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venerdì 29 luglio 2022

CONTRIBUTO ALLA BOZZA PER LA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CLERO

 

 Contributo alla bozza per la formazione permanente del Clero.

 

Per la programmazione della Formazione permanente del Clero si è fatto circolare tra noi preti una bozza chiedendo di portare suggerimenti. Già questo è veramente da apprezzare e mi ha rallegrato moltissimo. Grazie.

Per conto mio ho fatto queste riflessioni:

 

1.“Desiderio desideravi.”

Mi sono rallegrato di trovare previsto un incontro sulla “Desiderio desideravi”. Un solo incontro però mi sembra poco per un argomento e un documento di questa importanza. Non penso che si possa relegare a un fatto di aggiornamento puntuale di un’ora per noi specialisti che celebriamo Messa, per cui l’argomento ci interessa. Sulla riforma generale della Liturgia voluta dal Concilio Vaticano II c'è tuttora in corso una “guerra liturgica” che ha portato a uno scisma e a molti abusi gravi come la celebrazione sul materassino pneumatico in mare a Crotone di questi giorni. Se da noi non c'è nessuna guerra “dichiarata”(ringraziamo il cielo) possiamo dire che c'è poca “formazione liturgica del (nel) popolo di Dio”. Cioè lo scopo di questa Lettera Apostolica è ancora troppo disatteso nelle nostre realtà ecclesiali. Tra tradizionalisti striscianti, gente rimasta ferma al passato e gente più o meno completamente ignara di ciò che è la Liturgia, il popolo santo di cui facciamo parte ha bisogno di formazione. Quella formazione deve essere “alla Liturgia” e “dalla Liturgia” perché essa è “Culmen et fons!” secondo la felice espressione di Sacrosanctum Concilium (“Attamen Liturgia est culmen ad quod actio Ecclesiae tendit et simul fons unde omnis eius virtus emanat. …. “; “Nondimeno la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei « sacramenti pasquali », a vivere « in perfetta unione » [26]; prega affinché « esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede » [27]; la rinnovazione poi dell'alleanza di Dio con gli uomini nell'eucaristia introduce i fedeli nella pressante carità di Cristo e li infiamma con essa. Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa”. S.C. 10 ).

Per cui il problema liturgico è un problema basilare di fede (Lex orandi, lex credendi), ed ecclesiale. Ogni tentazione di ritorno indietro, oppure ogni superficialità tocca l’unità della Chiesa e la concezione che essa ha di sé stessa, nonché la percezione che i fedeli ne hanno e della loro salvezza, e incide sul suo irradiamento evangelizzatore. Non a caso papa Francesco ha chiesto che:

Ogni disciplina della teologia, ciascuna secondo la sua prospettiva, deve mostrare la propria intima connessione con la Liturgia, in forza della quale si rivela e si realizza l’unità della formazione sacerdotale (cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 16). Una impostazione liturgico-sapienziale della formazione teologica nei seminari avrebbe certamente anche effetti positivi nell’azione pastorale”. Infatti “Non c’è aspetto della vita ecclesiale che non trovi in essa il suo culmine e la sua fonte. La pastorale d’insieme, organica, integrata, più che essere il risultato di elaborati programmi è la conseguenza del porre al centro della vita della comunità la celebrazione eucaristica domenicale, fondamento della comunione. La comprensione teologica della Liturgia non permette in nessun modo di intendere queste parole come se tutto si riducesse all’aspetto cultuale. Una celebrazione che non evangelizza non è autentica, come non lo è un annuncio che non porta all’incontro con il Risorto nella celebrazione: entrambi, poi, senza la testimonianza della carità, sono come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita (cfr. 1Cor 13,1). (“Desiderio desideravi” n. 37).

Non ricordo che nella formazione teologica a Capodimonte fosse messa in evidenza questa intima connessione delle varie discipline con la Liturgia. Spetta alla nostra formazione permanente.

 

2.La comunione è fondata sulla fede

La comunione tra battezzati e in particolare nel collegio dei presbiteri nasce dalla fede. Anche se sono necessari a livello pratico “strumenti e spazi di comunione” come scriveva Giovanni Paolo II, il fondamento non riposa né su tecniche né su cameratismo o coscienza di “gruppo particolare” che sarebbe clericalismo. Questi sono i grandi mali della Chiesa. La nostra fede include la grazia, come cattolici, di avere Pietro in mezzo a noi che ci aiuta a discernere i segni dei tempi e le soluzioni da adottare per affrontare i problemi dell’oggi e confermarci nella fede. La fede include il dovere di ascoltarlo.

“Ma questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla « ex cathedra ». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall'insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi”. (Lumen Gentium 25).

 

3.“Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale”.

