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domenica 1 giugno 2025

ASCENSIONE: GESÙ LASCIA UNA CHIESA DEBOLE, IMPERFETTA, IMPREPARATA / Ascensione del Signore, 2025



Ascendendo in cielo Gesù completa la sua missione terrena. Risultato? La sua dipartita lascia un vuoto immenso com'è comprensibile ma soprattutto sembra che Gesù, malgrado la sua vittoria personale sulla morte e sul male, abbia fallito con i suoi discepoli:  egli dà l'avvio a una Chiesa debole, imperfetta, impreparata. Si vede nel tradimento di Giuda che, pur formato da Gesù stesso, lo tradisce. Giuda ci apre al mistero della libertà umana, il bene più grande per Dio. Ma agli occhi esterni appare come un fallimento per Gesù. Gli altri discepoli, dopo tutto quello che hanno sperimentato con lui, dopo la risurrezione e le ultime catechesi in cui parlava loro “delle cose riguardanti il regno di Dio”, chiedono ancora a Gesù al momento dell’Ascensione: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Non hanno proprio capito nulla! Invano Gesù ha predicato e agito: sono rimasti sulle loro posizioni di partenza, quelle insegnate nelle loro famiglie da piccoli. Il Vangelo di Matteo nota persino che pure in quel momento, “alcuni però dubitavano” (Matteo 28,17). Fino alla Pentecoste, sono ancora impauriti. 

Come farà a compiere la missione questo gruppo di persone debole, imperfette, impreparate, impaurite, ostinate nella loro mentalità vecchia, senza soldi, senza strutture, senza raccomandazioni né statuti ufficiali? Sono radicalmente insufficienti. Ma questo a prescindere da quello  che può fare, e farà, lo Spirito Santo. 

Questa è la Chiesa: noi (deboli, imperfetti, impreparati, impauriti, ostinati nella nostra mentalità vecchia, con troppi soldi, strutture e statuti ufficiali, onorificenze o comunque troppa attenzione a questi elementi) e lo Spirito Santo che è Signore e datore di vita. Però perché la Chiesa possa compiere la sua missione ci vuole la fede. È la fede che permette al risorto di agire in noi e attraverso di noi. È la radicale dipendenza da lui, consapevoli della nostra miseria e limitatezza, accettata, che gli permette di trasformarci e usarci. 

Viviamo questa settimana che ci separa dalla Pentecoste prendendo coscienza del nostro vuoto personale e del vuoto della Chiesa se non aperta allo Spirito Santo, ma pieni di gioia perché certi che il Signore compirà la sua promessa. 


Dagli Atti degli Apostoli  At 1,1-11 

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.

Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, «quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».

Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».

Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».  


Dal Salmo 46 (47)  R. Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l'Altissimo, grande re su tutta la terra. R.

Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba.  Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni. R.

Perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo. R.


Dalla lettera agli Ebrei  Eb 9,24-28; 10,19-23

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte.

Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.  Parola di Dio.

 

Dal Vangelo secondo Luca  Lc 24,46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. 


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