Chiesa viene spesso usato da gruppi tradizionalisti che rifiutano il Concilio per giustificarsi come "piccolo resto", unici rimasti fedeli alla "Vera Chiesa". Ora è da notare che le idee sulla Chiesa del futuro di Ratzinger sono quelle che lo hanno portato nel 1974 ad appoggiare l'introduzione del Cammino Neocatecumenale in Germania e Austria. Riassumo parte di una sua conferenza del 1959 (1959 !). Per il testo completo ecco il link: 
I nuovi pagani e la Chiesa - Alleanza CattolicaÈ di interesse particolare la parte finale sulla salvezza dei pagani che non ho riassunto.

Il prof Ratzinger nota che l’Europa è cristiana solo apparentemente, con battezzati che sono in realtà pagani, non cristiani. Il processo inarrestabile di scristianizzazione interna della Chiesa inizia nel ‘700 con i Lumi che mettono la ragione umana al di sopra dell’autorità della rivelazione: non è vero ciò che insegna la Chiesa ma ciò che insegna la scienza, il grande pensatore, o ciò che io vedo giusto (Kiko sulla religiosità naturale: l’uomo battezzato ma non evangelizzato si rapporta alla Madonna, a simboli, parole, segni cristiani come i pagani ai loro idoli.).  

La Cristianità, cioè Società e Stato che si confondono con la Chiesa, è già finita. Non scoraggiare né rigettare chi, in buona fede, si sente cristiano e riceve i sacramenti, pur non avendo incontrato Cristo risorto. Ma i sacramenti senza fede non hanno senso. Ratzinger chiama il paganesimo intraecclesiale : “tentazione propria del cristiano”, «abominio della devastazione nel luogo santo» (Mc. 13,14)! 

Essere cristiani implica credere tutto ciò che la Chiesa professa ed essere praticanti. Chi non pratica, già non fa propria tutta la fede della Chiesa. Essere cristiani nasce da una decisione spirituale del singolo per la fede, un atto libero di conversione (non si nasce cristiani ma lo si diventa), e la fede nella grazia di Dio rivelatasi in Cristo. La Chiesa è una comunità di graziati, separati da chi alla grazia ha resistito. Solo come comunità di convinzione, la Chiesa recupera la sua serietà. 

Dio offre nei sacramenti la sua salvezza a tutta l’umanità; invita cordialmente tutti al suo banchetto e la Chiesa deve continuare a porgere questo invito; ma non è Dio ad avere bisogno degli uomini, ma gli uomini di Dio. Non faccio un favore alla Chiesa o al parroco ricevendo i sacramenti, sono i sacramenti il favore che Dio fa a me. Non si tratta dunque di negoziare i sacramenti in modo rigido o moderato, ma piuttosto di condurre ad una convinzione a partire dalla quale l’uomo riconosce i sacramenti come grazia. La convinzione e la grazia hanno il primato sui sacramenti. 

La Chiesa dovrà smantellare pezzo per pezzo la sua apparente sovrapposizione con il mondo per tornare ad essere quello che è: comunità dei credenti. Allora la sua energia missionaria non potrà che crescere: solo quando smette di essere un qualcosa di scontato e a buon mercato, solo allora incomincia a mostrare quello che è e a raggiungere l’orecchio dei nuovi pagani con il suo messaggio. Quei pagani che finora vivevano nel­l’illu­sione di non essere dei pagani. Si tratta di un processo, il quale avanza di suo, con o senza la collaborazione della Chiesa, al quale si deve dunque adattare (il tentativo di conservare il Medioevo è senza senso e sarebbe sbagliato non solo da un punto di vista tattico ma sostanziale)..

Nel necessario processo di de-secolarizzazione (de-mondanizzazione direbbero Padre de Lubac e Papa Francesco) della Chiesa bisogna distinguere attentamente tre livelli: il livello sacramentale, quello dell’annuncio della fede e quello delle relazioni personali tra credenti e non credenti. Il livello dei sacramenti (che nei primi secoli si vivevano a porte chiuse) è il livello proprio ed intimo della Chiesa. Esso deve essere liberato da una certa sconsiderata confusione con il mondo, la quale o provoca un’im­pressione di magia oppure degrada il sacramento ad un livello cerimoniale (battesimo-prima comunione-cresima-matrimonio-funerale). Deve essere di nuovo chiaro che i sacramenti senza la fede sono senza senso, e creano per la Chiesa una auto-illusione (c'è ancora molta gente che viene in chiesa) e illude gli uomini (sono a posto). Quanto più la Chiesa si purifica da ciò che non è cristiano, se necessario riducendosi ad un piccolo gregge, tanto più può comprendere il suo compito al secondo livello, quello dell’annuncio della fede. Quando il sacramento è il luogo in cui la Chiesa si chiude - e si deve chiudere contro la non-Chiesa -, allora è la parola il modo e la misura con cui lei continua il gesto di apertura dell’invito al banchetto. Vi sono due modalità di annuncio: la praedicatio ordinaria che è una parte della liturgia domenicale, e l’annuncio missionario che può essere attuato in cicli propri. La parola all’interno della liturgia può essere breve, perché non deve annunciare niente di nuovo, ma solo introdurre di nuovo nell’u­nico mistero della fede, il quale è già accolto e approvato. L’annun­cio missionario invece dovrebbe rendere di nuovo accessibile in modo comprensibile la costruzione d’insieme della fede o di sue parti essenziali per l’uomo di oggi. Qui però il raggio d’azione non può essere mai dilatato a sufficienza. Sul piano delle relazioni personali poi dovrebbe naturalmente essere ricostruita a poco a poco tra i credenti la fraternità dei comunicanti, i quali si sentono uniti anche nella loro vita privata per il fatto della loro comune partecipazione alla mensa del Signore. In modo tale da poter contare l’uno sull’altro in caso di necessità, come una vera comunità familiare. Questa familiarità, che c'è nei gruppi settari e che attira molti a farne parte, deve esistere tra coloro che ricevono veramente lo stesso sacramento. Con “quelli di fuori” invece, il cristiano non deve fare proselitismo, ma deve essere piuttosto un uomo gioioso in mezzo agli altri, un prossimo là dove non può essere un fratello cristiano. 

Riassumendo: la Chiesa ha dapprima realizzato il cambiamento di struttura da piccolo gregge a Chiesa mondiale. Dal Medioevo in poi si è identificata in Occidente con il mondo. Oggi questa identificazione è solo un'apparen­za, che nasconde la vera natura della Chiesa e ostacola la sua necessaria attività missionaria. Così dovrà a breve, realizzarsi un cambiamento di struttura che da interiore diventa anche esteriore, ridiventando un pusillus grex (piccolo gregge). La Chiesa deve quindi: non dare i sacramenti a tutti senza discernimento; rilanciare l’annuncio missionario; il cristiano deve riscoprire la fraternità tra i cristiani e nello stesso tempo dimostrare la sua prossimità al prossimo non credente in modo veramente umano e in questo modo profondamente cristiano.



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