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Ruach = Soffio divino. Il vento, Van Gogh. |
20. Per di più, lo sviluppo della fede trinitaria quale è espressa a Nicea non è senza un retroterra ebraico. Il Simbolo è strutturato da una triplice ripetizione: «Crediamo in un solo Dio Padre… e in un solo Signore Gesù Cristo… e nello Spirito Santo». In effetti, la fede trinitaria nascente dei primi secoli sviluppa l’unità dei nomi divini, Padre, Figlio e Spirito, a partire dalla fede monoteista di Israele espressa all’inizio dello Sh’ma Israel, «il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore» (Dt 6,4), mediante la ripetizione di questa preghiera centrale del giudaismo, estendendo l’attributo dell’unità-unicità del Dio uno al Figlio: «Credo in un solo Dio... e in un solo Signore...».
È ciò che troviamo già negli abbozzi di espressione della fede trinitaria propri del Nuovo Testamento: «Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene, e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose e noi siamo per lui» (1Cor 8,6 sottolineature nostre). Queste formule, “binitarie”, co-esistono con formule “trinitarie”: «Un solo corpo e un solo spirito […]; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4,4-6 sottolineature nostre; cf. anche 1Cor 12,4-6). Evidentemente, il contenuto di tali formule va evolvendo rapidamente verso concezioni che non potranno essere accettate dal rabbinismo, ma è a partire dalle predisposizioni e dall’interno delle strutture liturgiche giudaiche che si sviluppa la fede cristiana. D’altronde, si deve sottolineare la ricchezza poliedrica del monoteismo di Israele così come si manifesta attraverso la Bibbia ebraica e gli scritti dell’epoca del secondo Tempio.[28]Vi è l’idea di una ricchezza sovrabbondante in Dio che non contraddice la sua unicità e unità. Ciò è testimoniato nella molteplicità delle figure di Dio, come la dimensione “binitaria”, in un certo senso, che alcuni specialisti percepiscono nella dualità tra «l’Antico dei giorni» e colui che è «simile a un figlio d’uomo» (Dn 7,9-14).[29]Questa ricchezza si manifesta anche nelle differenti figure di Dio nel corso della sua azione nel mondo: l’Angelo del Signore, la Parola (dābār), lo Spirito (rûaḥ) e la Sapienza (ḥākmâ).[30]Alcuni esegeti contemporanei sostengono d’altronde che ci fu una prima tappa binitaria nella confessione di fede cristiana, la quale inscriveva in modo naturale la confessione di fede in Gesù di Nazareth come Kyrios glorificato dopo la morte, con un rango propriamente divino, in continuità col monoteismo espresso nella Bibbia.[31]Così, anche se è fondamentale non retroproiettare la fede trinitaria sull’Antico Testamento, è nondimeno possibile percepire tra l’Antico e il Nuovo Testamento un processo di sviluppo, anche se non lineare, una sorta di concentrazione di queste differenti realtà in due figure: il Figlio-Logos e lo Spirito. Quando invece si è giunti a considerare l’affermazione di due altre persone divine come un’associazione estrinseca al Dio unico, è venuto meno il riconoscimento dell’idea cristiana di una fecondità intrinseca del Padre nel seno della sostanza unica e indivisibile delle tre persone coeterne.
[28] Cf. D. Boyarin, Le Christ Juif, Cerf, Paris 2019, pp. 42-66; P. Lenhardt, L’Unité de la Trinité. À l’écoute de la tradition d’Israël, Éd. Parole et Silence, Paris, 2011; P. Schäfer, Two Gods in Heaven: Jewish Concepts of God in Antiquity, Princeton University Press, Princeton (NJ) 2020.
[29] Cf. D. Boyarin, Le Christ Juif, pp. 55-56, ad esempio. Questa posizione è realmente considerata nel mondo giudaico come una possibile interpretazione del libro di Daniele nel testo aramaico e di diversi testi del periodo del Secondo Tempio, anche se è oggetto di molte discussioni.
[30] Prv 1,9.14; 8,1-36; Sap 1,7; 7,22-27; Sir 24,1-22. Alcuni esegeti utilizzano ugualmente l’espressione “duoteismo” a proposito della Sapienza personificata: cf. J. Trublet [dir.], La Sagesse Biblique. De l’Ancien au Nouveau Testament, Lectio Divina 160, Cerf, Paris 1995.
[31] Cf. L. W. Hurtado, One God, one Lord. Early Christian Devotion and Ancient Jewish Monotheism, T&T Clark, Edinburg 19982 (1988); R. Bauckham, «God Crucified» (1996), in R. Bauckham, Jesus and the God of Israel, Paternoster, Crownhill (UK) 2008, pp. 1-59. Ad esempio, una parte del Simbolo di Nicea è stata formulata nella prima letteratura giudaico-cristiana primitiva, cioè nelle Odi di Salomone, che datano circa tra il 70-125 d.C. (cf. Ode 14:12-17, in A. Rahlfs, R. Hanhart [ed.], Septuaginta, SESB Edition, Stuttgart 2006).
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