Visualizzazioni totali

mercoledì 8 aprile 2020

TRENTA MONETE D'ARGENTO / Mercoledì Santo



Come Giuda ha potuto tradire Gesù? È impossibile che abbia iniziato a seguirlo già con questo intento. È diventato traditore in seguito. È vero che nessuno dei discepoli si sente al sicuro e chiedono (addolorati e spaventati) : “sono forse io Signore?”. Lo tradisce uno che ha messo mano nel piatto assieme a Gesù. Specialmente nella la tradizione semitica mangiare insieme significa fare alleanza. E tutti hanno messo mano nel piatto assieme a Gesù. Gesù ricorda loro il dovere fondamentale della lealtà, dell’amicizia e così avverte ancora Giuda per salvarlo: quello che stai per fare non può avere giustificazioni!
Nella fragilità del cuore comune a tutti, Giuda però si lascia irretire da un motivo specifico che lo porta al tradimento. Nel Vangelo questo viene sottolineato varie volte come proprio suo: ama i soldi, fino ad approfittare della cassa comune, ad essere ladro, a commettere il delitto di peculato. Molti vorrebbero servire Dio e il denaro, la sicurezza che esso dà, ma non si può. Spiegando i Dieci Comandamenti, Roberto Begnini ha avuto questa trovata geniale: Dio scrisse il Settimo Comandamento “Non rubare” direttamente in italiano! Mosè non capiva ma Dio gli rispose di avere i suoi buoni motivi. Penso che si potrebbe adattare questa battuta più o meno per tutti i popoli, almeno occidentali … San Paolo ritorna più volte su questo concetto: l’attaccamento al denaro è tra le caratteristiche che rendono uno inadatto a guidare una comunità cristiana (1 Tim 3,3), ed è un segno di perversione di tutta la persona (2 Tim 3,2). In un brano particolarmente forte san Paolo afferma che l’amore ai soldi intacca persino la fede: L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.” (1Tm 6:10; leggi 6,2-10)
Comprendiamo perché san Francesco chiamava i soldi “sterco del diavolo” e l’Altissima Povertà, Signora e Sposa di Cristo, e perché sant’Ignazio di Loyola elogiava la Povertà come “Madre e baluardo della vocazione”. Siamo probabilmente tutti legati già ai soldi, e anche chi se n’è liberato può legarsi di nuovo. Beato chi osserva fedelmente alcune pratiche che lo mantengono in questa santa libertà: oltre alla libertà interiore costata anche che Dio esiste e si prende cura di lui attraverso la sua Provvidenza.

Prima Lettura   Is 50, 4-9a
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
(Terzo canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 68
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri. 

Canto al Vangelo
   
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Salve, nostro Re, obbediente al Padre:
sei stato condotto alla croce,
come agnello mansueto al macello.
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Vangelo   
Mt 26, 14-25
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». 

Nessun commento:

Posta un commento