Visualizzazioni totali

venerdì 7 aprile 2023

VENERDÌ SANTO E VERITÀ DELL'UOMO / Lettera pastorale dei Vescovi Scandinavi sulla sessualità umana.

Duomo di Orvieto, Creazione della Donna.

Siamo il Venerdì Santo. Il primo venerdì della Storia, o sesto giorno, secondo il racconto della Genesi Dio creò l’uomo e la donna a sua immagine; maschio e femmina. Dio li benedisse e Dio disse loro:  "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra … Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.” E avendo concluso la sua opera, Dio cessò, e si riposò, santificando il giorno di Sabato. 

L'Uomo Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, servo di Dio, sostenuto dal Padre, fa ritornare la Creazione al suo Creatore, senza ruga né macchia. Egli ristabilisce l’opera di Dio come era “in principio”, anzi, elevandola e facendo sedere l’uomo nei cieli alla destra del Padre. Faticò sei giorni e il sesto giorno concluse la sua opera mostrandoci l’Uomo nuovo che ha il potere di amare fino alla fine anche sulla croce, ed entrò nel riposo del Sabato. Riprenderà la sua corsa nell’ottavo giorno, giorno senza tramonto, giorno della Risurrezione, guidando l’Umanità ad accogliere pienamente il Regno di Dio.  

In questo momento così difficile in cui vengono contestati, anche all’interno di larghe frange della Chiesa, il disegno originale di Dio e la Tradizione costante della Chiesa, con atti di chiara ribellione contro il Magistero attuale del Papa, ecco che la bella lettera dei vescovi cattolici scandinavi (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Islanda) viene a illuminarci sul disegno divino della sessualità umana. La sua lettura è molto opportuna proprio in questo giorno. 


CONFERENTIA EPISCOPALIS SCANDIÆ  (NBK Lettera pastorale quaresima 2023 IT)

Lettera pastorale sulla sessualità umana    5a domenica della quaresima 2023

Cari fratelli e sorelle,

I quaranta giorni di Quaresima sono un richiamo ai quaranta giorni in cui Cristo digiunò nel deserto. Ma non solo. Nella storia della salvezza, i tempi di quaranta giorni segnano varie tappe nell’opera della redenzione portata avanti da Dio e che continua ancor oggi. Un primo intervento ebbe luogo ai giorni di Noè. Avendo visto la rovina operata dall’uomo, il Signore sottopose la terra a un battesimo purificatorio. ‘Cadde la 1 pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti’. Da qui un nuovo inizio. 2  Quando Noè e i suoi parenti tornarono in un mondo ripulito dall’acqua, Dio fece il suo primo patto con ‘ogni carne’. Promise che mai più il diluvio avrebbe distrutto la terra.

Agli uomini chiese giustizia: onorare Dio, costruire la pace, essere fecondi. Siamo chiamati a vivere beati sulla terra, a trovare gioia gli uni negli altri. Il nostro potenziale è meraviglioso finché ricordiamo chi siamo: ‘perché a immagine di Dio, Egli ha fatto l’uomo’. Siamo chiamati a dare compimento a questa immagine attraverso le scelte di vita 3 che facciamo. Per ratificare la sua alleanza, Dio pose un segno nel cielo: ‘Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando apparirà l’arco sulle nubi, io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra’.4

Il segno dell’alleanza, l’arcobaleno, oggi è rivendicato come simbolo di un movimento allo stesso tempo politico e culturale. Riconosciamo quanto c’è di nobile nelle aspirazioni di questo movimento. Le condividiamo nella misura in cui parlano della dignità di tutti gli esseri umani e del loro desiderio di visibilità. La Chiesa condanna ogni  ingiusta discriminazione, qualunque sia, anche quella che si fonda sul genere o sull’orientamento sessuale. Dissentiamo da esso, tuttavia, quando il movimento propone una visione della natura umana che astrae dall’integrità incarnata della persona, come se il sesso fosse qualcosa di accidentale. E ci opponiamo quando tale visione viene imposta ai bambini come una verità provata e non un’ipotesi ardita, e imposta ai minori come un pesante carico di autodeterminazione al quale non sono preparati. È curioso: la nostra società tanto preoccupata per il corpo, di fatto lo prende alla leggera, rifiutando di vedere il corpo come segno di identità, e supponendo di conseguenza che l’unica individualità sia quella prodotta dall’autopercezione soggettiva, costruendo noi stessi a nostra immagine.

