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giovedì 4 aprile 2024

LE RADICI DELLA GIOIA CRISTIANA: LA PERFETTA LETIZIA (FF 1836).




Oggi sono vent'anni dell'inaugurazione della Casa della Gioia, ex casa dei Padri Bianchi a Via Padreterno a Marano, comprata dalla parrocchia di san Castrese per farne un centro giovanile, che ha vissuto moltissimi usi e attività parrocchiali. In questo mese di Aprile ci saranno molteplici eventi per celebrare questo anniversario. Ieri il prof. don Antonio Pitta è venuto a parlarci da biblista delle radici della Gioia Cristiana, aiutandoci a comprendere che è frutto della comunione con Dio, dell'azione dello Spirito Santo nella vita e nell'anima dei credenti. Voglio scrivere vari post su    questo ma comincio subito con il grande maestro, san Francesco. Anche se i Fioretti non sono Cronache totalmente sicure sul piano storico, colgono bene lo spirito del Poverello d'Assisi. E c'è proprio un episodio famoso, quello della "Perfetta Letizia" che esprime in modo poetico ma fedelissimo alla Bibbia, sia varie situazioni ingannevoli di falsa gioia o almeno di gioia imperfetta che un esempio folgorante di "Perfetta Letizia". A Laude de Christo e de santo Francesco!


CAPITOLO VIII

Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.

1836 Venendo una volta santo Francesco da Perugia a santa Maria degli Angioli con frate Lione a tempo di verno, e'l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: « Frate Lione, avvegnadiochè li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione, nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia ». E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: « O frate Lione, benchè il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti, iscacci le dimonia, renda l' udire alli sordi e l'andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch'è maggiore cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia ». E andando un poco, santo Francesco grida forte: « O frate Lione, se 'l frate Minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sì che sapesse profetare e rivelare, non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e delli uomini; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia ». Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: « O frate Lione, pecorella di Dio, benchè il frate Minore parli con lingua d'Agnolo e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e de' pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia ». E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: « O frate Lione, benchè'l frate Minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl'infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia ».

 E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione con grande ammirazione il domandò e disse: « Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia ». E santo Francesco si gli rispuose: « Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti  di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e 'l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de' vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi ch' andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via; e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all' acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilemente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, chè qui non mangerete voi, nè albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l' amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più candolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l'Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l' hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l' avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell'afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l'Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo >>.

 A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


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