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mercoledì 4 giugno 2025

PERCHÉ GESÙ È FELICE DI ANDARE IN CROCE ? / mercoledì VII sett. di Pasqua, 2025.

La preghiera sacerdotale di Gesù
nella visione orientale


In queste letture così dense fermiamoci su questa frase di Gesù che prega il Padre per i suoi discepoli, presenti e futuri: “per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità”. Gesù vuole che nelle difficoltà i cristiani trovino in lui un esempio perfetto, una vita immacolata, senza macchia, senza ombra. Quello che ha annunciato come verità, lui deve incarnarlo totalmente. Che si sappia che l’ideale presentato si è veramente realizzato nella vita di un uomo, fa parte del tesoro dell’Umanità, e che i compromessi suggeriti dal demonio non trovano posto in lui. Non è solo esempio, ma potenza, “potenza di una vita indefettibile" (Ebrei 7,16). “Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Ebrei 7,25). Gesù va dunque andare in croce per noi! E cosa dice di questa prospettiva? Lo faccio perché i miei discepoli “abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia” Come si fa ad essere gioioso di andare in croce? Lo è perché amando fino in fondo sente, come uomo, la gioia di essere uno con Dio, di essere Dio, perché Dio è Carità (1 Giovanni 4, 16: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui”). San Francesco dice testualmente: “nella Carità che è Dio”.

Purtroppo, spesso per mancanza di iniziazione al Mistero di Dio, alcuni vedono fin dai primi anni la Chiesa come occasione di carriera, di profitto economico, di potere manipolatore sulle persone. Posso dare esempi di ciascuno di questi casi, presenti nel Nuovo Testamento. Accontentiamoci della frase di Paolo:  “Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé”. Per questo bisogna vigilare. 


Dagli Atti degli Apostoli  At 20,28-38 

In quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Èfeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.

Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati.

Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: "Si è più beati nel dare che nel ricevere!"».

Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.


Dal Salmo 67 (68) R. Regni della terra, cantate a Dio.

Mostra, o Dio, la tua forza, conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi! Per il tuo tempio, in Gerusalemme, i re ti porteranno doni. R.

Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore, a colui che cavalca nei cieli,  nei cieli eterni. Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente! Riconoscete a Dio la sua potenza. R.

La sua maestà sopra Israele, la sua potenza sopra le nubi. Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario. È lui, il Dio d'Israele, che dà forza e vigore al suo popolo. Sia benedetto Dio! R.


Alleluia, alleluia. La tua parola, Signore, è verità: consacraci nella verità. (Cf. Gv 17,17b.a) Alleluia.


Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv 17,11b-19

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]

«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità».


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