Papa Francesco insiste molto sulla formazione dei fidanzati e delle famiglie. In un altro “suo” documento recente “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” si riprende un tema che egli ha esposto fin dall’inizio del suo servizio petrino, su un argomento di vitale importanza: Infatti “è urgente attuare concretamente quanto già proposto in Familiaris Consortio n. 66 (“Su questa base in seguito si imposterà, a largo respiro, la preparazione prossima, la quale - dall'età opportuna e con un'adeguata catechesi, come in un cammino catecumenale - comporta una più specifica preparazione ai sacramenti, quasi una loro riscoperta. Questa rinnovata catechesi di quanti si preparano al matrimonio cristiano è del tutto necessaria,”)   per impedire il moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti” (Discorso alla Rota Romana, 21 gennaio 2017). Come sappiamo Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II è del 1981. Concretamente si è fatto poco o nulla nelle nostre parrocchie sotto questo aspetto. Sono certo che non vorremo aspettare altri 40 anni prima di ascoltare il Magistero e adempiere così ad un dovere di giustizia verso i fidanzati e le coppie sposate.

 

4.Atti degli Apostoli.

Siamo in tempo sinodale sulla sinodalità. Il Modello è sempre la Scrittura e in particolare gli Atti degli Apostoli. Perché non leggere insieme – come formazione alla Sinodalità – questo fondamentale libro?

5. “Ad Gentes”.

Secondo la mia opinione ed esperienza la chiave magisteriale per comprendere oggi il processo di evangelizzazione è il Decreto conciliare “Ad Gentes” che prospetta varie tappe: preevangelizzazione e testimonianza, annuncio del kerygma e raduno della comunità, catecumenato, battesimo, emergere dei carismi, autonomia della comunità che può a sua volta evangelizzare come Chiesa adulta.

I Padri conciliari aggiungevano che questo schema era valido solo nei paesi di prima evangelizzazione dove la Chiesa non era ancora impiantata, non nelle nazioni di antica tradizione cristiana. Poi Giovanni Paolo II parlò di Nuova Evangelizzazione. Benedetto XVI riconobbe che nei paesi di antica tradizione cristiana le nuove generazioni hanno bisogno di una Prima Evangelizzazione….

Leggere Ad Gentes potrebbe aiutare molto. È anche breve.

 

6. Kerygma

Il kerygma è il fondamento della nostra fede e della nostra vita di grazia in Cristo. Ora è largamente ignorato. Non deve sorprendere, perché “di pancia” continuiamo ad essere condizionati dall’educazione ricevuta e dall’ambiente che ci circonda. Riguardo all’ambiente, la Cristianità che vigeva fino a mezzo secolo fa in Italia con tutti i suoi valori eccellenti era però radicalmente insufficiente per due motivi: si considerava che “nascevi cristiano”. Certo ci voleva il battesimo. Ma fatto questo, eri cristiano. Quando sono arrivato in Sicilia,  il termine “cristiano” era usato dai musulmani immigrati per dire “un uomo” a differenza delle bestie. Il secondo motivo è che questo costume di cristianità era mescolato con molti aspetti pagani e tante volte con un’impostazione generale pagana nel rapportarsi a Dio, al Vangelo e ai santi. In ogni caso la Cristianità è finita ha detto chiaramente papa Francesco. Ha aggiunto che forse ritornerà, senza che si possa sapere quando e oggi dobbiamo tener conto che non siamo più in uno stato di Cristianità. Ora vedo ancora molti riflessi di Cristianità nella vita pastorale, quando, per esempio, si chiede coerenza ai fedeli o loro stessi riconoscono la loro incoerenza riguardo alla pratica domenicale dicendo: “come troviamo il tempo per tante cose dobbiamo trovare il tempo per la Messa la domenica”, “è giusto, ci dobbiamo sforzare”…. Ma il pagano che chiede il battesimo e la Prima Comunione per i suoi figli, il matrimonio in Chiesa e latita la domenica a Messa non è incoerente; è perfettamente coerente con uno schema religioso pagano! Papa Francesco insiste molto sul Kerigma. Infatti:

“Non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio.”. (Evangelii Gaudium n. 165, vedi il Capitolo IV.Un’evangelizzazione per l’approfondimento del kerygma, dove appare la bellezza dell’annuncio e la logica della crescita accompagnata dalla premura della Chiesa attraverso il catecumenato. Nella celebrazione del battesimo, anche dei bambini, ci sono riti e segni del catecumenato. Ma nella pratica nessun bambino fa un catecumenato dopo, né nessuna parrocchia lo propone, anche se i genitori si impegnano, assieme ai padrini a educare il neobattezzato nella fede cristiana. Abbiamo banalizzato il battesimo. Spesso si argomenta che il giorno di Pentecoste circa 3000 uomini vengono battezzati immediatamente, e soprattutto si ricorda l’eunuco della Regina Candace, Cornelio, il capo carceriere di Filippi, Lidia, ecc.. Proprio per correggere alcuni battesimi fatti troppo in fretta la Chiesa ha inventato in modo universale l’Istituto del Catecumenato fin dal primo secolo cristiano. I presenti al discorso di Pietro il giorno di Pentecoste erano in attesa del compimento delle Promesse di Dio, erano tutti ebrei o proseliti, hanno visto il fenomeno della discesa dello Spirito Santo, hanno ascoltato il discorso di Pietro, si sono sentiti trafiggere il cuore, hanno chiesto aiuto… Anche tutti gli altri hanno una storia di preparazione e di ricerca prima e ricevono il kerygma prima.