Quando professiamo che Dio ci ha fatti a sua immagine, questa non si riferisce solo all’anima. Appartiene misteriosamente anche al corpo. Per noi cristiani il corpo è legato intrinsecamente alla personalità. Noi crediamo alla risurrezione del corpo. Naturalmente, ‘saremo tutti trasformati’. Cosa sarà il nostro corpo nell’eternità è difficile immaginarlo. 5

Crediamo nell’autorità biblica, fondata sulla tradizione, che l’unità di mente, anima e corpo durerà per sempre. Nell’eternità saremo riconoscibili per quello che già ora siamo, però gli aspetti conflittuali che ancora impediscono lo sviluppo armonioso del nostro vero sé saranno stati risolti.

‘Per grazia di Dio sono quello che sono’. San Paolo ha dovuto lottare con se stesso 6 per fare in fede questa affermazione. Così, abbastanza spesso, anche noi. Siamo consapevoli di tutto ciò che non siamo; ci concentriamo sui doni che non abbiamo ricevuto, sull’affetto o sull’affermazione che manca nella nostra vita. Queste cose ci rattristano. Vogliamo rimediare. A volte è ragionevole. Spesso è inutile. Il cammino dell’accettazione di noi stessi passa attraverso il nostro impegno con ciò che è reale. La realtà della nostra vita abbraccia le nostre contraddizioni e ferite. La Bibbia e le vite dei santi mostrano che le nostre ferite possono, per grazia, diventare fonti di guarigione per noi stessi e per gli altri.

L’immagine di Dio nella natura umana si manifesta nella complementarietà del maschile e del femminile. L’uomo e la donna sono creati l’uno per l’altra: il comandamento di essere fecondi dipende da questa reciprocità, santificata nell’unione nuziale. Nella Scrittura, il matrimonio dell’uomo e della donna diventa immagine della comunione di Dio con l’umanità, che sarà perfetta nelle nozze dell’Agnello alla fine della storia. Non 7 significa che tale unione, per noi, sia facile o indolore. Ad alcuni sembra un’opzione impossibile. Ad un livello interiore, l’integrazione di caratteristiche maschili e femminili può essere ardua. La Chiesa lo riconosce. Desidera abbracciare e consolare tutti coloro che vivono con difficoltà questa problematica.

Come vostri vescovi vogliamo sottolineare che siamo qui per tutti, per accompagnare tutti. Il desiderio di amore e la ricerca di un’integrazione sessuale tocca intimamente gli esseri umani. Sotto questo aspetto siamo vulnerabili. Ci vuole pazienza nel cammino verso l’integrazione — e gioia per ogni passo ulteriore. C’è già, per esempio, un enorme salto di qualità nel passare dalla promiscuità alla fedeltà, indipendentemente dal fatto che la relazione stabile corrisponda pienamente o meno all’ordine oggettivo di un’unione nuziale sacramentalmente benedetta. Ogni ricerca di integrazione è degna di rispetto, merita incoraggiamento. La crescita in saggezza e virtù ha uno sviluppo organico.

Avviene gradualmente. Allo stesso tempo la crescita, per dare buoni risultati (o per essere feconda), deve procedere verso una meta. La nostra missione e il nostro compito di vescovi è indicare il cammino pacificante e vivificante dei comandamenti di Cristo, stretto all’inizio, ma che si dilata man mano che avanziamo. Mancheremmo nei vostri confronti se offrissimo di meno. Non siamo stati ordinati per predicare nostre piccole nozioni.

Nell’ospitale fraternità della Chiesa c’è posto per tutti. La Chiesa, dice un antico testo, è ‘la misericordia di Dio che scende sugli uomini’. Questa misericordia non esclude 8 nessuno, ma stabilisce un alto ideale. L’ideale è enunciato nei comandamenti, che ci aiutano a crescere rispetto a concezioni di sé troppo anguste. Siamo chiamati a diventare donne e uomini nuovi. In tutti noi ci sono elementi caotici che vanno messi in ordine. La comunione sacramentale presuppone un consenso coerentemente vissuto alle condizioni poste dall’alleanza sigillata nel sangue di Cristo. Può accadere che le circostanze rendano impossibile ad un cattolico ricevere i sacramenti per un certo periodo. Non è per questo che cessa di essere membro della Chiesa. L’esperienza d’esilio interiore abbracciato nella fede può portare ad un più profondo senso di appartenenza. Nelle Scritture gli esili spesso ci rivelano questo. Ognuno di noi ha un esodo da fare, ma non camminiamo soli.

