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Gesù, stanco, dorme nella barca. |
23. Non possiamo ignorare l’attuale difficoltà a credere nella piena divinità e nella piena umanità di Cristo. Esiste in tutta la storia del cristianesimo, e ancora oggi, una vera e propria resistenza a riconoscere la piena divinità di Cristo. Gesù può essere più facilmente considerato come un maestro spirituale iniziatico o come un messia politico che predica la giustizia, mentre invece, nella sua umanità, vive la sua relazione eterna col Padre. Ma esiste anche una grande difficoltà ad ammettere la piena umanità di Cristo, proprio lui che può provare la fatica (Gv 4,6), sentimenti di tristezza e d’abbandono (Gv 11,35; Getsemani), come pure la collera (Gv 2,14-17), e che, misteriosamente ma realmente, ignora alcune cose («solo il Padre conosce l’ora…», cf. Mt 24,36). Il Figlio eterno ha scelto di vivere tutto ciò che egli è nell’infinito della natura divina, che rimane nella finitudine della sua natura umana e attraverso di essa.
24. Notiamo tuttavia che, anche se la parte del Simbolo consacrata alla seconda persona è la più sviluppata, la prospettiva cristologica contenuta nella fede di Nicea è necessariamente trinitaria. Cristo è semper major proprio perché là dove egli è c’è sempre più di lui: il Padre rimane il Padre, il “Santo d’Israele”. Certo, «colui che ha visto [il Cristo] ha visto il Padre» (Gv 14,9), ma, come dice Gesù, «il Padre è più grande di me» (Gv 14,28). Lo stesso Ario l’aveva visto quando citava il Vangelo: «Uno solo è buono» (Mt 19,17).[36]Di più, Cristo non può essere compreso senza il Padre e lo Spirito Santo: prima di essere concepito come l’Uomo-Dio e lo Sposo, è presentato nel Nuovo Testamento come Figlio del Padre e Unto dallo Spirito. Allo stesso modo, egli non salva gli uomini senza il Padre che è la fonte e il fine di tutte le cose – dal momento che egli è unione filiale con il Padre. Egli non salva gli uomini senza lo Spirito, che fa gridare «Abbà, Padre» (Rm 8,15) e la cui azione interiore permette all’essere umano di essere trasformato e di entrare attivamente nel movimento che lo conduce al Padre.
[36] Ibid., III, 7,3, p. 254.
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