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venerdì 19 aprile 2024

PERCHÉ QUEST'ANNO GLI EBREI CELEBRANO LA PASQUA DOPO DI NOI?



Gli ebrei celebrano la prima Cena di Pasqua (Pesach) il 14 di Nissan, giorno del plenilunio. Noi cristiani celebriamo abitualmente dopo di loro perché lo facciamo sempre la domenica dopo il plenilunio di primavera. Ma gli ebrei avendo un calendario lunare, 
per riequilibrarlo con le stagioni, intelligentemente, ogni 4 anni, dopo il mese di Adar, aggiungono un mese, Adar Shenì o secondo Adar. I mesi ebraici sono : Tishrì (può cadere tra settembre ed ottobre), Cheshvàn (tra ottobre e novembre), Kislèv (tra novembre e dicembre), Tevèth (tra dicembre e gennaio), Shevàt (tra gennaio e febbraio), Adàr (tra febbraio e marzo), (Veadar o Adar Shenì - secondo Adar), Nissàn (tra marzo e aprile), Iyàr (tra aprile e maggio), Sivàn (tra maggio e giugno), Tamùz (tra giugno e luglio), Av (tra luglio e agosto), Elùl (tra agosto e settembre). 

Quindi la Pasqua ebraica 2024 cade quest’anno al tramonto del 22 aprile (lunedì) fino al tramonto del 30 aprile (martedì) con obbligo di mangiare solo azzimi in quei giorni.

Viviamo in comunione speciale di preghiera con gli ebrei in questo tempo, e leggiamo con interesse e partecipazione, senza giudizi frettolosi, ciò che il rabbino Di Segni scrive. Il Signore doni Pace a Gerusalemme e a tutti figli di Abramo.  E chi non discute e litiga su questi temi non sta vivendo appieno la festa di Pesach che per definizione è il momento in cui si fanno domande e si cerca di rispondere".


PESACH 5784 Che differenza c’è tra questo Pesach e tutti gli altri?

Sappiamo tutti qual è l’importanza di Pesach e come questa festa sia l’occasione per ricordare la nostra storia, le nostre origini, per ritrovarsi in famiglia e con amici. Le regole di Pesach sono impegnative, tra pulizie, alimentazione speciale, organizzazione dei sedarìm (plurale di sèder). Per quanto siano differenti i modi di rapportarsi alle tradizioni, da chi è strettamente rigoroso e attento a tutti i dettagli a chi si limita a mangiare un pezzettino di azzima, Pesach fa parte dell’identità ebraica e la sua celebrazione fa vibrare in tantissimi ebrei, anche i più lontani, qualche corda.

La letteratura e la memorialistica di argomento ebraico, in tutte le lingue, italiano compreso, che è un fiume in piena inarrestabile, è ricca di ricordi e riferimenti a Pesach. Si potrebbe scrivere un libro-antologia raccogliendo tutte le testimonianze e le narrazioni di come si svolgeva la cena del sèder.

Come quella di una grande famiglia in cui si invitavano tutti, osservanti e non osservanti, e c’era il parente che ogni anno, puntualmente, a un certo punto della lettura della haggadah, quando si parlava delle piaghe e delle punizioni sull’Egitto non si tratteneva e cominciava un’invettiva contro la crudeltà di quel racconto e non poteva ammettere una religione in cui si parlasse così della sorte del nemico. E si tratta di episodi vissuti in una famiglia ebraica italiana emancipata, ben antecedenti la shoà.

Mentre scrivo queste righe la guerra in Israele è ancora in corso e spero che si potranno leggere a guerra finita. In ogni caso Pesach di questo anno sarà diverso per quello che è successo. Tanto da chiederci, riprendendo la domanda iniziale della haggadà, "ma nishtanà?", che differenza c’è tra questo Pesach e tutti gli altri? Non è certo la prima volta che viviamo un periodo in cui la nostra vita è minacciata e si solleva un’ondata di incomprensione, per dirla in modo pacato, nei confronti del mondo ebraico. Ma è anche un periodo nel quale siamo stati testimoni di una reazione ebraica di sentire comune, di riscoperta di unità al di sopra di divisioni sempre laceranti; una risposta non tanto scontata e per certi aspetti sorprendente.

Questo Pesach sarà diverso ma anche uguale perché ci costringerà a capire i messaggi che si trasmettono nelle letture e nelle prescrizioni rituali. Se a qualcuno non piace la storia degli egiziani affogati nel mare, saprà dai midrashìm che anche gli angeli al servizio divino avevano fatto una silenziosa protesta per quello che succedeva. E chi non discute e litiga su questi temi non sta vivendo appieno la festa di Pesach che per definizione è il momento in cui si fanno domande e si cerca di rispondere.

Attraverso questi meccanismi dovremo riuscire a capire molte cose; che una storia di 35 secoli fa ha ancora per noi un senso fondamentale, che gli insegnamenti e gli obblighi della tradizione hanno un valore profondo e attuale e che nella complessa identità ebraica non c’è solo la tristezza della persecuzione, ma la gioia della liberazione che celebriamo a Pesach.

“In ogni generazione si ergono contro di noi per distruggerci, ma il Signore, che sia benedetto, ci salva dalle loro mani”.

 Rav Riccardo Shemuel Di Segni


Tutto il libretto, molto interessante, con le istruzioni per la Pasqua si trova a questo link: inserto-Pesach24.pdf

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