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mercoledì 10 maggio 2023

LA CONVERSIONE ESIGE UN RIPENSAMENTO GLOBALE DELLA VITA / mercoledì V sett. di Pasqua.

Paolo e Barnaba discutevano animatamente contro costoro.

“Alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea”
sono preoccupatissimi dell’evoluzione della Chiesa che si apre ai pagani tralasciando tradizioni ebraiche essenziali. Il loro discorso è radicale: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». La circoncisione, per loro, è necessaria per ottenere la vita eterna. Ricordiamo che tra gli ebrei la circoncisione fa funzione del nostro battesimo!

Solo Paolo e Barnaba sono menzionati come impegnati nella discussione contro questi. È segno che il resto della Comunità non ha una posizione determinata al riguardo, vacilla? È segno che solo Paolo e Barnaba sono capaci di argomentare in modo convincente? In ogni caso questo particolare mette in evidenza l’importanza di alcuni, minoritari, più coraggiosi, più illuminati, per difendere la verità.

Notiamo anche la capacità, molto ebraica e quindi molto cristiana, del dialogo malgrado tutto, e l’importanza vitale di un’autorità che possa servire da arbitro, sia nelle questioni fondamentali come questa, sia in altre questioni minori. 

Infine, il testo di oggi mette in evidenza la reazione dei fratelli comuni, opposta a quella dei farisei difensori delle tradizioni. Infatti, Paolo e Barnaba vanno “raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli”. I farisei convertiti hanno accettato sì l’annuncio di Gesù Cristo crocifisso e risorto, ma senza trarne tutte le conseguenze: la novità portata da Cristo deve “inquadrarsi” negli schemi precedenti e non sconvolgerli. Sopra il kerigma mettono la norma che dava sicurezza, che era il segno dell’identità e sulla quale si è costruito tutto un modo di vivere e di considerare gli altri, in particolare distinguere il puro dall’impuro, le persone che si possono frequentare, con le quali puoi sedere a tavola, e quelle che non si possono frequentare, ecc. È qualcosa di estremamente viscerale e insieme pratico nel quotidiano. Diciamo la verità: mettere da parte l’obbligo della circoncisione è stata una decisione logica per chi ha compreso il contenuto della Buona Notizia, ma è stata anche molto coraggioso.  

Le nostre parrocchie devono avere lo stesso discernimento e lo stesso coraggio se vogliono essere fedeli al Vangelo. Non la novità per la novità, ma la fedeltà al Vangelo fino alle sue ultime conseguenze. Se non si tocca il livello “viscerale”, se non si tocca ciò che dona umanamente sicurezza e identità per farlo rinascere in Cristo, si spegne il soffio evangelico. Gesù usa l’immagine della potatura della vite per far capire che la conversione esige di tagliare nella carne viva della nostra vita, portando cambiamenti nel campo delle abitudini, delle relazioni, dell’autorità, delle idee, del rapporto con i beni materiali, la salute, il passato, il presente e l’avvenire. 


Prima Lettura   At 15, 1-6 Fu stabilito che salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».

Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenìcia e la Samarìa, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.

Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè».

Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 121  Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide. Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano.


Canto al Vangelo   Gv 15,4-5  Alleluia, alleluia. Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto. 

Vangelo   Gv 15, 1-8  Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


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