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martedì 19 novembre 2019

QUAL E' LA TUA FAMA? / martedì XXXIII sett. T.O.


Il Papa saluta ad uno ad uno i preti della Diocesi di Pontoise (FR)
venuti in pellegrinaggio a Roma col loro vescovo.
Eleàzaro, scriba stimato e avanti negli anni, affronta una scelta drammatica: tradire la Legge di Dio o finire suppliziato. Giorno dopo giorno la sua fedeltà di cuore e di volontà ha costruito in lui una comunione con Dio tale che non ha esitazioni. Eppure c'è ancora una trappola. Chi ha aderito al decreto empio del re gli propone per amicizia un sotterfugio per aver salva la vita. Ma lui non si lascia sviare da considerazioni di affetto. Sa che solo facendo la volontà di Dio amerà realmente i suoi amici e i suoi concittadini, sopratutto i giovani. In questo modo la sua fama è diventata eterna, una luce che brilla ancora per noi.
A Gerico, Gesù è preceduto dalla sua fama e Zaccheo cerca di vederlo. Anche Gesù ha costruito la sua personalità nell’oscurità della fedeltà quotidiana a Dio. Oscurità del piccolo villaggio, oscurità tra i compaesani che lo disprezzavano. Ha compreso che è meglio arricchire presso Dio che rallegrarsi per “le dirette televisive”. La sua autenticità gli permette di muovere il cuore di Zaccheo prima ancora di incontrarlo. Infatti Zaccheo è ricco e sano e non ha bisogno delle grazie e dei miracoli per i quali molti corrono. Ha bisogno di un incontro vero.
Anche Zaccheo aveva una fama, negativissima. Da una parte c'è l'amore gratuito di Dio che precede  il suo pentimento: “Zaccheo, oggi devo fermarmi a casa tua!” Dall’altra però, ci sono le mormorazioni delle persone : la sua conversione sarà messa alla prova prima egli che possa riconquistare la fiducia della gente. Non importa molto, se lui cerca veramente Dio. Però è un fatto che la fama che si costruisce nella conversione quotidiana è un bene prezioso. Il senso di responsabilità verso i figli, i lontani, i più giovani, ci deve spingere a dare una testimonianza più generosa, attenta, che va fino alla fine. San Paolo dimostra una grande sensibilità su questo punto: Cessiamo dunque di giudicarci gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.” Rm 14:13; Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero;” 2Cor 6:3; (vedi anche Rm 14:20; 1Cor 8:13; 1Cor 10:32; 2Cor 11:29). Ricordo una evangelizzazione il cui frutto era stato molto abbondante ma che fu subito distrutto da una lite tra catechisti!
Ieri ho ricevuto la foto sopra e si parlava del tempo che papa Francesco dedica a salutare i suoi visitatori ad uno ad uno: "Ha molte cose da fare, domani (oggi) parte per la Tailandia…" L'esperienza, in particolare nel carcere di Poggioreale, quando papa Francesco venne a Napoli, per me e per i miei fratelli internati e detenuti, è che non è tempo perso. Sta dicendo una cosa essenziale quanto semplice: siamo tutti fratelli, per Gesù tu sei importante. Sembra che molti in Tailandia, cristiani e buddisti, lo aspettano proprio per la sua semplicità e per la sua coerenza evangelica.
Quale fama di coerenza cristiana e umana abbiamo?

Prima Lettura  2 Mac 6, 18-31
Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte per le sante e venerande leggi.
Dal primo libro dei Maccabèi
In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita.
Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro.
Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi».
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.
Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».
In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 3
Il Signore mi sostiene.

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!».
Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.
Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata. 

Canto al Vangelo 
 1 Gv 4,10 
Alleluia, alleluia.

Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 19, 1-10
Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

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