"Ribloggo" un articolo chiaro e puntuale di Costanza Miriano (il blog di Costanza Miriano su blogspot.it. Noto con dolore che il ministro Salvini che a grezzezza difficilmente si lascia battere da qualcuno (un conto è dire che anche dalla Tunisia vengono in Italia delinquenti un conto è dire che il governo tunisino li esporta), sulle riflessioni forse non troppo elaborate ma di buon senso di Fontana si è precipitato a precisare che questi erano pensieri suoi e non del governo.
di Costanza Miriano
“Tiziano Ferro risponde al ministro contro le famiglie arcobaleno” – dice Vanity Fair –
e chiede “solo di non essere invisibile”.
Allora. Innanzitutto il ministro Fontana non è contro le famiglie con due
persone dello stesso sesso, solo, a una domanda fattagli al volo al telefono da
una collega, ha semplicemente chiarito un dato di fatto: le famiglie
“arcobaleno” (in realtà monocolore) non esistono perché neppure la legge
Cirinnà osa definire famiglie due uomini e due donne che non possono generare
la vita – li chiama “specifica formazione sociale ” – e non esistono neanche
nella nostra legislazione perché le persone possono fare tutto quello che
vogliono in privato ma non possono legalmente comprare bambini, affittare uteri
e dichiararsi padri o madri di figli che non sono i loro (come non lo può fare
nessuna persona anche eterosessuale che non sia unita stabilmente a una
dell’altro sesso, e che non abbia superato un lungo iter grazie al quale un
magistrato l'abbia valutata idonea, e uno dei criteri di buon senso è che un
bambino sia affidato a un padre e a una madre).
Comunque, Tiziano Ferro che chiede di non essere considerato invisibile è
davvero esilarante. Il cantante che brilla dal palco di Sanremo e che dalle pagine
di Vanity Fair dichiara la sua intenzione di avere un figlio “da solo”,
il che vuol dire portarlo via a una madre, quindi che annuncia il suo desiderio
di fare una cosa che è contro la ragionevolezza umana, l’amore per l’umanità e
al momento anche contro la legge, e ha anche il coraggio di dire che si sente
invisibile, è bellissimo.
I cosiddetti diritti delle persone che provano attrazione verso lo stesso
sesso hanno negli ultimi anni occupato direi militarmente l’agenda
politica dei governi di tutta Europa, pur essendo innanzitutto richieste
ideologiche che avevano il solo intento (come per esempio Lo Giudice ha
ammesso, e come tutti sanno) di cambiare – per legge – il modo comune di percepire
l’omosessualità. I diritti infatti – convivere, intestarsi le eredità, andarsi
a trovare reciprocamente all’ospedale e in carcere e moltissimi altri – già
c’erano, sono per tutte le persone conviventi indipendentemente dal sesso.
Inoltre sono richieste che pur interessando meno dell’1% della popolazione –
visto il flop delle unioni civili successivo alla legge Cirinnà – hanno dettato
l’agenda politica per mesi e mesi, occupando il Parlamento e inducendo il
governo a mettere la fiducia. Il problema è che le elezioni successive a queste
operazioni ideologiche, servite ad ammantare di una tonalità progressista i
governi di tutta Europa, hanno tutte bocciato i governi autori di dette
riforme, come sanno bene Hollande, Cameron, Zapatero, Renzi. Quindi i diritti sono
solo un vezzo delle sedicenti elites progressiste, e l’ultimo problema che
hanno avuto in Europa le persone omosessuali è esattamente quello di essere
invisibili.
E’ così poco virile lamentarsi e fare le vittime. Siate uomini,
indipendentemente dalla vostra preferenza sessuale, e abbiate il coraggio di
chiamare le cose col loro nome. Ditelo: “desidero tanto un figlio anche se non
lo posso fare perché non ho rapporti con le donne. Lo desidero così tanto che
sono pronto a pagare una donna perché produca degli ovuli e venga operata e me
li venda. E poi sono pronto a pagarne un’altra perché faccia crescere un
bambino dentro di sé, lo partorisca e me lo ceda senza poterlo allattare,
baciare, accudire come pure è indispensabile al bambino”. Se questo scempio vi
viene negato, non siete vittime, non è crudeltà, è legittima difesa.
Nel frattempo, mentre i governi di tutta Europa spendono la loro
credibilità per obbedire ai diktat Lgbt imposti dall’Europa – a Tirana
campeggia una bandiera Lgbt in piazza Skanderberg: ce lo chiede l’Europa come
condizione per entrare, dicono gli albanesi – le famiglie sono penalizzate
fiscalmente, tanto che sempre più coppie si separano per finta, per godere dei
benefici fiscali, fanno sempre meno figli (non è principalmente un problema
economico ma certo qualche aiuto gioverebbe) e quelli che ci sono non riescono
a uscire fuori di casa per la disoccupazione e il costo degli immobili. Sono
loro, le famiglie, le vere invisibili. E la cultura radical è nemica della
famiglia per una complessa serie di motivi culturali ed economici, per cui si
vuole a tutti i costi impedire che il nuovo governo se ne occupi. Qualunque
cosa avesse detto Fontana, sarebbe partito il tiro al bersaglio.
Io volevo dire che ho percorso l’Italia in lungo e in largo negli ultimi
anni, sono andata in provincia e nelle grandi città, al nord, al centro e al
sud. Anche se io parlo solo di famiglia e della mia esperienza e di vita
spirituale, quando partono le domande la gente mi chiede spessissimo
spiegazioni sul gender ed è lì che partono gli applausi più vigorosi. La gente,
le famiglie che portano carichi seri sulle loro spalle, a volte anche carichi
enormi, non ne può più di questo birignao sui diritti e si sente lasciata sola.
Invito i colleghi dei giornaloni a farsi un giro con me, qualche volta, a
impolverarsi le scarpe e a fare l’una di notte ad ascoltare storie. Magari
scoprono una cosa incredibile: la realtà.
Quando sono arrivato in Italia, quasi quarant'anni fa, mi ha stupito vedere che un paese con forte presenza e spesso governi democristiani non facesse nulla per la famiglia, malgrado il tasso di natalità più basso del mondo dopo il Giappone. Non ci voleva grande ingegno per comprendere che tutto questo avrebbe portato inevitabilmente ad un popolo in declino numerico, a un popolo di vecchi senza dinamismo, ma nessuno voleva fare nulla. In Francia sul piano delle pensioni, come in Italia, sindacati e governi hanno girato la testa dall'altra parte, ma almeno in Francia la fiscalità e gli aiuti specifici, anche se insufficienti, erano a favore della famiglia e sostenevano quelle che avevano figli. Un popolo che non crede nella vita e non la sostiene non può avere futuro. Per noi cristiani questo ha un significato più grande: chi non crede nella vita, chi non progetta con coraggio il futuro, non crede in Dio. Quello che stupisce è che la Chiesa, che ha lottato tanto contro l'aborto, che ha fatto e fa tanto per la vita, a livello di società e di politica non abbia sollevato in modo più tenace il problema della demografia e delle famiglie numerose, del sostegno ai figli. Paura di sembrare ancora partigiani della "battaglia demografica" di fascista memoria che, effettivamente, comportava molti elementi ideologici negativi estranei al cristianesimo e al semplice buon senso? Ma non lottando per le evidenze, ci si è piegati ad una mentalità altrettanto ideologica e negativa che tende alla distruzione delle famiglie.
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