Roger Schultz, una vita al servizio dell'ecumenismo |
San Paolo non ci
annuncia innanzitutto un codice di comportamento ma un fatto che cambia
radicalmente la nostra vita: uno è morto per tutti.
Tante volte la nostra
visione della fede è invece centrata sul doloroso quanto ingombrante problema dei nostri sensi di
colpa e degli sforzi per sentirci giusti. Cioè, pur dicendoci cristiani, siamo centrati sul nostro io.
Come comprendere che la
prospettiva del Cristianesimo è diversa?
Tante volte vediamo
persone laureate, di paesi poveri, che vengono in Italia pronte a fare i lavori più
umili. “Perché sei venuto/a in Italia a fare il/la badante se nel tuo paese sei ingegnere?”
– “Perché, per quanto mi dia da fare, nel mio paese non guadagnerò mai quanto guadagno
in Italia, i miei figli non avranno mai le opportunità che avranno in Italia con
un passaporto europeo”.
Un altro esempio: in un carcere, per quanto i prigionieri siano diversi sono tutti senza libertà. Se c'è
un’amnistia generale, per essere liberi gli basta attraversare la porta. Buoni o
cattivi, analfabeti o colti.
Per andare nel paese
della libertà dove la morte non ha più potere in forza del sacrificio di Cristo
la frontiera da attraversare è quella della fede.
Posso essere anche prete
o religioso e non avere fede, non appoggiarmi sulla grazia di Cristo che viene a
ciascuno attraverso la fede. Posso aver nel mio passato tanti peccati ed essere
giustificato in un istante tramite la fede in Cristo che per me è stato fatto
peccato e mi offre la sua misericordia totale.
La fede però mi da uno
Spirito che è quello di Cristo, quello della Carità che significa non vivere più
per me stesso, per il mio egoismo ma per Lui e attraverso di Lui, al servizio degli
altri.
L’amore di Cristo ci
spinge dunque ad una vita nuova, a dimenticare le cose vecchie e riparare le relazioni rotte.
Poiché l'amore del
Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono
morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per
se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.
Cosicché ormai noi
non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto
Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in
Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate
di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé
mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato
Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini
le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo
quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. (2 Corinzi,
5,14-20)
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