Recuperare la gentilezza
222. L’individualismo consumista provoca molti soprusi. Gli
altri diventano meri ostacoli alla propria piacevole tranquillità. Dunque si
finisce per trattarli come fastidi e l’aggressività aumenta. Ciò si accentua e
arriva a livelli esasperanti nei periodi di crisi, in situazioni catastrofiche,
in momenti difficili, quando emerge lo spirito del “si salvi chi può”.
Tuttavia, è ancora possibile scegliere di esercitare la gentilezza. Ci sono
persone che lo fanno e diventano stelle in mezzo all’oscurità.
223. San Paolo menzionava un frutto dello Spirito Santo con
la parola greca chrestotes (Gal 5,22), che esprime
uno stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che sostiene e
conforta. La persona che possiede questa qualità aiuta gli altri affinché la
loro esistenza sia più sopportabile, soprattutto quando portano il peso dei
loro problemi, delle urgenze e delle angosce. È un modo di trattare gli altri
che si manifesta in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come attenzione
a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli
altri. Comprende il «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno
forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che
rattristano, che irritano, che disprezzano».[208]
224. La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a
volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli
altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a
essere felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per
soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”.
Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da
parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare
un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di
ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è
capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene
i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un
atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e
rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile
di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee.
Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge
tutti i ponti.
[208] Esort. ap.
postsin. Amoris laetitia (19 marzo 2016),
100: AAS 108 (2016), 351.
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