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giovedì 5 luglio 2018

CHI E' QUESTO PAZZO CHE GRIDA FUORI DAL SANTUARIO? / giovedì XIII° sett. T.O.

Dal sito della "Comunidad catòlica de Leòn Guanajuato" 

Immaginiamo che uno cominci a gridare fuori alla parrocchia che essa sarà distrutta e i suoi abitanti esiliati per i loro peccati, sacerdoti in testa. Come la prendiamo? Che facciamo? Colui che grida là fuori è un profeta, oppure un agitatore, un povero pazzo? Il responsabile della chiesa, del santuario, che gli chiede di allontanarsi non tiene forse conto, in forza del suo ufficio, del buon ordine e del decoro, della pace spirituale dei fedeli che vengono già con i loro pesi? Non è forse troppo facile denunciare il peccato degli altri, sicuri che qualcosa ci sta sempre?
In sintesi: qual è il peccato di Amasìa, sacerdote di Betel che vuole cacciare Amos?, e: come si fa a riconoscere un vero profeta?

Il responsabile del Santuario (l’istituzione) deve fare la sintesi delle varie posizioni e accogliere e accompagnare tutti. Non così il profeta. Ma, in modi diversi, annunciano lo stesso messaggio: la conversione all’Alleanza con Dio e ai suoi comandamenti. Quindi, la profezia non entra in contraddizione con l’istituzione. Amasìa ha preso una posizione così dura contro Amos perché il suo servizio era a favore del re, di interessi solo umani, non a favore di Dio.
D’altra parte la profezia non è sempre facile da riconoscere perché si manifesta sempre in modo un po’ fuori dagli schemi, e quando annuncia cose future, queste, per definizione, non si sono ancora realizzate al momento. Ma la profezia vera ha delle caratteristiche che permettono a un giudizio prudente di riconoscerla e di smascherare i falsi profeti.
-       La parola del profeta deve essere conforme alla Scrittura. Altrimenti questa parola non è ispirata dallo Spirito Santo perché Dio non può contraddirsi.
-       La parola del profeta è mossa dall’amore. Ognuno ha lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa e la sua unità. Anche una critica coraggiosa deve essere ponderata e manifesta un amore sincero che non manca di rispetto, si fa servo e non giudice.
-       La parola del profeta deve essere vera. Da una parte se Dio manda un profeta per annunciare un castigo in caso di non conversione è perché la situazione è molto grave. Amos si riferisce a peccati molto gravi, come il culto pubblico degli idoli, che erano sotto gli occhi di tutti. Anche Amasìa li vedeva. Il lamentoso, il criticone, l'esaltato, non sono profeti. D’altra parte la missione di verità del profeta non significa che egli sappia tutto. San Giuseppe da Copertino (patrono degli studenti perché era molto ignorante eppure fu promosso agli esami!) era consultato da vescovi e cardinali per cose spirituali, perché era illuminato dallo Spirito Santo. In quanto alle cose profane rimaneva ignorante e, proprio perché guidato dallo Spirito Santo, non pretendeva di parlare di ciò che non conosceva.
-       Avendo ricevuto da Dio una parola di verità, il profeta “sente con la Chiesa” (sentire cum Ecclesia). È un punto delicato perché il profeta spesso precede il cammino comune della Chiesa o alza la voce per correggere errori. Ma un cammino confermato dai vescovi e dai papi, quindi che viene dallo Spirito Santo, non può essere contestato sotto l’ispirazione dello stesso Spirito Santo. Facendo una rapida rassegna su internet, ho visto che a tutti gli avversari del Concilio Vaticano II (“La più grande grazia spirituale che ha ricevuto la Chiesa nel XX° secolo” diceva Giovanni Paolo II), del cammino ecumenico, della destinazione della terra a tutta l’umanità, ecc., questa espressione “Sentire cum Ecclesia”, che è un criterio tradizionale di autenticità del proprio cammino spirituale, brucia parecchio.
-       La parola del profeta mira sempre e innanzitutto alla conversione, perché, come ricorda Gesù nel Vangelo, il vero e primo male (non l’unico) è il peccato.
-       La vita del profeta tende a conformarsi alla parola che annuncia, in costanza, in umiltà, in virtù, in distacco da sé. Altrimenti la sua non conversione condizionerà la sua parola. Il profeta non si vanta e non approfitta per sé dei suoi doni.

Prima Lettura   Am 7, 10-17
Và, profetizza al mio popolo.
Dal libro del profeta Amos
In quei giorni, Amasìa, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re d’Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare le sue parole, poiché così dice Amos: “Di spada morirà Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra”». Amasìa disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele.
Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: “Non profetizzare contro Israele, non parlare contro la casa d’Isacco”. Ebbene, dice il Signore: “Tua moglie diventerà una prostituta nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra”».

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 18
I giudizi del Signore sono fedeli e giusti.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. 
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. 
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. 
Sono più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Canto al Vangelo
    2 Cor 5,19
Alleluia, alleluia.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.


Vangelo   
Mt 9, 1-8
Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.


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