Immagine presa dal sito della Chiesa Copta Ortodossa di Milano. |
In
genere la fine del mondo è vista come una catastrofe totalmente negativa, sopratutto
se la causa dovesse essere la follia dell’uomo attraverso guerre o l’inquinamento,
ma anche per il semplice fatto che significa l’estinzione della vita umana
sulla terra.
Perché
i primi cristiani e tanti santi hanno sperato che questo mondo finisca presto? Non
assomiglia forse alla follia distruttrice dei terroristi e di tanti movimenti
ideologici violenti? Questa follia viene da uno spirito nemico di quello di
Dio. Il cristiano si prende cura con mitezza del suo simile e di ogni vita, di tutto
il creato, assomiglia ad un artigiano che perfeziona con pazienza la sua opera.
Chi dice “tanto peggio tanto meglio” non segue lo Spirito di Dio. Tutti i
rivoluzionari e fautori della “ingegneria sociale” hanno provocato catastrofi
peggiori del male che volevano curare. I cristiani desiderano la venuta del “giorno
di Dio” semplicemente perché affascinati dall’esperienza fatta a Pentecoste (nella
loro Pentecoste personale) e certi che questo sia solo una caparra di ciò che è
riservato ai credenti: aspettano da Dio la pienezza della felicità promessa e
finora solo gustata.
Padre
Pio, consapevole come pochi del peccato, invocava da Dio la fine del mondo come
venuta redentrice di Cristo e fine delle sofferenze spesso stupide – anche quando
sono spaventose – che l’uomo si procura e procura agli altri con la sua
disobbedienza al suo Creatore e Padre amorevole.
È
“giorno di Dio” anche ogni evento di grazia e ogni progresso nella
umanizzazione, nella riconciliazione, ogni passo avanti verso la “Civiltà dell’amore”
secondo l’espressione di Paolo VI. Questo lo comprendiamo meglio! È nostro dovere
affrettare quei “giorni di Dio”.
Domanda:
Quanta preghiera è necessaria perché attorno a me si propaghi il Regno di Dio, quanta
santità nella mia condotta di vita? Questo lo posso in qualche modo verificare
nell’esperienza quotidiana e nella conversione. Nella vita dei santi scopro che
la risposta è una sola: conversione e santità totali, preghiera incessante, umiltà
abissale. Distaccarmi da tutto ciò che appartiene a Cesare e gli assomiglia e dare a Dio ciò che è suo: la mia vita fatta a sua Immagine.
Prima Lettura 2
Pt 3, 12-15a.17-18
Aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra.
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra.
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, quale deve
essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre
aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme
si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la
sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la
giustizia.
Perciò, carissimi,
nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza
colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come
salvezza.
Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 89
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 89
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Prima che nascessero i
monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio.
Tu fai ritornare l’uomo in
polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Gli anni della nostra vita
sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.
Saziaci al mattino con il
tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Canto al Vangelo Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati
Alleluia.
Vangelo Mc 12, 13-17
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.
Dal vangelo secondo Marco
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Canto al Vangelo Ef 1,17-18
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati
Alleluia.
Vangelo Mc 12, 13-17
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mandarono da
Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
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