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mercoledì 18 gennaio 2017

17 gennaio, AMICIZIA EBRAICO-CRISTIANA E INTERPRETAZIONE DELLE SCRITTURE

A destra la grande Alberta Levi Temin
fondatrice dell'amicizia ebraico-cristiana di Napoli
La giornata del 17 gennaio dedicata alla conoscenza dell’Ebraismo secondo il volere dei nostri vescovi e le letture della Messa ci riportano al problema dell’interpretazione delle Sacre Scritture.

Come interpretare le Scritture?

- Con la libertà e la verità che dona lo Spirito Santo (sempre confermate dal discernimento della Chiesa!). Antonio (Sant’Antonio Abate), sentendo il Vangelo (Mt 19,21) si spogliò dei suoi beni e andò a vivere nel deserto. San Francesco sentendo lo stesso Vangelo visse in piccola fraternità. 

- Come fonte di vita e non di morte. Papa Francesco ricorda che le verità rivelate da Gesù non possono essere pietre da lanciare agli altri. I farisei nel Vangelo di oggi usano il rispetto per il Sabato come pietre contro i discepoli di Gesù. Probabilmente il loro intento è sopratutto di colpire Gesù. Finiscono per mancare molto di lucidità nella loro interpretazione della Legge permettendo a Gesù di rispondergli con una certa facilità. La Chiesa ci propone di ascoltare questo Vangelo perché ci serve. Continuamente, anche noi come gli ebrei, siamo chiamati a interpretare la Parola di Dio come fonte di vita, di incoraggiamento e di misericordia e non come esclusione e condanna delle persone. 

Il Logo della'Amicizia Ebraico-Cristiana
Il nostro rapporto con il Popolo Eletto purtroppo è tragicamente significativo al riguardo. Dice san Paolo riguardo agli ebrei: “Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen. Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele, né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza, cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa.” (Romani 9,4-8). San Paolo costata che non tutti hanno accolto Cristo. È una verità. Se però leggo queste parole in modo freddo possono servire a giustificare una condanna, un disprezzo verso gli ebrei, ciò che è avvenuto in grandissima parte della storia dei cristiani, una volta che, da religione perseguitata o comunque osteggiata, anche dagli ebrei, il Cristianesimo è diventato religione ufficiale e dominante.
Le conseguenze sono state terribili in alcuni luoghi e momenti. E in particolare hanno creato il terreno culturale che ha permesso le leggi razziali e lo sterminio degli ebrei nell'Europa fascista.

Papa Francesco e il Rabbino Skorka
La prospettiva di Paolo però è totalmente contraria. È una prospettiva di gratitudine e di amore sofferente verso gli ebrei, il suo popolo che ha portato al mondo i doni di Dio compreso il Messia secondo la carne. Paolo vorrebbe essere lui escluso dalla salvezza pur di poter vedere il suo popolo aprirsi al compimento delle promesse di Dio in Gesù di Nazareth. (Rm. 9,1-3). E a questo punto scopriamo un’altra verità: verità e amore misericordioso sono tutt’uno in Dio. Solo chi ama molto può permettersi certi discorsi, sopratutto se il suo interlocutore sa di essere amato. Una persona che non ama non si può permettere parole dure senza ferire. È tragico vedere come tante volte usiamo la verità, anche la verità di Dio, per condannare le persone. “Abbandoniamo le persone alla durezza del precetto” per riprendere una espressione di papa Francesco. Gesù condanna il peccato e salva le persone, è venuto per i peccatori. 

Paolo ci insegna che è pronto a morire per le persone che vuole ammonire. Questa è la prospettiva dell'evangelizzazione.



La speranza che ci è proposta è come un'àncora sicura e salda.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 6,10-20


Fratelli, Dio non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.

Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, dicendo: «Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza». Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.

Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un'àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchìsedek.

Dal Sal 110
R. Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano. R.

Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.
Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza. R.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre. R.


Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 2,23-28

In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.

I farisei gli dicevano: « Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni?».

E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».

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