Cupola di Santa Maria in Fiore, Firenze. |
Notiamo la forza
profetica di questa frase (prima lettura): Dio propone la bontà a gente che penserebbe
normale uccidere il proprio primogenito in sacrificio alla divinità! Non scandalizziamoci
dunque se il Vangelo va contro la mentalità che ci circonda e che, per comodo,
vorremmo continuare a chiamare società cristiana. Chiediamo al Signore di
credere veramente alla sua Parola e di prenderla come pietra angolare della
nostra vita, andando umilmente ma decisamente contro la mentalità "farisaica" presente nella Chiesa e contro la mentalità pagana ormai comune.
A questa generazione
malvagia e adultera non sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona!
In quanto a generazione malvagia e adultera ci stiamo,
questa descrizione ci riguarda. Ma, qual è il “segno di Giona” di cui ci parla il Vangelo? sembra che sia
doppio: il Mistero pasquale di morte e risurrezione, ma anche la Predicazione.
Se confrontiamo le tre cose “ciò che richiede il Signore da
te”, la Risurrezione e la Predicazione, quale rapporto scopriamo tra loro?
La Predicazione è sostanzialmente l’Annuncio che rende
presente, efficace, il Mistero Pasquale, perché la Parola di Dio è creatrice e
fa passare dalla morte alla vita chi la ascolta. La Risurrezione, cioè, la forza
d’Amore che rende capace di morire per i nemici, di prendere su di sé il
castigo del loro peccato, e che trionfa del prezzo del male che è la morte, è
la cosa più strepitosa che si possa immaginare. Se la Predicazione è il mezzo
che porta la Risurrezione, è la seconda cosa più strepitosa che esista.
Gesù
compie l’uno e l’altro e compie anche la giustizia, l’amore per la bontà e il
camminare umilmente con il suo Dio. Scopriamo meravigliati che esiste un rapporto tra queste tre
cose. La Risurrezione compie la giustizia di Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna” (Gv 3:16). La
Risurrezione è pura misericordia di Dio che non solo non abbandona il peccatore
ma lo fa sedere alla sua destra come il figliol prodigo, è proprio amore della
bontà. La Predicazione è il
mezzo per portare questa giustizia, questo amore di Dio per la bontà ai suoi figli
dispersi. Ma in che cosa la Risurrezione e il Kerigma (quella tromba che invita
tutti all’obbedienza della fede) sono umili, sono un camminare umilmente con
Dio? Questa connotazione è forse la meno aspettata, la più nuova alla riflessione
anche se poi è molto familiare: infatti sappiamo che Gesù Risorto non s’impone,
non cambia natura. La Gloria di Dio non rinnega l’umiltà dell’Incarnazione, Dio
che rimane fedele non può rinnegare se stesso. Il Dio vero rivelato in
Gesù Cristo è il Dio onnipotente ma anche mite e umile di cuore. È il Dio giudicato
da Pilato e da tutti noi che trionfante e Giudice non prende la spada ma la
misericordia e mostra le sue piaghe luminose, come segni di trionfo vero (Come ce lo mostra l'immagine del Cristo della Cupola di Santa Maria in Fiore a Firenze).
“Misericordias Domini, in aeternum cantabo” ha scritto santa Teresa d’Avila, le
misericordie del Signore, canterò in eterno.
La Predicazione che non è umile e misericordiosa non è una
buona predicazione. Questo è importante perché siamo abituati a vedere la
forza e il potere come capacità di schiacciare, di distruggere, invece in Dio,
in Gesù, nella Risurrezione, nella Predicazione questa forza costruisce, è
quella dell’artigiano della pace che distrugge alla radice il male salvando i figli.
E lo Spirito Santo è la forza che unisce e vivifica tutto:
"Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un'evocazione e l'agire cristiano una morale da schiavi.
Ma nello Spirito Santo il cosmo è risuscitato e cresce nelle doglie del parto del Regno, il Cristo Risorto è presente, il Vangelo è Potenza di Vita, la Chiesa è Comunione Trinitaria, l'autorità è servizio liberatore, la missione è Pentecoste, la liturgia è memoriale e anticipazione, l'agire umano è deificato." Ignazio di Latakia (Vescovo Ortodosso contemporaneo)
Prima Lettura Michèa 6, 1-4. 6-8: Ascoltate dunque ciò che dice il
Signore: «Su, illustra la tua causa ai monti e i colli ascoltino la tua voce!».
Ascoltate, o monti, il processo del Signore, o perenni fondamenta della terra,
perché il Signore è in causa con il suo popolo, accusa Israele. «Popolo mio,
che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti
ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, ti ho riscattato dalla condizione servile
e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?». «Con che cosa mi presenterò
al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti,
con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di
olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il
frutto delle mie viscere per il mio peccato?». Uomo, ti è stato insegnato ciò
che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare
la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.
Dal Salmo 49 A
chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio.
«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocàusti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili».
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora».
«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocàusti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili».
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora».
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