 

Questo sono temi che mi sembra utile approfondire per ascoltare lo Spirito.

Il Signore ti dia pace.

 

Dalla Evangelii Gaudium.

160. Il mandato missionario del Signore comprende l’appello alla crescita della fede quando indica: «insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,20). Così appare chiaro che il primo annuncio deve dar luogo anche ad un cammino di formazione e di maturazione. L’evangelizzazione cerca anche la crescita, il che implica prendere molto sul serio ogni persona e il progetto che il Signore ha su di essa. Ciascun essere umano ha sempre di più bisogno di Cristo, e l’evangelizzazione non dovrebbe consentire che qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire pienamente: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).

161. Non sarebbe corretto interpretare questo appello alla crescita esclusivamente o prioritariamente come formazione dottrinale. Si tratta di «osservare» quello che il Signore ci ha indicato, come risposta al suo amore, dove risalta, insieme a tutte le virtù, quel comandamento nuovo che è il primo, il più grande, quello che meglio ci identifica come discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12). È evidente che quando gli autori del Nuovo Testamento vogliono ridurre ad un’ultima sintesi, al più essenziale, il messaggio morale cristiano, ci presentano l’ineludibile esigenza dell’amore del prossimo: «Chi ama l’altro ha adempiuto la legge ... pienezza della Legge è la carità» (Rm 13,8.10). «Se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene» (Gc 2,8). «Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14). Paolo proponeva alle sue comunità un cammino di crescita nell’amore: «Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti» (1 Ts 3,12).

162. D’altro canto, questo cammino di risposta e di crescita è sempre preceduto dal dono, perché lo precede quell’altra richiesta del Signore: «battezzandole nel nome...» (Mt 28,19). L’adozione a figli che il Padre regala gratuitamente e l’iniziativa del dono della sua grazia (cfr Ef 2,8-9; 1 Cor 4,7) sono la condizione di possibilità di questa santificazione permanente che piace a Dio e gli dà gloria. Si tratta di lasciarsi trasformare in Cristo per una progressiva vita «secondo lo Spirito» (Rm 8,5).

Una catechesi kerygmatica e mistagogica  

163. L’educazione e la catechesi sono al servizio di questa crescita. Abbiamo a disposizione già diversi testi magisteriali e sussidi sulla catechesi offerti dalla Santa Sede e da diversi Episcopati. Ricordo l’Esortazione apostolica Catechesi tradendae (1979), il Direttorio generale per la catechesi (1997) e altri documenti il cui contenuto attuale non è necessario ripetere qui. Vorrei soffermarmi solamente su alcune considerazioni che mi sembra opportuno rilevare.

164. Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. Il kerygma è trinitario. È il fuoco dello Spirito che si dona sotto forma di lingue e ci fa credere in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ci rivela e ci comunica l’infinita misericordia del Padre. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”. Quando diciamo che questo annuncio è “il primo”, ciò non significa che sta all’inizio e dopo si dimentica o si sostituisce con altri contenuti che lo superano. È il primo in senso qualitativo, perché è l’annuncio principale, quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra, in tutte le sue tappe e i suoi momenti.[126] Per questo anche «il sacerdote, come la Chiesa, deve crescere nella coscienza del suo permanente bisogno di essere evangelizzato».[127]

165. Non si deve pensare che nella catechesi il kerygma venga abbandonato a favore di una formazione che si presupporrebbe essere  più “solida”. Non c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio. Tutta la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma che va facendosi carne sempre più e sempre meglio, che mai smette di illuminare l’impegno catechistico, e che permette di comprendere adeguatamente il significato di qualunque tema che si sviluppa nella catechesi. È l’annuncio che risponde all’anelito d’infinito che c’è in ogni cuore umano. La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna.

166. Un’altra caratteristica della catechesi, che si è sviluppata negli ultimi decenni, è quella dell’iniziazione mistagogica,[128] che significa essenzialmente due cose: la necessaria progressività dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità ed una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana. Molti manuali e molte pianificazioni non si sono ancora lasciati interpellare dalla necessità di un rinnovamento mistagogico, che potrebbe assumere forme molto diverse in accordo con il discernimento di ogni comunità educativa. L’incontro catechistico è un annuncio della Parola ed è centrato su di essa, ma ha sempre bisogno di un’adeguata ambientazione e di una motivazione attraente, dell’uso di simboli eloquenti, dell’inserimento in un ampio processo di crescita e dell’integrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino comunitario di ascolto e di risposta.

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