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venerdì 17 luglio 2020

IL GESTO DEL SEMINATORE



Il Seminatore uscì  a seminare. Nei tre Vangeli che riportano questa parabola Gesù spiega che il seme è la Parola del Regno (Mt. 13,19), la Parola (Mc. 4,14), la Parola di Dio (Lc. 8,11), ma non menziona l’identità del seminatore. Quindi il seminatore è chiunque semina la Parola di Dio nello Spirito Santo, partendo da Gesù fino a tutti noi!
In quel tempo, le persone che ascoltavano Gesù avevano tutti visto seminare il grano a mano. Il seminatore riempie il pugno di chicchi presi dalla saccoccia che porta a tracolla e con un gesto ampio di tutto il braccio li lancia sul terreno. È un gesto semplice ma che si impara in modo che i grani si spargano in modo regolare e possano crescere con lo spazio sufficiente. Un gesto che richiede sempre attenzione e va migliorando con l’esperienza, per ottenere il massimo rendimento nel campo.
Così è di colui che annuncia la Parola di Dio. In particolare i lettori in chiesa, durante le Assemblee. Nella Chiesa antica potevano proclamare la Parola di Dio alla Comunità solo i Testimoni, coloro che avevano compreso la Parola sperimentandola con l’esperienza e potevano insegnare con l’esempio della propria vita.
Oggi abbiamo spesso tanti lettori improvvisati. È comunque un bene in quanto leggere la Parola diventa una scuola di ascolto della Parola. Però il lettore non legge solo per sé, ma per seminare la Parola del Regno. E quindi da buon seminatore deve imparare e migliorare, leggere sempre con attenzione, cosciente dell’importanza del suo servizio: rende presente la Parola che nutre e dà vita all'Uomo, e può cambiare in quell'occasione un'intera esistenza. 

All'inizio, può servire un richiamo semplice all’Assemblea perché sia attenta, sia un terreno disposto ad accogliere il seme, ma già, in modo silenzioso, una preghiera a Dio e l’atteggiamento del corpo prima ancora di proclamare sono forse un richiamo sufficiente benché indispensabile!
Il seme non può cadere ai piedi del seminatore. Senza il volume della voce adeguato e l’attenzione al microfono (quanti lettori parlano fuori dal microfono, oppure lo fanno rimbombare!… ) la Parola “cade ai piedi del lettore”. Non è una lettura ma una proclamazione e il lettore deve puntare alla persona che si trova più lontana nella chiesa.
Il seme deve cadere distanziato e non a mucchi. È importante non andare troppo veloce e staccare le parole o i gruppi di parole affinché si comprenda facilmente. Una lettura troppo rapida non rende la solennità  della proclamazione e rende difficile la comprensione a persone poco intelligenti come me. C'è tutto il tempo. Una lettura fatta senza staccare le parole mette in difficoltà particolarmente coloro che hanno problemi di sordità. Allo stesso modo l’abbassare il tono alla fine delle frasi.
Il seme deve essere puro, comportare solo buon grano. Se leggo male, storpiando le parole oppure leggendo altre parole, non va bene. Un semplice “non” omesso o aggiunto cambia il senso della frase. Ho sentito pochi giorni fa: “Spegnete lo Spirito!”. Evidentemente non era questo il messaggio di san Paolo. È quindi importante preparare la lettura e comprendere ciò che si legge. Ho fatto i complimenti l’altro giorno ad un lettore che si è proposto spontaneamente alla messa di anniversario di un amico. Oltre a scandire bene le parole ha fatto una cosa particolare. Nella lettura era detto che Dio mandava Isaia assieme al suo figlio Seariasùb incontro al re Acaz. Trovandosi improvvisamente di fronte ad un nome sconosciuto e temendo di sbagliare, per rendere più fluida la proclamazione, il lettore ha omesso il nome. La Bibbia lo menziona in quanto è simbolico: Seariasùb significa: un resto tornerà, si convertirà a Jahvé.  Ma nel contesto di quella celebrazione non aveva importanza. Certo non si può fare sempre, anzi, non si dovrebbe fare mai. È quindi molto più prudente prepararsi seriamente ogni volta. “Senti, fra Sereno, posso leggere la lettura?” – “Certo, preparati!”. Ma ho apprezzato la libertà di un lettore maturo, cosciente che il suo servizio è una comunicazione a delle persone concrete presenti nell’Assemblea.
Abbiamo gratitudine di poter proclamare la Parola di Salvezza, la Parola divina, la Spada a doppio Taglio, nell’Assemblea di coloro che Dio chiama ad essere suoi amici. Abbiamo venerazione per questa Parola,  e passione per accoglierla e trasmetterla.  E  diventeremo seminatori anche in ogni circostanza della vita perché porteremo, non più nella saccoccia ma nel profondo del cuore e della vita, la Parola viva ed efficace, attenti a seminarla in modo che cresca e porti frutto.


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