Canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. |
Secondo il giornale argentino “La Naciòn”, Papa Francesco avrebbe detto che “Giovanni Paolo II è stato santo in vita e lo è formalmente dopo la morte. Nessuno può onestamente dubitare della decenza di Papa Wojtyla”.
Papa Francesco aveva già parlato di illazioni offensive e infondate contro Giovanni Paolo II. Ma la frase riportata da La Naciòn aggiunge un altro elemento di riflessione: Giovanni Paolo II è formalmente santo dopo la morte. Cosa significa? Significa che se qualcosa di sconcio fosse stato presente nella vita di Papa Giovanni Paolo II, sarebbe emerso da tempo e in particolare durante l’iter di canonizzazione!
Ricordiamo allora come la Chiesa Cattolica giunge a dichiarare Beato, poi Santo un suo figlio (prendo a piene mani dal sito del Dicastero dei Santi aggiungendo mie riflessioni: Approfondimenti)
Ci sono varie tappe:
1.Un tempo di 5 anni per comprendere se la “fama di santità” di quel fedele cattolico persiste ancora in modo evidente. La “fama di santità” è l’opinione comune tra la gente che questa persona ha avuto una vita integra, ricca di virtù cristiane. Chi l’ha conosciuto parla dell'esemplarità della sua vita, della sua influenza positiva, della sua fecondità apostolica, della sua morte edificante. Il “sensus fidei”, l’intuito del popolo di Dio è una fonte seria. Eppure per la Chiesa non basta.
2.Infatti, provata la persistente fama di santità tra la gente, può allora iniziare la cosiddetta Fase Diocesana. Da quel momento il fedele cattolico è chiamato Servo di Dio. Un postulatore, appositamente nominato, raccoglie documenti e testimonianze che possano aiutare a ricostruire la vita e la santità del soggetto. Si apre quindi ufficialmente una Inchiesta in Diocesi per verificare l'eroicità delle virtù del candidato, ovvero la disposizione abituale a compiere il bene con fermezza, continuità e senza esitazioni. Occorre cioè dimostrare che il candidato ha praticato le virtù a un livello molto elevato, superiore alla media. In altri casi, l’oggetto della verifica riguarda i requisiti del martirio cristiano oppure l’offerta della vita. Per questo si invita pubblicamente chi ha conosciuto il Servo di Dio a testimoniare (in bene e in male!) raccontando con precisione fatti, eventi, parole; inoltre si raccolgono i documenti e gli scritti riguardanti il Servo di Dio
Se le condizioni preliminari sembrano concordi, il Vescovo può introdurre la Causa. Il Vescovo diocesano nomina un Tribunale composto da un suo Delegato, da un Promotore di Giustizia (a livello del Dicastero ci sarà poi il Promotore della Fede) e da un Notaio Attuario. Una apposita Commissione Storica raccoglie tutti i documenti che riguardano il Servo di Dio e i suoi scritti (per il Beato Ceferino Gimenez Malla, la Commissione Storica stabilì con prove ciò che tutti sapevano: egli era analfabeta, e lo mise a verbale ufficialmente, chiudendo così l’esame degli scritti del Servo di Dio! Questo esempio simpatico per dire il rigore dell’iter di una inchiesta diocesana). Infine due Censori Teologi devono valutare i medesimi scritti, se vi sia qualcosa di contrario alla fede o alla morale. Tutte le informazioni vengono raccolte e poi sigillate nel corso di una sessione di chiusura, presieduta dal Vescovo.
3.La Fase Romana. Chiusa la fase diocesana il materiale viene consegnato a Roma al Dicastero delle Cause dei Santi che, tramite un suo Relatore, guiderà il postulatore nella preparazione della Positio, cioè del volume che sintetizza le prove raccolte in Diocesi; è la cosiddetta fase romana del processo.
La Positio deve dimostrare con sicurezza la vita, le virtù o il martirio e la relativa fama del Servo di Dio. Essa sarà studiata da un gruppo di Consultori Teologi del Dicastero e, nel caso di una “Causa storica” (quella che riguarda un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari), anche da una commissione di Consultori Storici del Dicastero. Se questi voti saranno favorevoli (almeno in maggioranza qualificata), la Positio sarà sottoposta a un ulteriore giudizio dei Vescovi e Cardinali Membri del Dicastero.
