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Cervi in centro paese durante il lockdown. |
Durante il lockdown si diceva: “(speriamo) che tutto
ritorni presto come prima!”. Un modo di dire, ma anche un vero desiderio, e per
non pochi un progetto di esistenza sincero: Ritornare alla vita di prima. Mettersi
alle spalle questo brutto incubo e godersi di nuovo la vita, magari
apprezzandola un po’ di più. Purtroppo, anche se il contagio sembra essere ancora sotto controllo comprendiamo che non abbiamo voltato pagina e non potremo farlo
per i prossimi anni a venire. Anzi, rinnoviamo anche qui L'APPELLO ALLA RESPONSABILITA' DI TUTTI, SPECIE, SEMBRA, DEI PIU' GIOVANI!
Ma poi: era così bello prima? Durante il lockdown abbiamo
goduto con meraviglia della natura che si riprendeva spazi, le
acque limpide, l’aria che ritrovava i suoi profumi, umili fiori non più
falciati che attiravano le api. Abbiamo visto dalle immagini satellitari che
l’inquinamento sulle città cinesi prima, sulle nostre regioni poi, mostravano
una diminuzione eccezionale del micidiale CO2 che provoca il troppo rapido e
terribile riscaldamento globale. Si sono riscoperte la gioia del silenzio e del
canto degli uccelli.
Alla riapertura del lockdown, i primi giorni, sembrava
che tutti fossero gentili e attenti agli altri. Certamente il lockdown ha
seminato semi duraturi nei cuori di tanti, ma globalmente vediamo che si è
ricominciato la vita stressata e inquinata di prima. Le mascherine e i guanti buttati
ovunque, perfino nel mare, sono stati l’immagine simbolo di un “ritorno alla
normalità” che era meglio evitare.
Si tratta quindi per tutti noi di riflettere e agire, individualmente e insieme, perché la nostra vita sia basata sula volontà di Dio,
o per tradurlo solo a livello umano per chi non crede, su una “Ecologia globale”
dove si difende la natura (che è la base sulla quale viviamo e di cui facciamo parte, che non ne può
più di sopportare il nostro modo di consumare e produrre) ma non a scapito
dell’uomo e soprattutto dei più poveri; una "Ecologia globale" dove si difendono i bisognosi, il
lavoro, la giustizia, ma non a costo di aumentare l’inquinamento. Senza
giustizia sociale non ci sarà salvaguardia dell’ambiente, senza salvaguardia
dell’ambiente non ci sarà giustizia sociale e non ci sarà pace. L’economia
circolare e non dello scarto è indispensabile. L’economia dello scarto sono le
montagne di ecoballe, di sversamenti nelle falde acquifere, nei fiumi e nei
mari, sono lo sfruttamento delle risorse fino ad esaurimento, ecc. l’economia
circolare comincia con il rispetto della natura e dei suoi cicli, scoprendo
anche grazie alla scienza l’importanza e la bellezza dei processi micro-biotici
invisibili a occhio nudo, nel suolo fertile, nell’acqua, e in tutti gli esseri
viventi. L’economia circolare è simboleggiata dalle 4 “R”: RIDURRE i rifiuti, RIUTILIZZARE invece che buttare, RICICLARE la materia di ciò che non mi serve più, RICUPERARE i rifiuti, trasformandoli in energia o altro. Ridurre significa anche usare le risorse
del mondo e i nostri soldi per bisogni reali e non frivoli, cercare prodotti a
km zero, ecc.. Un ristoratore italiano ha inventato un piatto che ha il gusto e
la consistenza della carne con soli quattro elementi vegetali. Finora chi voleva
mangiare “carne vegana” comprava volentieri prodotti americani. Ma, alla fine
dei conti può essere ecologica una porzione di carne “ecologica” che deve fare
un viaggio di 7000 km per arrivare sulla mia tavola?
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