Il Seminatore uscì
a seminare. Nei tre Vangeli che riportano
questa parabola Gesù spiega che il seme è la Parola del Regno (Mt. 13,19), la Parola
(Mc. 4,14), la Parola di Dio (Lc. 8,11), ma non menziona l’identità del
seminatore. Quindi il seminatore è chiunque semina la Parola di Dio nello Spirito
Santo, partendo da Gesù fino a tutti noi!
In quel tempo, le persone che ascoltavano Gesù avevano
tutti visto seminare il grano a mano. Il seminatore riempie il pugno di chicchi
presi dalla saccoccia che porta a tracolla e con un gesto ampio di tutto il
braccio li lancia sul terreno. È un gesto semplice ma che si impara in modo che
i grani si spargano in modo regolare e possano crescere con lo spazio
sufficiente. Un gesto che richiede sempre attenzione e va migliorando con l’esperienza,
per ottenere il massimo rendimento nel campo.
Così è di colui che annuncia la Parola di Dio. In
particolare i lettori in chiesa, durante le Assemblee. Nella Chiesa antica
potevano proclamare la Parola di Dio alla Comunità solo i Testimoni, coloro che avevano compreso
la Parola sperimentandola con l’esperienza e potevano insegnare con l’esempio della
propria vita.
All'inizio, può servire un richiamo semplice all’Assemblea perché
sia attenta, sia un terreno disposto ad accogliere il seme, ma già, in modo silenzioso,
una preghiera a Dio e l’atteggiamento del corpo prima ancora di proclamare sono forse un richiamo sufficiente benché indispensabile!
Il seme non può cadere ai piedi del seminatore. Senza
il volume della voce adeguato e l’attenzione al microfono (quanti lettori
parlano fuori dal microfono, oppure lo fanno rimbombare!… ) la Parola “cade ai
piedi del lettore”. Non è una lettura ma una proclamazione e il lettore deve
puntare alla persona che si trova più lontana nella chiesa.
Il seme deve cadere distanziato e non a mucchi. È importante
non andare troppo veloce e staccare le parole o i gruppi di parole affinché si
comprenda facilmente. Una lettura troppo rapida non rende la solennità della proclamazione e rende difficile la
comprensione a persone poco intelligenti come me. C'è tutto il tempo. Una lettura
fatta senza staccare le parole mette in difficoltà particolarmente coloro che hanno
problemi di sordità. Allo stesso modo l’abbassare il tono alla fine delle
frasi.
Il seme deve essere puro, comportare solo buon grano.
Se leggo male, storpiando le parole oppure leggendo altre parole, non va bene. Un
semplice “non” omesso o aggiunto cambia il senso della frase. Ho sentito pochi giorni
fa: “Spegnete lo Spirito!”. Evidentemente non era questo il messaggio di san Paolo.
È quindi importante preparare la lettura e comprendere ciò che si legge. Ho fatto
i complimenti l’altro giorno ad un lettore che si è proposto spontaneamente alla messa di anniversario di un amico. Oltre a scandire bene le parole
ha fatto una cosa particolare. Nella lettura era detto che Dio mandava Isaia assieme
al suo figlio Seariasùb incontro al re Acaz. Trovandosi improvvisamente di fronte
ad un nome sconosciuto e temendo di sbagliare, per rendere più fluida la
proclamazione, il lettore ha omesso il nome. La Bibbia lo menziona in quanto è
simbolico: Seariasùb significa: un resto tornerà, si convertirà a Jahvé. Ma nel contesto di quella celebrazione non aveva
importanza. Certo non si può fare sempre, anzi, non si dovrebbe fare mai. È quindi
molto più prudente prepararsi seriamente ogni volta. “Senti, fra Sereno, posso
leggere la lettura?” – “Certo, preparati!”. Ma ho apprezzato la libertà di un
lettore maturo, cosciente che il suo servizio è una comunicazione a delle persone
concrete presenti nell’Assemblea.
Abbiamo gratitudine di poter proclamare la Parola di
Salvezza, la Parola divina, la Spada a doppio Taglio, nell’Assemblea di coloro che
Dio chiama ad essere suoi amici. Abbiamo venerazione per questa Parola, e passione per accoglierla e trasmetterla. E diventeremo seminatori anche in ogni circostanza
della vita perché porteremo, non più nella saccoccia ma nel profondo del cuore
e della vita, la Parola viva ed efficace, attenti a seminarla in modo che cresca
e porti frutto.
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