Visualizzazioni totali

martedì 5 giugno 2018

NON SOLTANTO ASPETTARE MA AFFRETTARE LA FINE DEL MONDO! / lunedì IX° sett. T.O.

Immagine presa dal sito della Chiesa Copta Ortodossa di Milano.

In genere la fine del mondo è vista come una catastrofe totalmente negativa, sopratutto se la causa dovesse essere la follia dell’uomo attraverso guerre o l’inquinamento, ma anche per il semplice fatto che significa l’estinzione della vita umana sulla terra.
Invece san Pietro nella prima lettura, pur usando immagini molto impressionanti, dice che i cristiani l’aspettano come “giorno di Dio”, cioè giorno di salvezza e, anzi, i cristiani affrettano la sua venuta. Anche gli ebrei sanno di dover affrettare la venuta del Signore anche se, come tra noi, la maggior parte non desidera affatto che venga la fine del mondo! Ci sono tra loro barzellette gustose su questi temi che, però, evidenziano la poca fede dell’ebreo comune. Ma noi, cristiani, non diciamo forse ad ogni Padre nostro: “venga il tuo Regno”?
Perché i primi cristiani e tanti santi hanno sperato che questo mondo finisca presto? Non assomiglia forse alla follia distruttrice dei terroristi e di tanti movimenti ideologici violenti? Questa follia viene da uno spirito nemico di quello di Dio. Il cristiano si prende cura con mitezza del suo simile e di ogni vita, di tutto il creato, assomiglia ad un artigiano che perfeziona con pazienza la sua opera. Chi dice “tanto peggio tanto meglio” non segue lo Spirito di Dio. Tutti i rivoluzionari e fautori della “ingegneria sociale” hanno provocato catastrofi peggiori del male che volevano curare. I cristiani desiderano la venuta del “giorno di Dio” semplicemente perché affascinati dall’esperienza fatta a Pentecoste (nella loro Pentecoste personale) e certi che questo sia solo una caparra di ciò che è riservato ai credenti: aspettano da Dio la pienezza della felicità promessa e finora solo gustata.
Padre Pio, consapevole come pochi del peccato, invocava da Dio la fine del mondo come venuta redentrice di Cristo e fine delle sofferenze spesso stupide – anche quando sono spaventose – che l’uomo si procura e procura agli altri con la sua disobbedienza al suo Creatore e Padre amorevole.
È “giorno di Dio” anche ogni evento di grazia e ogni progresso nella umanizzazione, nella riconciliazione, ogni passo avanti verso la “Civiltà dell’amore” secondo l’espressione di Paolo VI. Questo lo comprendiamo meglio! È nostro dovere affrettare quei “giorni di Dio”.
Domanda: Quanta preghiera è necessaria perché attorno a me si propaghi il Regno di Dio, quanta santità nella mia condotta di vita? Questo lo posso in qualche modo verificare nell’esperienza quotidiana e nella conversione. Nella vita dei santi scopro che la risposta è una sola: conversione e santità totali, preghiera incessante, umiltà abissale. Distaccarmi da tutto ciò che appartiene a Cesare e gli assomiglia e dare a Dio ciò che è suo: la mia vita fatta a sua Immagine.

Prima Lettura  2 Pt 3, 12-15a.17-18
Aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra.
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia. La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza.
Voi dunque, carissimi, siete stati avvertiti: state bene attenti a non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore dei malvagi. Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 89
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. 
Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, o Dio. 
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. 
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via. 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli. 

Canto al Vangelo 
 Ef 1,17-18  
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati
Alleluia.

Vangelo 
  Mc 12, 13-17
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

Nessun commento:

Posta un commento