(In questo ottavario seguiamo le letture del libretto preparato dalla “Pro Unione” a questo scopo. Vedi le citazioni date sotto).
Ieri le letture mettevano l‘accento sulla gratuità e
l’universalità della salvezza in Gesù mediante la fede. Ed ecco che, oggi,
nella prima lettura il profeta Michea ricorda i doni e le offerte che la Bibbia
indicava come necessarie per il culto e per l’espiazione dei peccati. È vero,
Michea dice che questo, in fondo, è superato: Dio non si può comprare, Egli
vuole il cuore, la conversione della persona. In questo modo la tradizione
antica è superata non contraddetta. Il sacrificio di espiazione aveva il senso
di quantificare la gravità del peccato. Un offerta di farina per un peccato
lieve, un animale piccolo per un peccato più grave, ecc. Come le multe, come le
sanzioni penali (solo che nella Bibbia al povero si chiedeva meno che al ricco).
Gli altri doni da portare al Tempio servono a evitare che l’uomo si chiuda nell’atteggiamento
passivo e egoistico di chi deve solo ricevere, diremmo un atteggiamento “assistenzialista”.
Invece riaprendo la mano e il cuore l’uomo comincia ad assomigliare sempre di
più a quel Dio e Padre che tutto dona largamente senza contare. Questi modi di
fare biblici hanno una loro legittimità pedagogica. Così si devono educare i
figli: se sbagli ti devo mettere misericordiosamente di fronte alle tue
responsabilità, ti devo far prendere coscienza del danno e del dolore che hai
provocato. Se ricevi devi condividere, devi restituire a Dio e al povero, devi
imitare Dio che ti dona tanto. Non devi vivere solo per te.
Ma Michea indica che questo metodo deve compiersi in
un modo più alto. L’offerta quantificata quindi limitata del passato viene
sostituita dall’offerta di tutto se stesso, dalla disponibilità di tutta la
vita al regno di Dio.
Ma viviamo così? È una questione fondamentale. In ballo
c'è l’immagine di Dio, un Dio diverso totalmente. Qual è il tuo Dio? Qual è la
sua natura? Forse il tuo Dio è quello di uno che, volendo la vita e la vita in
abbondanza, cerca di realizzarsi, di svilupparsi. Per questo vuoi avere,
arricchire in soldi, in sapere, in relazioni, potere, sicurezza, titoli e
onorificenze, godimento. Condividi questo più o meno con la tua famiglia, con
gli amici o i complici, con il clan al quale appartieni. Non potendo
raggiungere tutto con le proprie forze ecco che ti rivolgi a Dio che ha tutto e
chiedi la grazia, le grazie. Credi al potere della preghiera e pensi di essere
esaudito moltiplicando le parole o trovando la formula privilegiata, magica,
aggiungendo in offerta un dono, un sacrificio, un fioretto. Se sei costante forse
vuoi il “trattamento di favore”. E Dio esaudirà, aggiungerà doni, mosso e
commosso dalla preghiera fedele, dal sacrificio, dai gesti di umiltà che
esaltano la sua grandezza divina, lusingato nella sua vanità divina, terrà
conto della formula più efficace che qualcuno ti avrà indicato, sarà costretto
dalla formula che ripeterà la maga. Questo Dio non è il Dio cristiano.
Il Dio cristiano ha creato per amore gratuitamente,
vuole donare la vita e la vita in abbondanza ai suoi figli, fino a colmarli,
abbracciarli, farli avvicinare al sul Volto. Non vuole nulla in cambio. Non sa
cosa farsi del moltiplicare delle parole, dei doni e dei sacrifici, dei
noviluni e delle novene, dei fioretti e delle preghiere “indulgenziate”,
particolarmente efficaci, ecc.. Ama gratuitamente
i suoi figli.
Il Dio cristiano non si manifesta come Colui che ha
tutto. Certo ha tutto ed è onnipotente, ma si manifesta come Colui che si
spoglia, fino alla povertà assoluta della croce, della morte in croce. Egli si
fa povero per arricchirci con la sua povertà. Ed è ricco veramente colui con he
si fa povero come Lui. Chi perde la sua vita per causa sua la troverà.
“Dio non vuole sacrificio ma solo gratitudine e
abbandono”. (santa Teresina)
Ma allora dici che sono sbagliate le novene e altre
preghiere della Chiesa? No, non sono sbagliate ma sono spesso usate male. Se
Dio vuole solo gratitudine e abbandono come dice santa Teresina, Dottore della
Chiesa, ciò che mi aiuta ad aprire il cuore a Dio e ad abbandonarmi a Lui è
buono. In particolare vuole che lo ascoltiamo (è lo Shemà che gli ebrei
ripetono più volte al giorno: Deuteronomio 6,4ss), che facciamo silenzio, che
leggiamo e meditiamo la sua Parola, che impariamo a comprendere l’opera che
compie nella nostra vita, che rispondiamo al suo amore. Se le nostre preghiere sono
un modo per “salvarci” e non perdere la nostra vita per causa di Cristo,
seguendolo con fiducia nel suo cammino di spogliazione, sono inutili e perfino
dannose.
II GIORNO
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Vivere non
più per se stessi (2 Cor 5, 15)
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Michea 6,
6-8
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Il Signore
ha insegnato agli uomini quel che è bene
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Salmo 25
[24], 1-5
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Fammi
conoscere le tue vie, Signore mio salvatore
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1 Giovanni
4, 19-21
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Noi amiamo
Dio, perché Egli per primo ci ha mostrato il suo amore
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Matteo 16,
24-26
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Chi è
pronto a sacrificare la propria vita per me la ritroverà
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