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| L'immensa statua detta "san Carlone" ad Arona sul Lago Maggiore dove nacque san Carlo. |
Un fariseo esclama: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Ma Gesù sa che alle parole non seguono i fatti e risponde con la parabola degli invitati a cena che trovano ognuno qualche scusa per non venire.
San Carlo Borromeo come nipote del Papa e suo delegato, partecipò al Concilio di Trento. Vide che lo Spirito Santo vi disegnava un progetto adatto per i Tempi moderni che si affacciavano e decise di metterlo in pratica rinunciando ai privilegi della Corte Pontificia, dove aveva tanto lavoro in mansioni prestigiose e importanti. Essendo arcivescovo di Milano volle applicare in prima persona il dettato del Concilio che chiedeva ai vescovi di vivere nella propria diocesi. Erano quasi 80 anni che nessun vescovo risiedeva a Milano e fervore, morale, disciplina e formazione ecclesiastici erano in fortissimo degrado. Il giovane vescovo non trovò solo resistenze passive. Si scontrò con i governatori spagnoli, il senato e i nobili. Il Governatore lo aveva accolto con solennità e onore il 23 settembre 1565, ma nello stesso anno chiedeva al re il permesso di allontanare dallo stato Carlo Borromeo per le molte persone «gravemente offese non solo dai ministri del cardinale.. ma anche dal cardinale per la sua ostinazione e severità» . Il Borromeo fu anche aggredito con i bastoni dai Frati minori osservanti, cacciato con le spade dai canonici di Santa Maria della Scala, minacciato dalle monache di Sant’Agostino, vilipeso da quelle di Lecco e colpito con una archibugiata alla schiena da un sicario degli Umiliati.
Oggi nessuno è minacciato per voler applicare il Concilio Vaticano II, ma si incontrano tante passività, tante resistenze per difendere il “si è sempre fatto così”, “sono le nostre tradizioni”. Si obietta al desiderio di portare avanti il necessario cambiamento di mentalità sottolineato da Giovanni Paolo II già all’indomani della sua elezione : "perderemo i pochi rimasti”, “dividi la comunità”, “non essere esagerati”, “basta che la gente venga in chiesa e preghi”, ecc.. Oppure si lascia cadere ogni proposta nel silenzio. Non si predica più la “chiamata universale alla santità che il Concilio Vaticano II ha reso parte essenziale del suo messaggio (cfr Lumen gentium, capitolo V). E la santità viene proposta a tutti, senza eccezione, come un cammino personale e comunitario tracciato dalle Beatitudini” (Papa Leone, Tutti i Santi – Santa Messa e proclamazione a «Dottore della Chiesa» di san John Henry Newman (1° novembre 2025)).
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 12,5-16a
Fratelli, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri.
Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.
Sal 130 (131) R. Custodiscimi, Signore, nella pace.
Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. R.
Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. R.
Israele attenda il Signore, da ora e per sempre. R.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 14,15-24
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
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