Fratello, benedici me e la Chiesa di Roma |
Sta per iniziare la Settimana di Preghiera per l’Unità
dei Cristiani. Le date scelte, da molto tempo ormai, sono 18 – 25 gennaio di ogni
anno, perché il 25 gennaio è la festa della conversione di san Paolo. Egli infatti è il grande
apostolo che, avendo conosciuto la misericordia di Cristo, lui finora pieno di zelo per la religione dei padri ma di uno zelo cieco, spese il resto della sua vita ad annunciare il Mistero della Misericordia in Cristo.
Ho sempre sentito l’importanza dell’ecumenismo, la
gioia e anche la curiosità di conoscere e incontrare fratelli e sorelle di
tradizioni cristiane diverse, nonché credenti di altre religioni. Il
confronto e l’amicizia con loro è una grande ricchezza. A Napoli, da frate, ho
fatto esperienze bellissime davvero, grazie alla presenza di molte comunità cristiane
di confessioni diverse, nonché alla presenza della piccola ma viva comunità ebraica
e grazie anche al Gruppo Interconfessionale di Attività Ecumeniche (GIAEN) e
all’Amicizia Ebraico-Cristiana di Napoli.
Quando siamo stati invitati all’incontro
ecumenico al Convento dei Frati Minori di Marano, un incontro che diventa di anno in anno una tradizione sempre più forte, d’accordo con don Luigi, ho
subito spinto i fratelli e sorelle della parrocchia di san Castrese a parteciparvi.
Sembra che la risposta sia libera e crescente. È importantissimo che la
sensibilità per l’unione tra i cristiani si diffonda e si rafforzi tra tutti, che
il dolore per lo scandalo delle divisioni diventi patrimonio vivo di tutti.
Il tema di quest’anno: “L’amore di Cristo ci
spinge verso la riconciliazione” a 500 anni della protesta di Lutero contro gli
abusi della Chiesa e l’inizio della sua Riforma mi portano a fare due
riflessioni. Una di gratitudine perché i cristiani, malgrado le difficoltà, sono
capaci oggi di guardare con occhi nuovi le loro differenze e chiedere e offrire
perdono per le ferite, le violenze, gli abusi che, da una parte e dall’altra, hanno
accompagnato il Movimento della Riforma, considerando positivamente le
intenzioni degli uni e degli altri. L'altra riflessione è una meditazione profonda perché,
credendosi cristiani (!), dei battezzati che facevano riferimento allo stesso Cristo,
Principe della Pace, morto offrendosi sulla croce per amore dei suoi nemici e
crocifissori come Agnello che non oppone resistenza, sono stati capaci di
uccidersi tra di loro, e hanno avuto bisogno di cinque secoli per giungere al punto,
ancora molto imperfetto, di riconciliazione attuale.
Questo pensiero è
reso più attuale dalla nostra situazione a Marano. Se è bello e gioioso
incontrare i fratelli e sorelle delle comunità cristiane “storiche” di Napoli (una vera grazia), il dialogo ecumenico con i cristiani evangelici di Marano è molto
meno sviluppato.
Un’altro pensiero ovvio ma salutare è quello di riportare il dialogo
ecumenico a livello delle nostre famiglie e comunità: quale qualità può avere il
mio dialogo ecumenico se non mi impegno nel difficile arte di dialogare con rispetto
e gentilezza con le persone della mia stessa comunità famigliare e di fede? Il cammino neocatecumenale volendo applicare le grandi riforme del Concilio
Vaticano II ha notato quanto, per i padri del Concilio, era importante il Cammino Ecumenico. Sapendo che di norma i fratelli delle comunità
non hanno incontri quotidiani con cristiani di altre denominazioni, il Cammino gli chiede di offrire il loro talvolta difficile impegno di comunione fraterna nella comunità
e nella famiglia come preghiera per l’Unità dei Cristiani. È un pensiero bello e sempre utile da ricordare.
TESTO BIBLICO DELLA SETTIMANA
2 Corinzi 5, 14-20
Infatti, l’amore di Cristo ci spinge, perché siamo sicuri che uno morì per tutti, e quindi che tutti partecipano alla sua morte. Cristo è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per lui che è morto ed è risuscitato per loro.
Perciò, d’ora in avanti non possiamo più considerare nessuno con i criteri
di questo mondo. E se talvolta abbiamo considerato così Cristo, da un punto di
vista puramente umano, ora non lo valutiamo più in questo modo. Perché quando
uno è unito a Cristo, è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate; tutto
è diventato nuovo.
E questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e
ha dato a noi l’incarico di portare altri alla riconciliazione con lui. Così
Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo: perdona agli uomini i
loro peccati e ha affidato a noi l’annunzio della riconciliazione. Quindi, noi
siamo ambasciatori inviati da Cristo, ed è come se Dio stesso esortasse per
mezzo nostro. Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio.
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