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giovedì 7 novembre 2019

COSA SIGNIFICA VIVERE PER IL SIGNORE? / giovedì XXXI sett. T.O.



"Nessuno di noi vive per se stesso", dice san Paolo. Certo Padre, io non vivo per me stesso, vivo per la mia famiglia, per i miei genitori, per i miei figli, vivo per la scuola, vivo per la ditta …
E' vero, abbiamo una missione e deve essere compiuta con amore e diligenza. Ma se non vivi per il Signore che per te è morto ed è ritornato alla vita, vivi ancora per te stesso. Molti arrivano a Dio attraverso la loro missione che apre il loro egoismo, ma molti si fermano alla sicurezza che ricevono dalla famiglia, dal gruppo di amici, dal lavoro, dal loro posto nella società o nella Chiesa, nella parrocchia. Molti? Forse tutti, almeno un po’. Ora, se la mia missione è grande e preziosa, e dovrò renderne conto al Signore, non mi dona la vita. È il Signore stesso che mi ama e mi da la vita. Se poi questa missione me la sono data da me stesso, povero me...
Il dramma dei devoti è che vivono (viviamo) nella Chiesa senza vivere per il Signore. Segretamente siamo invidiosi dell'accoglienza che riserva alla pecora smarrita e ritrovata, al peccatore che si converte e sente la gioia celeste che lo porta a credere (povero illuso, gli passerà presto, vedrai, vedrai) che vale la pena vivere e morire per il Signore che è vita, vita piena! E spesso succede che riusciamo, noi che siamo i “virtuosi” e viviamo nella noia del dovere e della “fede”, a parlare così male della vita cristiana, con la nostra testimonianza trascinata, i nostri sensi di colpa continui, le nostre critiche e piccole lotte intercomunitarie, il nostro denigrare la Chiesa, con la nostra speranza così spenta di fronte ai suoi peccati … che il neo convertito o chi cerca speranza si allontana o diventa come noi. Anche lui pensa alla fine che essere sapienti è non avere nessun entusiasmo. Non ci rendiamo conto che le pecore smarrite siamo noi e che Gesù è venuto proprio per me, con tutto il suo amore, pronto a consolarmi se mi consegno a lui dopo tanta vita sciupata. Mi cerca, ma mi sono nascosto e non mi lascio trovare.
“La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. La fede aumenta col dono e cresce col rischio." Papa Francesco, Omelia, 13 ottobre 2019.

Prima Lettura   Rm 14, 7-13
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E tu, perché disprezzi il tuo fratello? Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, perché sta scritto:
«Io vivo, dice il Signore:
ogni ginocchio si piegherà davanti a me
e ogni lingua renderà gloria a Dio».
Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio. 

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 26
Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. 

Canto al Vangelo
    Mt 11,28
Alleluia, alleluia.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro, dice il Signore.
Alleluia.


Vangelo   
Lc 15, 1-10
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». 

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