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sabato 27 maggio 2023

CERTO, SIGNORE TU LO SAI CHE TI VOGLIO BENE ! ; SEGUIMI !


Ieri abbiamo completato un percorso pasquale con una comunità della parrocchia. Il Vangelo era quello della triplice domanda di Gesù a Pietro: “mi ami tu?”. E l’ultima parola era “seguimi!”. È bello concludere un percorso con questo invito del Signore:
“Seguimi”. 

Ma è tutto il Vangelo che è meraviglioso (Bibbia CEI 2008 | Nuovo Testamento | Vangeli | Giovanni | 21).

"In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?»"

Gesù si rivolge a Simon-Pietro chiamandolo però soltanto col nome dato alla circoncisione: Simone, figlio di Giovanni. L'evangelista invece ricorda che per loro, per la Chiesa, il pescatore di Cafarnao è ormai anche Pietro, la Roccia, secondo il nome di missione che gli è stato dato da Gesù stesso. Ma Pietro è anche un credente in cammino e, se la sua funzione è una garanzia per tutti noi, è nell’avventura della propria fragile umanità che l’uomo Simone vive questa missione. È Simone che viene salvato da Gesù attraverso la sua fede personale. Ma è meraviglioso constatare che anche l’esercizio della funzione di Roccia per la Chiesa e l’Umanità non è soprattutto legato a doti umane che servono (Giovanni Paolo II disse: “se avessi saputo in seminario che sarei diventato Papa avrei studiato meglio!”), ma ad  un amore personale e sincero per Gesù! Così anche la salvezza di tutti noi e la nostra missione personale sono legate a questo amore sincero per il Signore.

"Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene»".

La nuova traduzione CEI mette in risalto la differenza di verbi usati da Gesù nella domanda e da Pietro nella risposta. Questa differenza veniva oscurata nella traduzione precedente. Infatti in greco il verbo “filéo” esprime l'amore di amicizia, tenero ma non totalizzante e viene giustamente tradotto con “voler bene” in italiano, mentre il verbo “agapáo” significa l'amore senza riserve, totale ed incondizionato che rendiamo con “amare”. 

Gesù propone a Simone l’amore divino (agape). Ma Simone ha perso ogni presunzione e risponde ammettendo il limite del suo amore umano (filia) e si appoggia sul giudizio di Gesù “tu lo sai”. Questo amore limitato ma sincero basta a Gesù per confermare Pietro nella sua missione che è una missione di amore.  

Questo incontro con Gesù Risorto cambia Pietro: non è più l’uomo che giurava di non tradire mai, che tirava fuori la spada per difenderlo, che contava sulla propria fierezza e il proprio convincimento. Pietro è, adesso, perdonato da Gesù e giunge alla mansuetudine di un uomo vecchio (maturo) che è condotto non da se stesso, ma da altri. L’esperienza del perdono gli darà tanti altri doni, anche la forza per professare il Vangelo, rispondere al Sinedrio, affrontare le persecuzioni e il martirio.

Infatti Gesù fa la domanda una seconda e una terza volta, ma è solo per lanciare Pietro verso il futuro: «Pasci i miei agnelli». “Sei perdonato non guardare  più al passato e al tuo peccato, al tuo fallimento ma al mio perdono e alla mia fiducia”. È un processo doloroso ma salutare. Purtroppo molti credenti che iniziano un percorso di fede, scoprendo il loro peccato e la loro fragilità rimangono a questo stadio, impauriti. L’umiltà di chi perde la presunzione è un passo necessario e positivo ma non deve essere una trappola. Deve essere solo la base di una fiducia più piena in “colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi” (Efesini 3, 20). 

Infatti Gesù conclude dicendo “seguimi”. E la conversione piena non esclude di avere ancora resistenze nella sensibilità e anche nella volontà che però decide di sottomettersi al volere di Dio: “In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”.

Dobbiamo anche lì superare il nostro modo di vedere che ci vorrebbe perfetti secondo una perfezione concepita da noi e non da Dio. Pietro, nella logica della sua decisione di servire Cristo e il Regno di Dio, arriverà a glorificare Dio e sarà glorificato, pur sentendosi nella sua sensibilità ancora costretto e “non arrivato”. Solo così potremo conoscere l’amore autentico, pur senza fare bella figura come vorremmo. Solo così potremo liberarci totalmente dalla terribile mentalità e logica di questo mondo che faceva dire a una scrittrice francese: «È strano: ho più da dire sull’odio che sull’amore»


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