Se il giudizio di questi ultimi è ugualmente favorevole, il Santo Padre, se lo ritiene opportuno, autorizza la Promulgazione del Decreto sull’eroicità delle virtù, sul martirio del Servo di Dio o sull'offerta della vita, che così diviene Venerabile: gli viene riconosciuto cioè di aver esercitato in grado “eroico” le virtù cristiane (teologali: fede, speranza e carità; cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; altre: povertà, castità, ubbidienza, umiltà, ecc.), o di aver subìto un vero martirio oppure di aver offerto la vita secondo i requisiti previsti dal Dicastero. I candidati alla santità infatti, possono essere: i martiri, coloro che hanno accolto cristianamente l’uccisione in odio alla fede; i cosiddetti confessori, cioè coloro che sono stati testimoni della fede, ma senza il sacrificio supremo della vita. Inoltre dal 2017 è possibile giungere alla Canonizzazione anche attraverso una terza via: l’offerta della vita, senza uccisione in odio alla fede e senza il prolungato esercizio di virtù eroiche; si tratta di persone che hanno volontariamente e liberamente offerto la loro vita per gli altri, perseverando «fino alla morte in questo proposito, in un supremo atto di carità».
Ci rendiamo conto che se ci fosse qualcosa di dubbio o di palesemente contrario al Vangelo e alla morale, tutto si fermerebbe immediatamente. Si ricordano proprio a proposito di Giovanni Paolo II discussioni accese per un suo inchinarsi quando, visitando una moschea in Siria, un Imam gli presentò una copia preziosa del Corano. Che valore dare a questo gesto del Papa? Figuriamoci cosa sarebbe successo se ci fosse stato un dubbio riguardo a relazioni ambigue con ragazzine! Ci sono persone di grandissima fama in vita nella Chiesa. Dopo morte è venuta fuori una loro debolezza e tutto è finito lì.
4.Beatificazione. La beatificazione è la tappa intermedia in vista della canonizzazione. Se il candidato viene dichiarato martire, diventa subito Beato, altrimenti è necessario che venga riconosciuto un miracolo, dovuto alla sua intercessione. Questo evento miracoloso in genere è una guarigione ritenuta scientificamente inspiegabile, giudicata tale da una Commissione Medica convocata dal Dicastero delle Cause dei Santi e composta da specialisti, sia credenti sia non credenti. Importante, ai fini del riconoscimento, è che la guarigione sia completa e duratura, in molti casi anche rapida.
Dopo questa approvazione, anche sul miracolo si pronunciano i Vescovi e i Cardinali Membri del Dicastero e il Santo Padre, sempre se lo ritiene opportuno, autorizza il relativo Decreto. Così il Venerabile può essere Beatificato.
5.Canonizzazione. Perché arrivi alla canonizzazione, ossia affinché possa essere dichiarato Santo, si deve attribuire al Beato l’intercessione efficace in un secondo miracolo avvenuto successivamente alla beatificazione.
Quindi dopo aver verificato la “eroicità delle virtù” del candidato, passato al setaccio la sua vita attraverso un processo rigoroso e che si svolge secondo precise norme formali, la Chiesa per dichiarare un suo figlio o figlia Beato o Santo chiede a Dio stesso di confermare il suo giudizio attraverso un miracolo.
Inoltre, come in tutti i processi, anche in questo caso ci sono una sorta di accusa e di difesa. L’avvocato difensore, se vogliamo usare questo termine, è il postulatore, incaricato di dimostrare la santità del candidato. Colui che è incaricato di “fare le pulci” a testimonianze e documenti è invece il Promotore della Fede (comunemente noto come “avvocato del diavolo”). Il primo è nominato da chi ha fatto la proposta di istruire la Causa, il secondo è in servizio presso il Dicastero.
Visto che parliamo di questo argomento completiamo con i casi particolari:
Vi sono casi che procedono per equipollenza, applicata sia ai casi di beatificazione che di canonizzazione; si tratta di una procedura mediante la quale il Papa, dopo le dovute verifiche, approva un culto esistente da tempo, senza attendere il riconoscimento di un miracolo. Si distingue dalle beatificazioni e canonizzazioni formali, per le quali la Chiesa prevede una regolare Inchiesta e il rispettivo miracolo.
Inoltre, il Papa può sempre prendere decisioni particolari. Papa Francesco lo ha fatto nei confronti di Giovanni XXIII, che è diventato Santo per la sua fama di santità, diffusa da decenni in tutto il mondo, senza che gli venisse riconosciuto un secondo miracolo (anche se i miracoli giustamente attribuiti a quel Santo Papa sono, si può dire, innumerevoli. Ma proprio perché era evidente la santità di Giovanni XXIII e il rigore formale del procedimento canonico costa tempo, energie e … soldi, si è semplificato l’iter). Una procedura straordinaria è stata seguita anche da Benedetto XVI nei confronti di S. Giovanni Paolo II, la cui Causa di canonizzazione si aprì poche settimane dopo la morte, senza aspettare i cinque anni previsti.
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