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lunedì 31 luglio 2023

LA NECESSITÀ DEL DISCERNIMENTO / Sant'Ignazio di Loyola 31 luglio 2023


Monserrat - la zona nella quale Sant'Ignazio
sviluppò l'esperienza del discernimento degli spiriti. 

Ieri la prima lettura sottolineava come Salomone abbia chiesto 
il dono per eccellenza, cioè il discernimento, il comprendere il bene e il male. Oggi la Chiesa ricorda sant’ Ignazio di Loyola, il grande maestro del discernimento degli spiriti, che disse: “Molta sapienza unita a una moderata santità è preferibile a molta santità con poca sapienza.” Nel popolo cristiano purtroppo ci sono tante persone senza discernimento. Magari pregano tanto e si disperano perché, ignoranti dei modi di Dio, pensano di non essere ascoltati, oppure non fanno la volontà di Dio che vuole salvarli e guarirli. Sono come ammalati che si rivolgono al migliore medico ma non comprendono la terapia che egli indica o vogliono seguirne una a modo loro. Avranno poco risultato, forse rischiano di peggiorare. 

Uno scoglio comune è il voler sentire la presenza di Dio e giudicare tutta la vita spirituale in base alle emozioni. Purtroppo questo si insegna spesso ai bambini che si preparano alla Prima Comunione: “vedrai che emozione, che dolcezza sentirai al ricevere Gesù!”. Per vari motivi, è chiaro che la prima volta suscita emozioni. E si dice al bambino di tornare ogni domenica per fare ancora la comunione. Ma l’emozione scema e il bambino deluso, non sostenuto dalla famiglia, non torna più a Messa. Eppure l’alternarsi di consolazione e desolazione fa parte della vita di fede e dice sant'Ignazio: “Chi si trova nella desolazione si sforzi di conservare la pazienza, che si oppone alle sofferenze che patisce; e pensi che presto sarà consolato, se si impegna con ogni diligenza contro quella desolazione.”

Altro scoglio è il seguire solo la propria inclinazione, non avendo né una vita cristiana comunitaria, né una guida spirituale. In quel modo si arriva ad essere squilibrati umanamente e spiritualmente. E il nemico favorisce questo meccanismo. Dice infatti ancora sant’Ignazio: “Il nemico osserva bene se un'anima è grossolana oppure delicata; se è delicata, fa in modo da renderla delicata fino all'eccesso, per poi maggiormente angosciarla e confonderla”. Molti scambiano la loro eccessiva sensibilità per un dono - “sono una persona spirituale” - mentre è l’opposto. 

La prima lettura oggi mostra un popolo ancora senza discernimento: non sopporta l’assenza di Mosè salito sul Monte e riempie il vuoto con gli idoli. Il Vangelo invece ci annuncia la forza e la fecondità del battesimo che cresce alimentato dalla Parola. 

Concludiamo con la frase scritta sulla tomba di sant’Ignazio che rende testimonianza all’Incarnazione di Cristo e al movimento della vita spirituale cristiana: “Non coerceri maximo | contineri minimo, divinum est.” ossia “Non esser costretto da ciò ch'è più grande, essere contenuto in ciò ch'è più piccolo, questo è divino!” 


Prima Lettura   Es 32, 15-24. 30-34  Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro.

Dal libro dell'Èsodo

In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.

Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè:

«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.

Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.

Il grido di chi canta a due cori io sento».

Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.

Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».

Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».

Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».

Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».   


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 105  Rendete grazie al Signore, perché è buono.

Si fabbricarono un vitello sull’Oreb, si prostrarono a una statua di metallo; scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati, che aveva operato in Egitto cose grandi, meraviglie nella terra di Cam, cose terribili presso il Mar Rosso.

Ed egli li avrebbe sterminati, se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia,  davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli.  


Canto al Vangelo   Gc 1, 18  Alleluia, alleluia. Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Alleluia.

 

Vangelo   Mt 13, 31-35 Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

«Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».


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