Il segno della prima alleanza di Dio ci circonda anche nei momenti di prova. Ci chiama a cercare il senso della nostra esistenza, non tanto nei frammenti di luce dell’arcobaleno, ma nella fonte divina dello spettro pieno e meraviglioso che è di Dio e che ci chiama ad essere simili a Dio. Come discepoli di Cristo, immagine di Dio , non 9 possiamo ridurre il segno dell’arcobaleno a qualcosa di meno del patto vivificante tra il Creatore e la creazione. Dio ci ha conferito ‘beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventassimo per loro mezzo partecipi della natura divina’. L'immagine 10 di Dio impressa nel nostro essere richiama la santificazione in Cristo. Qualsiasi considerazione del desiderio umano che ponga l’asticella più in basso di questo è inadeguato da un punto di vista cristiano.

Ora, le nozioni di ciò che significa essere umano, e quindi a essere sessuato sono in divenire. Ciò che oggi è dato per scontato domani può essere rifiutato. Chiunque scommette molto su teorie passeggere rischia di essere assai mortificato. Abbiamo bisogno di radici profonde. Cerchiamo allora di appropriarci dei principi fondamentali dell’antropologia cristiana, mentre ci avviciniamo con amicizia, con rispetto, a coloro che si sentono estranei ad essi. Lo dobbiamo al Signore, a noi stessi e al nostro mondo, per rendere conto di ciò in cui crediamo e del perché crediamo che sia vero.

Molti sono perplessi dall’insegnamento cristiano tradizionale sulla sessualità. A questi offriamo un’amichevole parola di consiglio. Innanzitutto: cercate di familiarizzare con la chiamata e la promessa di Cristo, di conoscerlo meglio attraverso le Scritture e nella preghiera, attraverso la liturgia e lo studio di tutto l’insegnamento della Chiesa, non solo attraverso frammenti presi qua e là. Partecipate alla vita della Chiesa. Così si amplierà l’orizzonte delle domande dalle quali siete partiti, e anche la vostra mente e il vostro cuore.

In secondo luogo, consideriamo i limiti di un discorso puramente laico sulla sessualità. Ha bisogno di essere arricchito. Abbiamo bisogno di termini adeguati per parlare di queste cose importanti. Avremo un contributo prezioso da offrire se recupereremo la natura sacramentale della sessualità nel disegno di Dio, la bellezza della castità cristiana e la gioia dell’amicizia, che mostra quale grande intimità liberatrice si può trovare anche nelle relazioni non sessuali.

Il punto dell’insegnamento della Chiesa non è quello di ridurre l’amore, ma di realizzarlo. Alla fine del prologo, il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 ripete un passo del Catechismo Romano del 1566: ‘Tutta la sostanza della dottrina e dell’insegnamento deve essere orientata alla carità che non avrà mai fine. Infatti sia che si espongano le verità della fede o i motivi della speranza o i doveri dell’attività morale, sempre e in tutto va dato rilievo all'amore di nostro Signore. Così da far comprendere che ogni esercizio di perfetta virtù cristiana non può scaturire se non dall’amore, come nell’ amore ha d’altronde il suo ultimo fine.’ Da questo amore è stato fatto il mondo, e ha preso forma la nostra natura. 11 

Questo amore si è reso manifesto nell’esemplarità di Cristo, nel suo insegnamento, nella sua passione salvifica e nella sua morte. L’amore ha trionfato nella sua gloriosa risurrezione, che celebreremo con gioia durante i cinquanta giorni della Pasqua. La nostra comunità cattolica, dalle molte sfaccettature e dai tanti colori, possa  testimoniare questo amore nella verità.


+Czeslaw Kozon, København — Praeses

+Anders Cardinal Arborelius OCD, Stockholm

+Peter Bürcher, Emeritus Reykjavik

+Bernt Eidsvig Can.Reg., Oslo

+Berislav Grgić, Tromsø

P Marco Pasinato, Ap.Adm. Helsinki

+David Tencer OFMCap, Reykjavik

+Erik Varden OCSO, Trondheim


NOTE:

Genesi 6.5.  

Genesi 7.12.  

Genesi 9.6.  

Genesi 9,13, 16.  

1 Corinzi 15.51 

1 Corinzi 15.10.  

Apocalisse 19.6.  

Dal midrash siriaco del IV secolo La Caverna dei Tesori.  

Col 1.15 

 2 Pietro 1,4 

Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 25; cfr. Catechismo Romano, Prefazione 10; cf. 1 Corinzi 13.8. 11


Nessun commento:

Posta un commento