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martedì 26 luglio 2016

25 LUGLIO SAN GIACOMO PSICOLOGIA E SANTITA'

El Greco. Santiago Apòstol 1600
«Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»

Non ho avuto tempo di scrivere ieri su san Giacomo eppure c’è molto da dire su una tale figura e le letture che la Chiesa ha scelto per caratterizzarla.

Una pista è quella della conversione così forte che trascorre tra il Giacomo grezzo che ci presenta il Vangelo, figlio di Zebedeo assieme al fratello Giovanni e che Gesù chiama “figli del tuono”, e il testimone del Signore che offre la sua vita da servo mite nel martirio.

Ci vuole un carattere o delle doti speciali per essere santo o diventare martiri? Ho letto di un santo cappuccino siciliano che da ragazzo si esercitava a sopportare le peggiori sofferenze per essere pronto ad affrontare il martirio in caso di rapimento da parte dei pirati saraceni che facevano incursioni nell’isola e che, dopo aver depredato le loro vittime, spesso gli ingiungevano di rinnegare la fede cristiana per evitare la morte. Non è stato però l’allenamento da “Marine dell’esercito americano” che l’hanno fatto correre sulla via della santità ma il suo amore per Gesù e la sua fedeltà alla fede ricevuta.


Così Giacomo mettendosi con entusiasmo al seguito di Gesù non è diventato santo fin quando si è appoggiato sulle sue idee e sulle sue forze, sul suo impegno. Ha cominciato a diventarlo quando ha ascoltato realmente quello che gli ha detto Gesù e sono certo che, assieme al fratello Giovanni, la Parola del dialogo riportata nel Vangelo di oggi gli è rimasta profondamente impressa nel cuore. Santi possiamo e dobbiamo diventarlo tutti noi. I santi non sono persone che hanno doti particolari, sono solo persone che hanno fatto più fiducia al Vangelo.

Prima Lettura   2 Cor 4, 7-15 Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio. 

Salmo Responsoriale 
  Dal Salmo 125
Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
    
Canto al Vangelo 
  Gv 15,16
Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.
 

Vangelo   Mt 20, 20-28 Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


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