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giovedì 29 agosto 2024

COME REAGIRE DI FRONTE ALLA PAROLA DI DIO?


“Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. (Matteo 16,16-17).

Di fronte alla Parola di Dio (la domanda di Gesù), Pietro sente il suo cuore illuminarsi e nella verità profonda di questa luce risponde a Gesù. Gesù sottolinea che non è stato un ragionamento umano (la carne e il sangue) ma un dono, una parola di Dio nel cuore di Pietro. La missione di Simone, figlio di Giona, cioè essere Pietro, la Roccia della Chiesa, ha la sua ragione d’essere e il suo nutrimento in quel dono. Purtroppo, di fronte al processo e alla condanna di Gesù, Pietro preferirà l’evidenza della carne e del sangue: la paura, il proprio giudizio umano : “non è possibile, se finisce così non è vero nulla”. E rinnega Gesù. Allora Gesù lo guarda. Gesù non agisce mai secondo la carne e il sangue. Il suo sguardo non significa: “Te l’avevo detto, avevo ragione io !”, ma: “Pietro, non ti giudico, ti amo, è necessario che io muoia per te. Te l’ho detto prima affinché tu abbia pace in me”, consolando Pietro e confermando quanto già detto nel Cenacolo (Giovanni 16,31-33). Per questo Pietro piange.

Pietro si era già lasciato trasportare dalla carne e dal sangue credendosi capace di seguire Gesù in prigione e alla morte. E Gesù glielo fa notare: “In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". Ma Pietro persiste nella sua opinione … (Matteo 26, 33-35). Allo stesso modo, appena dopo aver dichiarato Gesù Figlio di Dio, Pietro pensa secondo la carne, secondo gli uomini, e convintissimo rimprovera Gesù stesso, diventando strumento di satana (Matteo 16, 21-24; Marco 8,32-33). La chiave del discernimento è la croce. E la croce non segue la logica della carne e del sangue ma quella dello Spirito che è amore pieno, superiore, non un amore perverso per la sofferenza che sarebbe masochismo.

Quindi bisogna imparare a distinguere da dove vengono i pensieri, se dallo Spirito, o da ragionamenti soltanto umani o da Satana che si può vestire da angelo di luce. Dice san Giovanni: “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo”. (1 Giovanni 4, 1). E san Paolo: “Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti” (1 Corinzi 14, 32); “vi preghiamo, fratelli, … di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni..." (2 Tessalonicesi 2, 2). A livello intimo questo esercizio di discernimento si chiama “custodia del cuore”. Papa Francesco in una serie stupenda di catechesi del mercoledì dona i criteri del discernimento. Assicura che è alla portata di tutti, ma pochi lo fanno perché bisogna mettersi in discussione, essere prudenti, non presuntuosi. Dove c'è lo Spirito Santo c'è il frutto dello Spirito (Galati 5,22) ma a volte ci vuole il tempo e il confronto per vederlo. 

Una risonanza potentissima fu quella di Giovanni Paolo II nella sua prima Messa pubblica da Papa. Disse: “non abbiate paura!” Molti si misero a piangere, anche tra le massime autorità presenti. Giovanni Paolo II confidò anni dopo che quando lo Spirito Santo gli suggerì questa esclamazione non immaginava quanto lontano questa frase l’avrebbe portato, lui e la Chiesa intera. La risonanza è parola di Dio e tale rimane nel cuore, nella vita, viva ed efficace, sempre pronta a portare frutto. 

Ma serve solo la risonanza? No. Vediamo che gli apostoli vivono un dialogo continuo e libero con Gesù, fanno domande... Anche questo fa parte del loro cammino, ma la risonanza è la più preziosa, la più efficace e formatrice. Tutto passa comunque attraverso un ascolto attento del Signore e della sua Parola. 


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