Festeggiamo san Giovanni Battista il grande Precursore. Quest’anno il mutismo del suo padre Zaccaria per nove lunghi mesi, lui che con la moglie “Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” (Luca 1,6) mi ha impressionato e ispirato una riflessione sul silenzio necessario affinché il suo cuore torni a Dio, torni a vivere di fede viva. Alla messa ieri qualcuno parlava ancora nella piccola assemblea anche dopo il suono della campana. Scherzando ma non troppo ho richiamato al raccoglimento, "altrimenti il Signore vi fa la stessa grazia che a Zaccaria: muti per nove mesi!"
Colui che è rimasto muto ha generato colui che è diventato la Voce. Anche Giovanni Battista per essere sempre fedele come Voce ha dovuto fare molto silenzio. Ma oggi come fare a trovare il silenzio? Il silenzio ambientale, il tacere, sono mezzi potenti e benedetti. Ma l’importante è ascoltare! E ascoltare la Parola, ascoltare gli altri e le situazioni, i segni dei tempi, non necessita per forza il silenzio ambientale, ma il silenzio del cuore, il fare spazio al Signore. Papa Leone l’ha detto in una delle sue prime omelie. Cosa mi permesso di fare il cammino che ho fatto? Ascoltare. Invece ci sono in giro tante prediche agli altri, tante spiegazioni della Parola, o semplicemente molti orecchi chiusi come la strada: gli uccelli vengono a mangiare il seme, perché la Parola non penetra. Ed è un disastro! Ora la Parola è viva ed efficace, creatrice. Ci vuole il discernimento per comprendere da dove vengono le varie voci che sentiamo.
Dal libro del profeta Isaìa Is 49,1-6
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza - e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d'Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
Dal Salmo 138 (139) R. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. R.
Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda. R.
Meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l'anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. R.
Dagli Atti degli Apostoli At 13,22-26
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri".
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».
Alleluia, alleluia. Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade. (Lc 1,76) Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
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